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Uscii da quella stanza dopo un'ora completamente vestita e pronta per tornare a casa.

-Ale?-; dissi dopo aver completato la rampa di scale.

Non trovandolo iniziai a gironzolare per quella casa.

Dopo qualche minuto decisi di tornare al piano di sopra e silenziosamente perlustrai le stanze.

Mentre uscivo dall'ultima stanza sempre in punta di piedi, girandomi me lo ritrovai difronte con il suo attraente sorriso quasi diabolico ad osservarmi a qualche centimetro di distanza.

Chiusi gli occhi per lo spavento preso e quando li riaprii mi trovai con in mano una pistola puntata verso il cervello di Alexander.

Questa ultimo era schiacciato contro il muro e io ero a qualche millimetro dal suo corpo.

Potevo sentire il suo  respiro irregolare e il mio non affannato. Percepivo il suo sguardo turbato e scrutatore su di me.

Purtroppo i sui magnifici occhi cerulei avevano sempre avuto questa capacità, si facevano percepire e sentire quando guardavano una persona.

Abbassai lentamente la mia semiautomatica e dopo qualche secondo di silenzio appoggiai una mano sul suo torace perfettamente scolpito mentre un sospiro fuggiva dalle mie labbra.

Alexander portò una mano sul mio viso e mi maniera dolce e gentile mi strinse a se.

-Scusa- sussurrai

 -Va bene...non è un problema-; disse con una nota di dolore e tristezza nella voce.

Mi staccai bruscamente da lui, non mi piaceva quando mi sentivo debole davanti agli altri.

-Abbiamo altro da fare-; dissi guardandolo dritto negli occhi.

Scosse la testa in segno di approvazione -Sei qui per un motivo Nat-;

-Immaginavo. Sono 10 anni che non ci vediamo tanto meno sentiamo, non penso che tu mi abbia portato qui per un'allegra rimpatriata no?- chiesi con una lieve irritazione, odiavo quando le persone si comportavano da stupidi affermando l'ovvio e quell'irritazione era più forti nei confronti di Alexander perché sapevo che lui non era di certo stupido.

-Esatto ma è qualcosa di importante, di molto... più grande di te, per questo ti chiedo di rifletterci attentamente quando ti diranno di che si tratta-; le sue parole mi stavano comunicando la notizia , ma le sue emozioni mi dicevano tutt'altro.

 Andavo oltre, oltre ogni barriera mentale e umana e leggendo tra le righe capivo che sua non era una richiesta. Inconsciamente mi stava chiedendo di rifiutare. 

E fu allora che mi venne in mente Steve.

Senza un preciso motivo la mia mente torno a lui e alla sua decisione di allontanarsi da me, presa qualche settimana prima.

Mi chiesi " perché proprio ora?".Ma la risposta già la conoscevo.

Non ero mai riuscita ad andare oltre con Steve, non riuscivo a intravedere le sue emozioni.

E esattamente come i suoi occhi, anche il suo cuore era rimasto di ghiaccio.

-Natasha-;

I miei pensieri furono interrotti dalla voce roca di Alexander.

-Tutto bene?-

Feci un passo indietro e distolsi lo sguardo da lui.

-Si tranquillo stavo solo pensando-;

-Avvolte vorrei sapere cosa ti passa per la mente-;

Portai una mano sul mio braccio e tentai di cambiare discorso.

-Hai detto che qualcun altro mi dirà chi che si tratta-;

-Già è qualcuno che conosci e mi ha chiesto di portarti da lui per darti personalmente la notizia-;

-Che aspettiamo allora?-;

Salimmo insieme nella sua Jeep nera, mentre delle leggere e delicate goccioline d'acqua iniziavano a cadere dal cielo, scivolando sulle auto in corsa.

Inizia a guardare fuori da quel finestrino contornato di pioggia quando la mia attenzione fu catturata dal trillo di un telefono.

D'istinto cercai anche io il  telefono.Di solito lo tenevo nelle tasche posteriori dei pantaloni, cosi iniziai a tastare tutte le tasche del mio cappotto e dei jeans.

Dopo aver ricontrollato per la seconda volta tutte le tasche mi lasciai andare sconfitta sul sedile del passeggero.

Incrociai le braccia al petto e sbuffando  dissi:

-Perché hai tu il mio telefono-;

Alexander continuò a guardare la strada senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.

-Continuava a squillare, era diventato fastidioso cosi l'ho spento, non volevo che ti svegliasse-;

-Bene adesso restituiscimelo-; dissi con acidità.

-Chi è questo Steve? un tuo amico?sai quasi tutte le telefonate erano da parte sua-;

Una strana sensazione pervase il mio corpo ,ma subito fui distratta dallo strano comportamento di Alexander

Vidi che qualcosa non andava.

Era apparentemente tranquillo, ma furono i comportamenti più insignificanti a tradirlo.

Le nocche della sua mano diventate bianche per via della forza che esercitava sul manubrio erano segno di tensione e sofferenza, mentre il continuo stringere la mascella e i muscoli rigidi erano segno di frustrazione e rabbia.

I risultati della mia veloce analisi era diversi, ma dopo aver eliminato le soluzioni improbabili, i finalisti rimasero solo due: Rabbia o Gelosia.

Un libro che avevo letto molto tempo prima, sosteneva che "le due emozioni potevano coesistere e che molto spesso una scaturisca dall'altra".

Non conoscendo i sentimenti di Alexander avrei dovuto tenere in considerazione entrambe le soluzioni.

-Si Steve è un mio amico, perché la cosa ti interessa?-;

-Mi preoccupo solo per te tutto qui-;

Nessuna variazione nel suo comportamento.

Avrei dovuto utilizzare le maniere forti.

-é molto gentile mi sta ospitando in casa sua da qualche settimana-;

La presa sul manubrio aumentò e a quanto pare avevo fatto centro.

Un punto per la gelosia.

Nonostante ormai fossi a conoscenza dei suoi sentimenti avevo deciso di andare più infondo volevo sapere.

-Effettivamente non so se è più un mio amico, ci siamo baciati qualche giorno fa... e-;

-Smettila...so perfettamente cosa stai cercando di fare ti ho vista in azione un sacco di volte, tu non riuscirai a farmi cadere nella tua trappola-; disse interrompendomi.

Alla sua affermazione un sorriso scappo dalle mie labbra.

-Mi dispiace per te ma ci sei già caduto, ci conosciamo da tanto tempo e questa è la prima volta che riesci a fermarmi, le altre volte non te ne eri nemmeno reso conto, riuscivo a farti dire tutto quello che volevo senza che tu te ne accorgessi, non pensi che sia comica come cosa?-; conclusi ridendo.

Svoltò verso una stradina e poi guardandomi con i suoi occhi carichi d'odio disse:

-La prossima volta chiedimele le cose al posto di utilizzare i tuo sporchi giochini-;

-Hai ragione ... mi dispiace ho sbagliato-;

si fermò in mezzo a quella stradina e lo vidi rilassarsi leggermente.

-Quindi adesso dimmi...perché sei geloso di Steve-; chiesi piegando leggermente la tesa di lato.

Percepii la rabbia ribollire dentro di lui.

Non era mia stato un tipo calmo, ma con il passare del tempo aveva imparato a gestire quella rabbia repressa.

Mi fisso e con un sorriso finto stampato in volto disse:

-Lui ti sta aspettando, sei al capolinea-;

Memories To RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora