Ciao,mi chiamo Marta e sono come tutti gli altri. La solita ragazza che segue le mode,che copia gli altri privandosi di una propria personalità. Non so perché,ma il mio unico desiderio è entrare nel gruppo dei "fighi" che sono al centro della scuola che escono con i più grandi.
Mi sono alzata alle 6,ho fatto una doccia veloce,una maglietta nera con scritto easy,un paio di jeans neri e le mie adidas ancora legate da ieri.Sono uscita di casa velocemente:erano le 7. Sono arrivata alla fermata dell'autobus subito dopo che era partito:sarei arrivata a scuola in ritardo. Odio arrivare dopo il suono della campanella,tutti gli occhi delle persone presenti in classe fissi su di te che ti guardano come se avessi ucciso qualcuno. La mia paura più grande è essere giudicata. Sono arrivata a scuola e percorrendo il lungo corridoio buio e freddo mi si gelava il sangue. Alla prima ora avevo inglese. Il professore è veramente severo e forse avrei rischiato una nota. Sono arrivata davanti alla porta della mia classe: ho fatto un grande respiro,mi sono coraggio e ho bussato. Ho aperto la porta e ho trovato tutti che mi fissavano. Il professore mi ha chiesto il perché del ritardo:non sapevo come rispondere. Non potevo dire che non mi ero svegliata in tempo quindi inventai che avevo perso il telefono. Un ragazzo dal fondo della classe urló dal fondo della classe:<hey bugiarda il telefono ce l'hai in mano>. Tutti scoppiarono a ridere e mi vergognavo di essere lì davanti a tutti,desideravo più di ogni altra cosa tornare a casa sotto le mie coperte calde. Ho camminato tra gli sguardi dei miei compagni fissi su di me,pronti a giudicarmi. Mi sono seduta all'unico posto rimasto libero nell'aula:accanto a me c'era un ragazzo con gli occhiali e le lentiggini che stava ripassando la lezione per oggi. Non parlava,né sorrideva. Sembrava una persona senza anima,che si trovava in un mondo a parte. Ho lasciato perdere questo misterioso ragazzo e mentre il prof spiegava, ho iniziato a scarabocchiare il quaderno a quadretti che avevo posto di fronte a me sul banco pieno di scritte e incisioni che avevano eseguito altri studenti prima che arrivassi io. In quell'ora di inglese ho ragionato sulla mia vita e sul fatto che vorrei godermi questi anni che stanno passando schifosamente male. Mentre ero nel mio mondo,mi sono messa sul mio banco appoggiandomi sul gomito ed il braccio teso sperando di trovare una posizione abbastanza comoda,ma ad un certo punto ho sentito che tutti ridevano. Ho alzato lo sguardo e tutta la classe mi fissava:il professore probabilmente mi aveva chiesto qualcosa e io non l'ho nemmeno guardato. Mi sono voltata verso il ragazzo vicino a me che ha alzato lo sguardo:aveva due occhi castano scuro che uccidevano la fortunata vittima che in quel momento si trovava davanti a lui. Lentiggini nei pressi del naso che si estendevano anche per parte delle guance e lo sguardo,il suo sguardo,ti gelava. Guardandolo si capiva che era una persona che aveva sofferto molto,e che ancora soffriva. Uno sguardo sincero,onesto ma anche geniale. Mi incuriosì molto. Chiesi a bassa voce:"cosa è successo". Lui rispose:"niente,ti ha solo chiesto se eri tra di noi". Mi ha guardato e ha cercato di nascondere un piccolo sorriso. Ho detto:"piacere,mi chiamo Marta." Lui ha risposto:"ciao,Mattia".
Dopo quelle quattro parole scambiate velocemente e strappate dal tempo che mancava al suono della campanella mi sono sorpresa che mi abbia parlato...insomma,siamo opposti,ma mi ha cambiato la giornata in meglio.sono uscita dalla classe di corsa e mi sono avviata in palestra. Ho cambiato le scarpe ed i jeans,poi ho attraversato lo stretto corridoio che collegava gli spogliatoi alla palestra. Entrata ho terovato Mattia in un angolo seduto. Mi sono avvicinata e lui ha esclamato con tono calmo e distaccato:"hei,guarda chi si rivede". Io ho sorriso ,mi sono seduta accanto a lui e ho detto :"ciao,oggi mi giustifico,non mi va di fare ginnastica". Mattia si è alzato e si è fatto giustificare,poi è tornato con un aria fiera e mi ha detto:"ecco,ora possiamo parlare per
un ora." Abbiamo sorriso entrambi. Siamo usciti dalla palestra uno di fianco all'altra e ci siamo messi seduti. "Allora,dimmi un po di te" dissi. "Beh,sono Mattia,ho 15 anni. I miei genitori sono separati da 3 anni ormai e sono figlio unico.tutto qui." "Bene...io invece sono Marta,ho 15 anni e anche i miei genitori sono separati da 3 anni." "Wow,siamo uguali...posso farti una domanda se posso permettermi?" "Certo" ho risposto rilassata. "I tuoi genitori escono con qualcuno?" "Si, ma non me ne hanno mai parlato,dicono che sono affari propri". "Anche i miei dicono lo stesso". Improvvisamente siamo scoppiati a ridere. Nessuno dei due sapeva il perché, ma era divertente: sembravamo uguali ma realtà non era così e pure c'era qualcosa che ci accomunava, che ci rendeva simili. Dopo pochi minuti la campanella ha suonato producendo quel bruttissimo rumore che emette ogni ora.le ore restanti della giornata di scuola sono passati molto velocemente pensando tra me e me cosa si potesse fare durante il pomeriggio. Alla fine, dopo un'ora di viaggio in pullman ho deciso di fare una passeggiata in città con alcuni amici che conosco da molto tempo, persino dalle medie. Ho pranzato velocemente e mi sono cambiata. Sono uscita di casa alle 5 e mezza con il mio motorino e ho aspettato i miei amici. Sono arrivati dopo circa dieci minuti. Siamo andati al bar,ma ad un certo punto hanno iniziato a bere qualcosa di molto alcolico,ed hanno iniziato a fare come gli pareva. Siamo usciti dal bar e ci siamo diretti verso un vicolo cieco. Sono andati avanti,dicendomi di rimanere all'inizio del vicolo senza uscita e buio. Dopo una mezz'oretta ho sentito un ragazzo che urlava e si poteva sentire che stava prendendo forti colpi. Ho avuto troppa paura per andare a vedere cosa stesse succedendo,e pochi minuti dopo sono tornati i miei amici,piedi di soddisfazione. Se ne sono andati senza dire niente e velocemente. a quel punto mi sono introdotta nel vicolo buio e stretto con la torcia del mio telefono ormai scarico,che dopo pochi minuti si è spento. Ho comunque continuato,poi ho sentito un respiro profondo e faticoso. Ho preso il mio accendino dalla tasca destra del giacchetto che indossavo, l'ho accesso e di fronte a me ho trovato un ragazzo pestato a sangue appoggiato al muro che segnava la fine del vicolo senza forze. "Mattia?" Domando a bassa voce con un tono terrorizzato. "Si". Risponde. Un colpo inesistente mi ha colpito al cuore e mi sono seduta accanto a lui. "Cosa ci facevi qui" ho chiesto tra le lacrime. "Niente,mi sono trovato davanti alcuni ragazzi ubriachi che mi hanno picchiato per circa mezz'ora". L'ho guardato,e ci siamo abbracciati. "Va tutto bene,ora vado a casa e ci vediamo domani...ok?" Mi ha chiesto sempre con il suo tono calmo. "Ok" dico. Avrei voluto rimanere con lui,ma non volevo sembrare invadente. La mattina dopo gli sono corsa in contro e mi ha strappato di dosso un altro abbraccio. È veramente dolce.
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5 years with you❤️
RomanceSiamo al liceo. Tutto è cambiato:nuova vita,nuovi amici,nuove avventure. Marta riceve molto più che 5 anni di liceo,riceve un tesoro che non tutti saprebbrero apprezzare.