Hai Sbagliato Artista

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"Ammesso che in me cercavi l'anticonformista
unito nel messia e il leader..hai sbagliato artista!"

Lui se ne stava lì, tranquillo.
Tra quelle tre pareti.
Sedeva sul suo morbido materasso, al contrario di tutti gli altri.
Con la sua musica classica in sottofondo.
Guardava il muro bianco davanti a lui.
Quello che guardava ogni sera prima di andare a dormire e al mattino quando si svegliava.
Gli ricordava il suo dipinto preferito e Lei.
La sua amata Vanessa.
Era entrato intento a comprare un dipinto...ed era uscito senza cuore...Vanessa glielo aveva rubato.
Lui la ama più di ogni altra cosa.
Niente può rompere il magico legame che ormai si è formato.
L'unica cosa che li ostacola è...il Diavolo!
Che lo ha fatto fesso, lui non è Il Messia.
Non è riuscito a contrastarlo.
Ma quando lo avrà tra le mani...beh, solo Dio sa cosa succederà.
Voleva riparare...sistemare...ricostruire!
E invece tutti alla fine lo hanno tradito!
Mancava poco al pranzo.
"Capo...è pronto il suo pranzo"
Lui girò la testa di poco.
"Grazie, Vincent"
Il cileno annuì e si spostò.
Si alzò, spense la musica ed uscì dalla stanza...piccola per uno come lui.
In più era affianco a tutte le altre.
Gli davano fastidio.
"Non esco mai tanto" aveva detto a Vanessa.
Ma lei lo convinse a mostrarsi, a uscire allo scoperto...per lei, LEI soltanto.
Camminava in mezzo al bianco del corridoio ora.
La sua divisa arancione...come per tutti gli altri.
Lui non è "come tutti gli altri".
Nessuno può dirgli cosa fare...tranne lei.
Mai e poi mai le farebbe del male intenzionalmente, preferirebbe uccidersi!
Il solo pensiero di vederla nuovamente, uscito da quel posto...lo rende tenero...come un bimbo.
Era arrivato alla sua stanza personale, le guardie si spostarono, sanno chi è lui.
"Buongiorno capo"
Lui ringrazia con un movimento del capo.
Entrò nella stanza.
Il piatto pronto, coperto dalla cupola in acciaio inox, accompagnato dal vino rosso italiano, messo in fresca nella vaschetta, con il calice già un po' pieno
Posate, tovagliolo in stoffa e la tovaglia di raso rossa.
Tutto sopra al tavolo.
Pronto per lui.
"Non fate entrare nessuno...non voglio essere interrotto"
Annuirono e chiusero la porta.
Si sedette a mangiare.
Il tovagliolo nel colletto, un sorso del vino...grattava la gola.
Solleva il coperchio...filetto alla griglia con patate al forno.
Prende le posate e inizia il pranzo.

È all'ultimo boccone, quando...BAM!
La porta aperta di colpo, un carcerato.
Le guardie cercavano di trattenerlo, si muove troppo.
Il carcerato puntò il dito contro di lui.
"PALLA DI LARDO!"
Lui si pulì la bocca finendo il boccone.
"BRUTTO PEZZO DI MERDA!"
Non si scompone, ma se avesse avuto i capelli...forse sì, si avrebbe visto cosa succede dentro.
"VORRESTI USCIRE?! EH Fisk?!"
Lui mosse il volto impercettibilmente.
E si alzò.
"Signor Glykos. Che piacevole visita...lasciatelo"
Le guardie rilasciarono l'uomo.
Che si staccò da essi violentemente.
"Lasciateci parlare, chiudete la porta"
"Esatto chiudete quella cazzo di porta idioti!"
L'uomo era ancora alterato.
"Si sieda"
"No Wilson! HAI FATTO FUORI TUTTI I GRECI!"
Lui...o meglio, Wilson Fisk...deglutì, strizzando gli occhi.
"Non sono stato io..."
"TU HAI SGUINZAGLIATO IL PUNISHER!"
Una goccia di sudore scese sulla fronte.
"Come dicevo prima alle mie guardie..."
In quel preciso istante Fisk spinse il tavolo addosso all'uomo con tutta la forza immaginabile.
Tutto finì a terra e addosso al greco.
Wilson si alzò.
Il greco tentava di rialzarsi, stordito.
Fisk gli diede un poderoso calcio sulle costole...quattro rotte!
Prese la sedia di acciaio, ripiegandola, a due mani
"Non!..."
Lo colpì alla schiena con violenza.
L'uomo era distrutto...ma lui non era stanco, aveva l'adrenalina in corpo!
"Dovevate!..."
Lo colpì una seconda volta.
"Interrompermi!!!"
Un'altra sediata.
Era in fin di vita "Wil-ss-son..." alzava la mano in segno di arresa.
Ma Fisk non si sarebbe fermato.
Aveva il viso paonazzo.
"TUTTI VOI PICCOLI O GRANDI CAPI MAFIOSI NON SIETE NIENTE!!"
Finalmente la voce roca di Wilson riempì la stanza.
Le guardie stavano davanti alla porta, tremavano.
Udivano le urla di quel poveruomo.
Si guardarono tra loro, terrorizzati.
La porta si aprì spaccando la serratura.
Rimasero immobili.
L'uomo si trascinava a terra con le mani e la faccia insanguinata.
"A-iu-t..."
Comparve Wilson dietro di lui, la guancia sporca di sangue...ma non come le mani.
Lo afferrò e mise la sua testa tra la porta e lo stipite.
"CHI SONO IO?!"
Le guardie si spostarono più avanti.
Glykos guardava il suo carnefice dal basso, come un cane.
"Kin-g-pin..."
Fisk iniziò a sbattere la porta sul cranio dell'uomo.
La testa si staccò dal corpo e il sangue schizzò ovunque...il carnefice ne era imbrattato.
Gli urli disumani di Wilson erano orribili, la sua bava colava a terra, sul sangue del malcapitato.
Non intendeva fermarsi.
Spappolò la testa del greco, le cervella erano disgustose.
Le due guardie si girarono per non vedere quello scempio.
Kingpin aveva fatto uscire la rabbia.
Si guardò le mani, le scarpe, la tuta...era insanguinato.
Sentiva che gli schizzi di sangue sulla faccia colavano.
"Chiamate Vincent"
Le guardie corsero subito.
Respirava forte, a spalle larghe e a petto in fuori.
Calmava la bestia dentro se.
Vincent comparve da dietro l'angolo.
Rimase muto a guardare la scena macabra.
Tutto era insanguinato, i muri, la porta...pure le sbarre dall'altra parte del corridoio.
"Vincent, ehm...pulisci"
Vincent deglutì e si mise a pulire.
Fisk oltrepassò il cadavere.
Lasciava orme di sangue a terra.
La sua tuta gocciolava.
Gli altri carcerati che lo vedevano, si ammutolivano.
Wilson si mise al centro della sala comune.
"Qualcun altro ha problemi con me?!"
La sua voce potente ruppe il silenzio.
Non una mosca volava.
Nessuna parola.
"Bene...signori miei, è stato un piacere essere il vostro Kingpin!"
Andò alle docce.
Nessuno lo seguiva.
Doveva lavarsi, oggi sarebbe uscito.
Voleva vedere il prima possibile la sua amata Vanessa...farla tornare in città il prima possibile, doveva parlare a quell'avvocato, Mattew Murdock.
Si tolse il sudiciume rosso di dosso e finalmente rimise i suoi amati abiti, soprattutto i gemelli del padre...suo padre*.
Le guardie lo scortarono alla porta d'uscita.
Non lo toccavano...erano suoi uomini.
Vincent lo raggiunse.
"Grazie Wes...Vincent, farò di tutto per farti uscire prima, grazie ancora"
Vincent annuì e si ritrasse.
Gli mancava ancora Wesley, il suo unico amico.
Uscì all'aria di New York, lo smog...sempre uguale come città, pure dopo gli alieni.
"Finalmente!"
La sua auto, un furgone nero, lucido, arrivò davanti a lui.
Salì sull'auto.
"Dove vuole andare signore?"
Si mise a pensare...voleva Vanessa.
"Mi porti dalla 'Nelson & Murdock' ad Hell's Kitchen..."
L'autista tirò in su il vetro.
"...quel Murdock la pagherà"

*Guardare la prima stagione di Daredevil per capire ciò che è successo col padre a dodici anni, o chiedere in messaggio privato.

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