Sinceramente, andare nella "tana", come l'aveva definita Sean, dei cacciatori, mi sembrava un suicidio: tanto valeva buttarsi giù da un ponte. Che possibilità avevamo di entrare senza farci vedere o anche solo di avvicinarci abbastanza da provarci?
Sean era di tutt'altro avviso, ovviamente, visto che era stato lui a proporre, o meglio imporre l'idea. Seduto sul lato passeggero, di fianco a me, sembrava incredibilmente rilassato, come se stesse andando a farsi un giro in città e non a rischiare la vita per qualcuno. Tamburellava distrattamente sul suo ginocchio, lo sguardo perso fuori dal finestrino, i capelli biondi lievemente arruffati che gli ricadevano sulla fronte. Per un attimo mi chiese quanti anni avesse: ne dimostrava poco più di venti, ma poteva essere più giovane o più vecchio, difficile stabilirlo vista la sua aria perennemente accigliata.
Matthew se ne stava seduto sui sedili posteriori, i gomiti sulle ginocchia, l'espressione impaziente di un bambino che sta andando al parco giochi. Mi aspettavo che da un momento all'altro chiedesse "siamo arrivati?".
«Immagino che sia un licantropo anche tu, giusto?» Domandai giusto per alleggerire un po' la tensione.
Sean non si degnò neanche di guardarmi. «Mm-mm.»
Annuii tra me e me, ormai rassegnato al suo silenzio. «Bene.»
«Non mi sembri molto sorpreso dal fatto che anche io faccio parte del soprannaturale.» Commentò Matthew in tono fin troppo tranquillo.
Sospirai. «Non credo che abbiamo tempo per questo. È una bella novità, questo sì, ma siamo già in ritardo.»
Lui fece un cenno d'assenso e si appoggiò con un gomito allo schienale del mio sedile. «Vero.»
Il resto del viaggio fu solo silenzio, interrotto ad intervalli regolari da Sean che dava indicazioni con voce ferma e neutra, senza tradire la minima emozione. Arrivai a chiedermi se ogni tanto provasse qualcosa di diverso dall'irritazione.
Ci stavamo allontanando dalla città, puntavamo a nord, verso la parte industriale di Seattle, dove c'erano fabbriche, magazzini, edifici vecchi e anonimi. In effetti, dovevo ammettere che sembrava un buon posto per mettere su una base segreta per un manipolo di cacciatori di licantropi.
Sean mi disse, con un'inflessione dura nella voce, di parcheggiare l'auto dietro un deposito dismesso. Non avevo idea di cosa avesse in mente, ma feci come voleva: sembrava sicuro di sé e molto convinto di quello che faceva. Scendemmo tutti e tre dall'auto per saggiare il territorio. Matthew mi affiancò mentre Sean si guardava intorno con aria concentrata, lo sguardo che si spostava rapidamente da una parte all'altra.
«E adesso? Cioè... qual è la prossima parte del piano?» Domandai osservandolo.
Trasse un respiro profondo. «Non lo so. Quando ho elaborato il piano mi sono fermato qui.»
"Scarlett potrebbe già essere morta e non abbiamo un minimo di strategia?", pensai stringendo le labbra per non dirlo ad alta voce. Mi costrinsi ad essere razionale e a soffocare la sensazione di paura che mi stava nascendo dentro. «Okay. Quindi ci serve un nuovo piano.»
Sean raddrizzò la schiena. «Mi servono cinque minuti per pensarci.»
«Non credo che abbiamo cinque minuti...» Mormorò Matthew esitante dando voce anche ai miei pensieri.
Gli occhi verde-grigio di Sean lo fulminarono con un'occhiataccia che sembrava di ghiaccio tanto era dura. «Preferisci andare allo sbaraglio? Se sì, va' pure.»
Matthew chinò la testa come un bambino di fronte ai rimproveri di un insegnante. Borbottò qualcosa che non riuscii a sentire, ma che sembrò soddisfare Sean, che distolse lo sguardo e cominciò a camminare lentamente davanti all'auto. Mi lasciai sfuggire un sospiro reso tremante dalla frustrazione e mi passai una mano tra i capelli.
Era snervante starsene lì senza fare nulla sapendo che Scarlett era in pericolo. C'erano buone possibilità che fosse ferita, ma per quel che ne sapevo poteva essere già morta. Non la conoscevo bene, non avevo motivo di essere tanto in ansia per lei, eppure mi sentivo come se fosse stato un mio dovere proteggerla, o almeno riportarla a casa.
Sean continuava a misurare il terreno con passi lunghi e lenti, lo sguardo perso nel vuoto, le mani nelle tasche della giacca. Si prese ancora un paio di minuti durante i quei avrei voluto scuoterlo, dirgli di sbrigarsi.
Alla fine si fermò e si voltò verso di noi. «D'accordo, ho qualcosa.»
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Under a Paper Moon (Completa)
WerewolfScarlett, diciassette anni appena compiuti e un segreto piuttosto scomodo da nascondere, non potrebbe essere più felice di stare nella sua adorata ombra, lontana da sguardi indiscreti e da problemi presenti e passati che non vuole affrontare Adam, r...