Capitolo 13

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Azzurra

Era già al quarto giorno di lavoro, aveva cominciato fin da subito ed era stupendo. Stare intorno alla gente, curare i gattini. Poi quello arancione in quei pochi giorni si era affezionata veramente tanto a lei. L'avevano chiamata la sera stessa dopo aver parlato con la donna dicendo che avrebbe potuto cominciare già da subito il giorno dopo. Era così agitata, più di quando dovette una volta accompagnare il suo capo ad una riunione molto importante. Ora dopo quei quattro giorni si era abituata e tutto andava per il meglio. La solita anziana signora entrò sedendosi al suo posto preferito in fondo all'angolo dove un grosso gatto la aspettava ansioso. Loro due erano diventati inseparabili e si vedevano ogni due giorni. "Buongiorno signora Hong, vuole il solito?" La donna dalle rughe profonde le sorrise "Si grazie cara". Tutto era già preparato per lei, ormai a quanto le avevano raccontato, la signora Hong prendeva sempre lo stesso thè e biscotti da quando questo negozio era stato aperto per la prima volta. Quel pensiero le metteva sempre gioia ma anche preoccupazione, quella signora un giorno non sarebbe più tornata e il gatto? Prese un profondo respiro scacciando il pensiero e le appoggiò il tutto sul tavolo. La donna dolcemente accarezzava il gatto tigrato dalle tempie spelacchiate, poi tremante prese un biscotto e lo mordicchiò felice.
I campanelli all'entrata suonarono ed raggiunse i nuovi clienti.
Lavorò a lungo fino all'ora prima di pranzo dove le concessero un attimo di pausa. Là la vecchietta la chiamò con un segno di mani ed andò a sedersi da lei. "Da dove vieni di bello ragazza?" "Dalla Svizzera" lei spalancò gli occhi dalle pupille grigie "Così lontano?" Annuì "Beh noto che il tuo coreano non è perfetto, ma ti impegni a capirmi" annuì accarezzando Spayk che si era messo appena al suo fianco. "Cosa ti ha portato qui?" "Il posto, la gente... Sarò qui un mese poi me ne tornerò verso l'Europa" un viso triste si formò tramezzo quelle rughe "Mi dovrai mandare poi una cartolina da casa tua promesso?" "Certo! Mi impegnerò a scrivere in coreano". Senza rispondere dalla borsetta che aveva dietro tirò fuori un foglietto ed una penna scrivendo poi il suo indirizzo. "Non vedo l'ora di avere la busta piena di timbri!" La tocco alla mano dolcemente. <Questa donna ha qualcosa di straordinario... È così gentile>. "Che lavoro fai se no cara?" "Sono segretaria" "Ha bello, mio nipote fa il postino si chiama Jon-yong" sorrise tirando fuori una foto dal portafogli, "Ha ma è già grande i pensavo che fosse ancora bambino" "Hahaha no no".
Durante pranzo se ne andò salutando ancora il gattone e tutti quelli che lavoravano lì. Pulì i tavoli e servì una persona dopo l'altra, finché i posti furono pieni. Ci volle molto e la calma tornò verso il pomeriggio, quando di colpo una persona che conosceva bene entrò. "Scusi c'è ancora posto?" Voltò le spalle notando Yla alla cassa "Yla!" Le corse in contro per poi abbracciarla, lei ne rimase sorpresa irrigidendosi come un sasso. "Scusa ti ho spaventato?!" Lei rise come faceva di solito "No tranquilla, un flashback..." Annuì ricordando della sua strana confusione con i ricordi. "Si è liberato da poco un tavolo vieni" lo indicò facendola sedere. "Ma cosa ci fai tu qui?" Fiera di se appoggiò le mani ai fianchi "Ci lavoro hehehe!" I suoi occhi brillarono "Nella tua vacanza?" "Ho ancora tempo per visitare Seoul! Mentre la mia amica lavora io lavoro qui quattro volte a settimana" lei annuì grattando il pancione di un micio "Cosa vuoi ordinare?" "Un caffè volentieri..." Le sue guance divennero rosee e lo sguardo si posò sul terreno "Quando ho pausa possiamo parlare Oky?" Il viso le si illuminò di colpo ed annuì con il capo per poi tornare a concedere attenzioni al gatto.
Dopo un po di tempo si sedette di fronte a lei ed attese che cominciasse "Allora tutto ok?".

Yla

Si era seduta di fronte a lei con quel suo tipico sorriso, era strano poterle parlare così, ma Azzurra aveva qualcosa in se che le dava sicurezza. Sapeva che qualsiasi cosa le avrebbe confidato sarebbe rimasto in lei. "Grazie..." Disse girando il cucchiaio nel caffè "Per cosa?!" Rise lei appoggiando i gomiti sul tavolo, "Che tu sia disposta ad ascoltarmi... Mi conosci a malapena ma c'è qualcosa che mi fai sentire sicura" il suo viso divenne di colpo serio. "Io odio vedere le persone tristi... Specialmente ragazze" "Anche io, ma devo sempre ricordarmi che devo anche fare del bene a me stessa" Azzurra annuì lasciando un gatto saltare sulle sue ginocchia "Già... Ho dovuto impararlo con il tempo pure io". Rialzò lo sguardo guardandola diretta nei occhi "Allora volevi raccontare qualcosa?" Quel sorriso caloroso le calmò il cuore per poi ricordare cosa successe il giorno prima.

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