Prologo

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I raggi del sole illuminano la mia camera attraverso le feritoie, mi convinco di essere in ritardo poco prima di ricordarmi che oggi, compio 18anni e che, per la prima volta, andrò a scuola in macchina, da oggi, sarò finalmente autonoma come ho sempre sognato. Come sempre, ho preceduto la sveglia che, tra un minuto esatto suonerà per dare il via a questa giornata, questa giornata che sarà perfetta, lo so. In questi 60 secondi rivedo tutta la mia vita fino ad oggi, il primo giorno delle elementari, quando cominciai a piangere appena entrata in classe, ricordo di aver trattenuto le lacrime con tutte le mie forze, le sentivo premere, ogni volta che terminavo una parola o espiravo senza sentirmi le guance bagnate tiravo un sospiro di sollievo, stavo per esplodere. Rivedo la mia classe, una grande aula piena di disegni, i banchi, le due cartine dell'Inghilterra (fisica e politica) , la lavagna ormai arrugginita e la cattedra con qualche portapenne colorato sopra. Era una classe perfetta, i miei compagni erano entusiasti di questo, tranne me, volevo stare a casa mia, con mamma e papà e con tutti i miei giocattoli. Ora sono al primo giorno alla Canterbury High School, ero decisamente più spaventata che al primo giorno delle scuole elementari, questa volta non piansi, mi ero limitata a mandare un messaggio a mia madre che diceva :

«Tira fuori i giocattoli ed i peluche, potrei suonare il campanello in lacrime da un momento all'altro <3»

La suoneria "apertura" dell'iPhone mi riporta alla realtà; è il momento di alzarsi!
Guardo le notifiche, apro i social network, dove trovo gli auguri di persone di cui conosco a malapena il nome per poi passare a whatsapp, dove trovo 15 nuove conversazioni con persone che fino a ieri erano in fondo alla lista delle chat recenti.
Faccio partire una canzone dalla riproduzione casuale, la prescelta per iniziare questa giornata è "Sorry" di Justin Bieber.
Sono sotto la doccia, l'acqua calda cade sulla mia schiena e mi massaggia le spalle, il pensiero di iniziare questa giornata mi esalta ancora, ma devo ammettere che anche l'idea di restare tutta la giornata sotto questo caldo getto mi alletta molto. Una volta uscita, mi asciugo i capelli il più veloce possibile e corro a vestirmi.
15 minuti dopo sono vestita, indosso i jeans neri strappati sulle ginocchia, una t-shirt grigia con l'emoji dell'alieno di whatsapp all'altezza del cuore, le adidas superstar interamente bianche e il capellino e qualche accessorio come gli occhiali da sole con le lenti rotonde (bordi oro / lente scura) che coprono i miei grandi occhi blu e i capelli biondi raccolti in una sottospecie di cipolla.
Mi trucco in modo scuro, non esagero, netto solo un ombretto grigio della kiko, poco rossetto bordeaux, una linea sottile di eyeliner, il mascara e un fondotinta della Mac per coprire i brufoli, che non ho, ma non si sa mai.
Prendo lo zaino in pelle e metto dentro l'ipad, qualche libro per il viaggio in ... A giusto, il portafogli, astuccio, quaderni, libri di testo e ... E le chiavi della macchina.
Esco dalla mia stanza e scendo le scale che portano al soggiorno, giro a sinistra ed entrò in cucina, c'è mia madre che tutta sorridente esclama
«Hanna! Buon compleanno tesoro, sul tavolo c'è una sorpresa per te.»
«Oh mamma, non avresti dovuto!»
Ehm... Sì, mormoro la prima frase fatta che mi viene in mente, e poi, certo che avrebbe dovuto, 18 anni si compiono una volta sola.
Mi accorgo del pacchetto sul tavolo sul quale noto una graziosa busta rosa, la apro attentamente, è un cartoncino nero con una dedica scritta in oro, è scritta a mano, è la calligrafia di mio padre.

«Cara Hanna, 18 anni fa nasceva il mio piccolo angelo, il nostro piccolo angelo, mio e di tua madre, sei cresciuta così in fretta, mi sembra ieri che tenevo il tuo dolce corpicino tra le mie braccia. Quando sei nata pesavi solo 1,50 kg, come già sai, sei nata prematura, eri così piccola e indifesa, ti potevo tenere sul palmo di una sola mano. Solo al pensiero della tua infanzia, di come sei cresciuta bene, bella, elegante, posata, fine, intelligente ed ogni aggettivo positivo che esiste in questo mondo mi commuovo... Ti voglio bene, Ti vogliamo bene. Papà»

Quando sto per scoppiare in lacrime anche io noto qualcos'altro

«P.S. Speriamo che il regalo ti piaccia !! »

Sorrido alla lettura di quelle parole, sono così sincere, proprio come tutta la dedica precedente, quella semplicità così vera, così profonda...
Penso a papà, ormai deve essere al lavoro, lavora in ufficio, non so di preciso come si chiami il suo lavoro, so solo che il suo compito è quello di risanare le aziende/industrie in crisi, alcuni lo chiamano "manager" ma io, nella mia ignoranza, alla parola manager posso solo pensare a quelle persone che si occupano della vita dei cantanti, gestiscono i loro eventi, organizzano concerti; quello sì che è un manager per me!
Decido di spacchettare il regalo, strappo la carta lilla come una bambina, tengo il fiocchetto che finirà sulla mensola per poi essere dimenticato e apro la piccola scatola che si presenta di fronte a me.
Un grazioso portachiavi è il contenuto della scatola ora aperta, è un grazioso angioletto, ripenso alle parole della dedica ...

« ... Il nostro piccolo angelo ...»

Sono io, ha i capelli biondi e gli occhi blu, un vestito dorato e la aureola dello stesso colore. Le sue ali sono ... splendide, non riesco a descriverle, penso a quelle ali come alle mie ali, quelle che oggi metto, che mi faranno volare, mi faranno finalmente essere libera, quelle ali, da oggi saranno il simbolo della mia libertà.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 24, 2016 ⏰

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