una metafora

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Ogni volta che lo vedeva notava sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non aveva mai catturato il suo occhio. Qualcosa a cui, forse, nessuno prestava attenzione o che magari guardava con indifferenza, senza rendersi conto di cosa celasse dietro. Perché lui era così: da interpretare.
Come una metafora, di cui non capirai mai il significato semplicemente avendola davanti agli occhi. Devi scansare quei veli che offuscano la vista, che ingannano e fanno credere, consapevolmente o inconsapevolmente, qualcosa al posto di un'altra.
Anche se a volte non bisogna neanche scavare così a fondo. La realtà è vista solo da un'altra prospettiva o magari è proprio lì, pura così com'è, ma tu sei troppo impegnato a credere a quello che vuoi per accorgertene.
Lei aveva passato la maggior parte della sua vita a credere a quello che gli altri volevano. E poi a quello che a lei faceva comodo credere.
E c'era voluto solo lui ad aprirle gli occhi, farle rendere conto che quello che lei definiva vivere non lo era affatto. Anni a ripetersi che sognare non poteva far male a nessuno ma che al contrario era l'unico modo per mantenere sempre accese le speranze. Alla fine c'era finita dentro senza rendersene conto. La sua mente l'aveva inghiottita e lei l'aveva assecondata.
Ma le era bastato guardarlo una volta soltanto per capire. Capire che aveva fallito. Miseramente.
E il rumore di quelle barriere che si frantumavano e cadevano a terra attorno a lei rimbombava nelle sue orecchie, confermando quell'ipotesi che ormai era da definirsi una certezza. Un'amara certezza.
Perché sì, faceva paura.
E lei era di nuovo indifesa.
Più indifesa che mai.
Eppure sorrideva.
Masochista forse? Può darsi.
L'unica cosa che in quel momento le importava era che aveva trovato qualcuno di vero. Ma non un vero superficiale, accessibile a tutti.
No.
Un vero da interpretare.
Perché lei lo sapeva, ne era certa. Dietro quelle smorfie, quelle battute e quei modi indifferenti c'era qualcosa di diverso. Qualcosa che cercava di celare a tutti. Per difendersi.
Ma al contrario di lei, lui c'era riuscito. Nessuno sospettava nulla. Andava bene così.
E doveva andare bene anche a lei ma era più forte di ogni altra cosa. Di ogni altro desiderio, di ogni altra speranza.
Perché lui era come lei. Combaciavano perfettamente e lei non poteva ignorarlo.
In mezzo a tutte quelle persone lui sembrava più luminoso. Aveva una scintilla, nello sguardo e nel sorriso, che lei non riusciva ad evitare. Si rifletteva su di lei e lei prendeva vita.
Improvvisamente.
Come i fuochi d'artificio.

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