Caro Ian, la seconda tappa.
Sono ancora in Canada, ma in una regione totalmente diversa. Dalla finestra del mio albergo, desolato, ho una visuale mozzafiato del Lago Abraham. Ieri sono uscita dall'hotel, con in testa un cappello grigio e la giacca che usavo quando andavamo a sciare assieme. Siamo a Marzo, ormai, ma ancora dalla mia bocca escono nuvolette condensate di vapore.Davanti alla riva del lago, con quelle bolle di ghiaccio a pochi metri, ho capito che io sono come nessun'altro è. Non c'è un'altra persona che mi assomigli, perchè la mente di una persona lavora differentemente da tutte le altre, gli occhi di una persona vedono le cose in modo diverso da altre persone, i sensi di una persona percepiscono le cose con diverso impatto rispetto alle altre.
Un giorno, quattro anni fa, ero con Connor e Joe a Brighton, in un parco vicino a casa di Joe. Era tarda notte, d'estate. Intorno a noi non era tanto illuminato, quindi si vedevano anche le stelle più piccole, unite a formare la parte finale della via Lattea. Con e Joe erano distesi accanto a me, uno da una parte e uno dall'altra, quando abbiamo cominciato a parlare.
Parlammo di tutto, con lo sguardo fisso sulle stelle. Per Joe e Con, quello scenario sopra di noi non era niente di nuovo. Tutti e due già avevano sperimentato quella visione del cielo. Io, invece, non l'avevo mai visto così nitido, perché a Chicago nessun posto era scarsamente illuminato. Conoscevo quei due ragazzi da nemmeno sei mesi, ma con lo sguardo concentrato sul cielo, dissi loro alcune cose che nemmeno avevo detto a te.
La mia paura di non essere l'altezza di mio papà, l'ansia nello scoprire cosa sono davvero io, la probabilità che la gente di stufi di me. Cose che nemmeno io sapevo di sapere su di me. Sotto le luci accecanti di Chicago, queste cose sarebbero rimaste sepolte nel mio cervello, a logorarmi senza che io sapessi che esistevano.
Ma quando la mia mente si allontanò dalla routine di sempre, lavorò in un altro modo, che mi portò a considerare quei due ragazzi come i miei migliori amici. Prima, ancora ritenevo te come mio migliore amico.Sotto tutte quelle stelle, Joe mi rivelò che aveva una cotta per me, da quando sua sorella lo aveva costretto a guardare con lei una sfilata di Victoria's Secret, l'unica a cui presi parte. Per un po' abbiamo anche provato a stare assieme, dopo te, ma tutto era troppo imbarazzante, quindi abbiamo preferito restare amici, anche se Joe a volte non riusciva a contenersi, anche quando stavo con Fran.
Mi ricordo quel giorno come se fosse ieri sera. Connor sussurrò quattro parole che non suonarono affatto nuove per me.
"Penso di essere gay" disse, dopo un piccolo periodo di silenzio. Nessuno dei tre disse niente, dopo, fino a quando Joe parlò.
"Ti devo cinquanta dollari, Ro". Con scoppiò a ridere, mentre io tirai una gomitata leggera a Joe, che appoggiò la testa alla mia.Forse, quella sera starà svanendo nella testa dei due ragazzi, perché per loro non era niente di nuovo, ma nella mia ha guadagnato il primo posto nelle notti memorabili, e non se ne andrà mai.
La mia mente cercò di capire cosa ci fosse di così particolare in quel posto, che per Joe non aveva niente di spettacolare. Cercò di capire perché siano venute fuori quelle parole, e perché non ne sapessi niente.Poi, giunsi alla soluzione. Mi lasciai andare, perché quel posto mi dava la sensazione di essere un posto sicuro, rispetto alla pericolosità del mondo esterno. Poche cose, in tutta la mia vita, riescono a farmi sentire tranquilla come quella sera, e una di queste eri tu, Ian.
Ieri, davanti a quelle bolle, una diversa dall'altra, pensai che forse, visto che io sono io e non sono nessun'altro, la gente non si stancherà di me, perché non può trovare qualcuno di uguale a Veronica Leto.
Nel mio quaderno, quello che tengo adesso sulle mia ginocchia, la foto che ci siamo fatti quella sera, insieme con la mia polaroid, occupa la prima pagina, con una semplice scritta accanto, da Joe.
live a life you will remember.
Ancora sorrido quando guardo quella foto. Io, in mezzo, rido, con le mani davanti alla bocca e gli occhi socchiusi, Connor ha l'espressione che ha sempre quando parla di qualcosa che l'ha fatto arrabbiare, mentre Joe lo indica con un dito, e ride.
Guardo quella foto, e nella mente mi rimbombano le parole di mio papà qualche anno fa."Tieniti stretti gli amici, Ro. Sono loro che ti salvano, in ogni situazione. Vivi la vita con loro, perché ci sono saranno sempre. Quando io, lo zio, o qualsiasi persona importante per te ora non ci sarà più, sono gli amici che ti aiutano".
dal Canada con furore,
ROnnie.___[N/A]___
perdonate Con e Joe,
ma sto in fissa.
comuuunque, non so, questo va
così.
commentate, daiiii.
Ro.