Capitolo 4

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4.


Niente Láeg(1) alla guida di Liath Macha(2) e Dub Sainglend(3).

Niente fragore di daghe o urla di guerrieri lanciati sulle bighe o in groppa a possenti cavalli.

Solo case, palazzi, piazze, auto in un frenetico andirivieni per larghe vie asfaltate.

Niente di diverso dal solito.

Da un certo punto di vista, la cosa mi deluse.

Sapevo che Emain Macha non esisteva più e che, al suo posto, era sorta la cittadina moderna di Armagh.

Nelle sue vicinanze, sorgeva il Navan Centre & Fort, luogo in cui era stata ricreata la vecchia capitale dell'Ulster, e il sito archeologico della vecchia Emain Macha.

In un certo qual modo, però, avevo sperato di poter scorgere almeno un barlume di quei tempi così burrascosi e inquieti, in cui realtà e magia si confondevano tra loro.

Io, la solida, irremovibile Brianna, sognavo un passato fatto di guerrieri e spade scintillanti.

La licantropia faceva davvero degli strani scherzi al mio Ego.

In cos'altro sarei cambiata, prima della veneranda età che speravo di raggiungere?

Attraversammo silenziosi il centro storico di Armagh, aggirando il largo giardino che circondava Saint Patrick's Church prima di svoltare in direzione di Abbey Road, dove si trovava la Libreria Pubblica.

Lì, a detta di Erin, avremmo trovato ciò che ci avrebbe forse dato una mano a capire perché i berserkir se la fossero presa con suo marito Marcus prima di attaccare me.

Stando a quello che ci aveva detto, una squadra studiosi dell'antico celtico irlandese era all'opera da quasi un anno per portare a termine la traduzione di tre antichi testi.

Questi, erano stati trovati nei dintorni di Emain Macha, secoli prima della colonizzazione inglese.

Erin era più che certa che fossero quelli a interessare tanto ai berserkir, almeno a giudicare dalle prime notizie che erano scaturite da quelle pergamene rilegate in pesanti tomi di cuoio.

Dopo esserci lasciati alle spalle piccole case di sasso grigio e vecchie costruzioni intonacate, parcheggiammo nel posto riservato ai membri dello staff della Libreria, di cui Erin faceva parte.

Non appena levai lo sguardo a scrutare la facciata spoglia e liscia della struttura, spalancai leggermente le labbra quando lessi l'epigrafe scolpita nella pietra.

Il luogo di guarigione dell'anima.

Passando inconsapevolmente una mano sullo sterno, mi chiesi se quel luogo avrebbe potuto essere anche il mio luogo di guarigione.

Sentivo impellente il bisogno di trovare finalmente pace, dopo tanto dolore e tante ansie.

"Anche a me fa quest'effetto, quando la leggo" sussurrò Erin, sorridendomi comprensiva.

Le sorrisi di rimando, avviandomi verso l'entrata assieme a tutti loro e, non appena varcammo la soglia, un buon profumo di carta, cuoio e cera per mobili sfiorò il nostro naso.

Un attimo dopo, gli effluvi dei pochi umani presenti e il leggero aroma di alcuni licantropi che ivi stavano lavorando giunse a solleticarmi le narici.

Sorrisi spontaneamente – quello sì che era il mio ambiente! – e ammirai incantata le lunghe file di tomi, accatastati in interminabili librerie lignee e prive di fronzoli.

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora