Anna si risvegliò con la testa che le esplodeva. La stanza era lievemente illuminata, ma anche la debole luce che entrava dalle fessure della tapparella era troppo da sopportare. Si tirò il lenzuolo sulla testa, grugnendo.
"Buongiorno acidella."
No...ti prego...fa che non sia successo niente...fa che me lo sia solo immaginato...ti prego, ti prego...
Anna spostò leggermente il lenzuolo, scrutando la stanza. Non era la stanza degli ospiti di Giulia, e di sicuro quello non era il suo letto. L'arredamento era bianco e semplice, molto diverso dallo stile ricercato che piaceva alla sua amica.
Dei rumori arrivavano da una porta socchiusa vicino al letto; incurante delle sue condizioni, si alzò a fatica, cercando di contrastare le vertigini. Si avvicinò, cercando di mantenere la calma, e spinse leggermente la porta. Simone era davanti allo specchio, con addosso solo i pantaloni della tuta, con un rasoio in mano e il viso pieno di schiuma da barba.
Nonostante la nausea e i sintomi da post-sbornia, Anna non poté fare a meno di ammirare il riflesso del calciatore allo specchio; le spalle larghe e la linea marcata degli addominali le fecero seccare la bocca.
"Ti piace quello che vedi?"
Simone la stava fissando, divertito.
La ragazza si accigliò, incrociando le braccia al petto.
"Non so quanto ti convenga rimanere lì mezza nuda a guardarmi. Per me non ci sono problemi, ma potrei non essere responsabile delle mie azioni."
Anna abbassò lo sguardo e si rese conto che la sua pelle olivastra era coperta solo dall'intimo in pizzo bianco. Seguita dalla risata del ragazzo, corse di nuovo verso il letto, infilandosi sotto le coperte e iniziando a imprecare.
"Tranquilla, Anna. Non è successo niente. Se vai in cucina c'è del caffè che ti aspetta."
"Grazie," mormorò lei in risposta.
Raccolse una maglia da terra e se la infilò, riuscendo a coprirsi. Al momento le importava solo bere una buona quantità di caffè. Poi avrebbe pensato al resto. Si guardò allo specchio della camera da letto, stentando a riconoscere il proprio riflesso. Rinunciando a sistemare la massa arruffata di capelli castani si avviò verso la cucina, notando che i suoi vestiti erano sparpagliati per tutta la casa.
Si appoggiò al piano di cottura con una tazza piena di caffè fra le mani, fissando un punto a vuoto.
"Devo ammettere che ti dona la mia maglia," le disse Simone apparendo dalla camera da letto e appoggiandosi accanto a lei. La ragazza fece finta di non notare che era ancora a petto nudo.
Rimasero in silenzio per un po', ognuno immerso nei propri pensieri; poi Anna trovò il coraggio di parlare.
"Cosa è successo stanotte?"
"Niente di quello che credi, purtroppo. Giulia ed Emanuele volevano stare un po' da soli, così ti hanno scaricata qui con me. I vestiti te li sei tolti da sola in un attacco di euforia da gin lemon. E il bello è che ne hai bevuti 2 soltanto. Comunque se molto più divertente quando sei ubriaca."
Anna si sentì sprofondare. Non era la prima volta che le capitava di fare quelle figure dopo aver bevuto. Per fortuna non era successo niente.
Chiuse gli occhi, cercando di farsi venire in mente qualche scena della nottata precedente. Il ricordo la colpì come una martellata.
"Ti ho, per caso, pregato di non andare via?" chiese.
Simone non rispose subito. La ragazza si portò le mani fra i capelli.
"Oddio...l'ho fatto davvero. Non ci posso credere."
Lui si voltò verso di lei, alzandole il viso affinché potesse guardarla negli occhi. Era bella anche struccata e con le occhiaie che le cerchiavano gli occhi lucidi.
"Mi hai chiesto di rimanere con te e di abbracciarti. Siamo rimasti abbracciati tutta la notte. E io non ho mai dormito così bene," confessò Simone.
Per la prima volta, Anna ebbe l'impressione che lui stesse rivelando ciò che era davvero: intuì che l'arroganza di quel ragazzo era solo una corazza, e il fatto che lui non l'avesse costretta a fare niente e fosse rimasto con lei lo dimostrava. Capì che, sotto sotto, erano uguali. Che la paura di lasciarsi andare completamente era più forte del desiderio di innamorarsi e che, come lei si rifugiava nello studio, lui cercava avventure da una notte, senza impegno né coinvolgimenti.
Rimasero a fissarsi negli occhi a lungo, senza che nessuno dei due spezzasse il silenzio intimo che si era creato.
Poi, come se si fosse risvegliata da un sogno, Anna parlò. "Se stai cercando di portarmi a letto, te lo puoi pure scordare."
"Ti farebbe solo bene, Anna. Ti rilasseresti un po'...ma forse hai ragione. Finirei solo per perdere tempo."
"Perdere tempo?" ripetè la ragazza, sentendosi ferita nell'orgoglio.
Simone le lasciò il mento, facendo un passo indietro, con un sorriso malizioso. Vide una luce nuova attraversare gli occhi della ragazza: un alone di sfida. Il lato competitivo di Anna scalpitava, e lei cedette.
"Non sfidarmi, Zaza."
"Altrimenti?"
Anna non perse tempo a usare le parole. Fece quello che aveva voluto fare, suo malgrado, fin dall'inizio. E lui non aspettava altro.
Gli saltò addosso, circondandogli il bacino con le gambe. I loro respiri si fecero pesanti e i loro corpi emanavano desiderio.
"Sei sicura?" le chiese Simone, mantenendo quel poco autocontrollo che ancora possedeva.
"E tu?"
"Mai stato più sicuro."
Si baciarono con foga, gemendo l'uno nella bocca dell'altra. Raggiunsero a fatica la camera da letto, inciampando e sbattendo contro il muro, ma a nessuno dei due importava. Si abbandonarono l'uno all'altra con passione e violenza, incuranti dello squillo del campanello e delle chiamate perse sui cellulari.
Ciaoooo!! Come promesso, ecco il nuovo capitolo! Fatemi sapere! Besos!!
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Non è mai semplice/ Simone Zaza
Romansa"Perchè vuoi rendere le cose più complicate di quello che già sono?" le chiese Simone, fissandola dritto negli occhi. "Perchè è più semplice di quello che sembra..e quello che sta complicando tutto sei tu."