Chapter Three

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Sentì una presa al polso che mi fece bloccare sui miei stessi passi, ero sorpresa dalla delicatezza di quel tocco, la morbidezza di quelle dita che accarezzavano la mia pelle.
Mi girai lentamente trovando due occhi verdi fin troppo vicino, sussultai quando percepì il suo respiro accarezzarmi il viso alle sue parole
"Ora me lo puoi dire come ti chiami?" Sorrise dolcemente mollando la presa. Io rimasi col fiato mozzato e probabilmente anche cosciente di star facendo un'enorme figuraccia ma non risposi comunque
"Hey, rilassati non mordo" ridacchiò allontanandosi quel poco da farmi riuscire a riprendere aria
"R-roxanne" sussurrai arrossendo appena.
"Roxanne... come la canzone dei Police! Mi piace" sorrise a trentadue denti. Solo sapere che almeno qualcuno in questo mondo abbia la minima conoscenza di chi fossero i Police e Sting mi fa pensare quanto possa essre sempre più affascinante questo ragazzo.
"Comunque sono Ashton" mi porse la mano che io, come una deficente, non strinsi data la mia insicurezza e timidezza che ormai mi caratterizzavano
"Ho capito... un pò timida?" Ridacchiò.
Stupida, stupida, stupida... mi maledì, in quel momento avrei voluto tirare testate contro un muro.
"Scusami... è che... cioè... io... non... scusa... sono sol-" iniziai a parlottare dicendo cose senza senso. Ero in imbarazzo, non è ma allo stesso tempo è una novità.
So di esserlo in situazioni del genere ma quasi mai mi era capitato
"Stop stop stop" rise "forse ho fatto troppe domande io" ridacchiò controllando l'orario
"No, tranquillo..." abbasso lo sguardo andando a fuoco
"Facciamo una cosa... ci vediamo a pranzo così ci conosciamo meglio"
"Aspet... io..." il tempo di ribattere che era già corso via.

* * * * * * * * * * *
Tre ore.
Tra le quali due pesanti di matematica... non sono una che non studia, anzi ho tutte le medie alte dei voti, anche in matematica ma con quel mercenario di una professoressa non riesco a farmela piacere, la studio per non prendere voti bassi ma in classe posso giurarvi che non seguo un minimo di quello che dice le uniche cose che mi ricordo sono i suoi richiami e le sue offese nei miei confronti.

A passo svelto andai verso il mio armadietto dove ci buttai, in modo poco carino, i miei libri per poi richiuderlo.
Ora di pranzo... ora di pranzo... ora di pranzo... or- ora di sta stupida ora di pranzo!
Andai verso il cortile dove mi sedetti sul muretto, presi il mio album da disegno e il mio adorato I-pod, appena messe le cuffie feci partire What it Takes degli Aerosmith. La musica mi dava l'ispirazione, mi faceva muovere la mano da sola.
Quello che pensavo, facevo.
A volte la gente dice 'pensa prima di fare o di dire le cose' ma a volte e bello chiudere la mente e premere start, lasciarti andare al momento senza che gli altri ti fermino.
La luce del sole mi illuminava il foglio ma ben presto questa venne tolta e sostituita da un ombra.

*ASHTON'S POV*
Ero con Luke, Mike e Cal in mensa seduti al nostro unico e intoccabile tavolo da pranzo.
Continuavo a far giarare lo sguardo tra tutte le persone presenti in cerca di quegli unici capelli rossicci e quei due occhioni verdi.
Guardavo sia a destra e a sinistra quando a un certo punto mi ritrovo di colpo davanti Taylor
"Porca mignotta puttna!" Urlai dallo spavento. Cazzo ritrovarsi un pezzo di ceramica truccato da barbie con i capelli ossigenati di giallo... non biondo, fa davvero troppo inquietudine
"Ciao Ash" si avvicina intenta a darmi un bacio sulle labbra ma io fin troppo schifato cercai di allontanarmi il più possibile, peccato che ero seduto su una sedia fin troppo piccola per il mio sedere, quindi pur di non avere le labbra appiccicose di lucida labbra andai indietro con la sedia facendo una caduta perecchio dolorosa per la mia testa
"Oh ash tutto a posto!?" Cinguettò quella gallina affamata di suoi simili... insomma uccelli. Mi corse incontro ma prima che potesse toccormi mi tirai su scappando via sentendo le risate dei ragazzi riempire la mensa.

Uscì in cortile fermandomi sotto un albero
"La mia povera testa..." piagnucolai massaggiandola. Tra tutti tutte le persone che potevano capitare a distrarmi dai miei capricci infantili furono quegli occhi che cercavo da quando ero entrato in mensa. Era seduta sul muretto della scuola con lo sguardo basso mentre muoveva la mano intenta a fare qualche disegno, con la testa si poteva vedere che andava a ritmo di una canzone mentre moveva le sue labbra rosastre forse sussurrando le parole di essa.
Mi alzai e senza far rumore andai da lei per poi piazzarmi davanti.

*ROXANNE'S POV*
Chiudo di colpo l'album a chiunque si fosse impiantato davanti ma alzando lo sguardo potei solo rimanere stupita per la sua comparsa.
Si siede a fianco a me prendendomi una cuffietta per poi mettersela all'orecchio. Aspettate...io, Roxanne Lee che condivido qualcosa con una persona? Questa è nuova
"Uhm gli Aerosmith, hai buoni gusti" sorride ripassandomi la cuffietta. Decisi di fare qualcosa... forse ne valeva la pena provare almeno a fare amicizia...
"Scusami p-per prima" dissi.
Scoppiò a ridere e questo mi fece pensare che avvessi sbagliato a dire qualcosa. Abbassai lo sguardo sentendomi pienamente una stupida
"Hey, hey, hey tranquilla non era un'offesa... scusami se te l'ho fatto pensare" non risposi troppo imbarazzata dal momento.
"Ok facciamo una cosa... cosa posso fare pur di sentirti parlare senza che tu ti senta in soggezione?" Il fatto che mi chide cosa può fare pur di sentire la mia voce mi fa sorridere appena, ci pensai un pò fin quando mi venne in mente una cosa
"Voglio vedere te e la tua band suonare" dissi sicura senza... senza balbettare? Wow.
"Tutto d'un tratto tutta questa sicurezza da dove esce fuori?* rudacchiò passando una mano tra i capelli mentre si inumidisce il labbro inferiore. Studiai i suoi movimenti per poi decidermi a parlare
"Non lo so... mi piace la musica, sarà interesse" alzai le spalle. Ridacchiò
"Solita casetta, ci puoi trovare lì" sorrise facendomi un occhiolino. In quel momento mi sentì peggio della torcia umana
"Fanculo..." sussurrai appena
"Cosa!? Quella era una parolaccia?! Sto sognando?!" Rise sfottendomi ma sta volta non mi sentì offesa, sentì una piccola scintilla d'adrenalina crescere in me dandomi più sicurezza, quel sorriso che riusciva solo a dirmi di fidarmi delle sue parole e come ho già detto a volte è meglio non pensarci a cosa fare ma farlo e basta ed è quello che feci.
Gli tirai un colpetto sul braccio ridendo. Sentì il suo sguardo bruciare sulla mia pelle
"Che c'è?" Chiesi arrossendo ancora un pò
"Niente" sorrise alzandosi "ci vediamo alla casetta... e comunque, dovresti sorridere più spesso" se ne andò lasciandomi lì impalata dopo le sue parole.

Smile ||Ashton Irwin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora