Grigio

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Soffice come una nuvola,
Leggera come una piuma.
Questo era lei, la mia dea.

Portava la lunga chioma vermiglia su una spalla, come a volermi mostrare il suo pallore mortale che tanto mi ricordava la luna.
La vedevo nella notte, nel rumore delle foglie secche che cadendo a terra riportavano alla mia memoria il suono della sua risata spezzata, anche se poche volte ebbi l'onore di ascoltare il suo sussurro.
Portava con sé un alone di mistero, di battaglie vinte e perse, di una innocenza oramai perduta.
Ancora oggi mi perseguita il modo in cui poggiava delicatamente le lunghe dita sui tasti bianchi e neri del pianoforte, inondando la buia stanza con il suo canto malinconico.

In quella serata invernale, glaciale come me, fredda e scaltra il mio angelo decise di darmi il suo dolce saluto; puntando i suoi grandi occhi grigi, che tanto mi avevano colpito, così simili al mare tempestoso che tanto adoravamo osservare in silenzio; nei miei, comuni occhi distratti.

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