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Silenzio.

Eccola.
É proprio lì, poco distante dal fiume azzurrino.
Porta i capelli sciolti, e lentamente li ravviva con cura.
Sono qui da quelle che sembrano ore, eppure ella non ha prodotto suono.
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Sono passati giorni, e non faccio che pensare a lei. Ho deciso: andrò nella radura, sperando che lei ci sia.
Eccola, di nuovo.
Oggi porta un'elaborata treccia.
Ha un grande maglione arancione.
Odio questo colore, tuttavia su di lei crea uno strano effetto che ora scopro ammirare.
La vedo muoversi.
Non voglio mi veda, la farei scappare come un piccolo cerbiatto che scappa dal cacciatore.

Si gira, ma ho avuto il tempo di nascondermi.
Per un attimo, mi ritrovo a sperare che scorga la mia figura.
Ma non lo fa.
Torna invece a dedicarsi al suo disegno, che vorrei tanto osservare.

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É passato un mese.
Sono ancora qui, che spio i suoi movimenti delicati.
Oggi mi avvicinerò.
Lentamente, mi tiro su, ed avanzo in altrettanto modo verso di lei.
La guardo.
Mi guarda.
Ha gli occhi scuri come petrolio, e io, infelice bambino, immagino ella bere quel liquido scuro; e non posso che ridere al buffo pensiero.
Forse lo faccio troppo rumorosamente, perché lei, spaventata, fugge via in un battito di ciglia.

Sono dunque io il cacciatore?

Sono passati anni da quell'incontro.
Ammetto perché che non l'ho mai scordata: provo malinconia osservando il nero, diventato ormai parte del mio essere.

Mi chiedo se abbia mai emesso suono, quella dolce creatura dei boschi.

neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora