PROLOGO

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Buio. Solo un buio fitto ed impenetrabile. Quel buio che a lei non piaceva per niente, perché quel buio era freddo e crudele, pensava. Le faceva ancora più freddo, senza la maglietta.

Era come se una serie di lance particolarmente affilate le stessero trafiggendo il corpo, a partire dalle guance fino ai piedi scalzi.

Sentì due passi, leggeri, verso di lei.

Incrociò le braccia sul petto nudo, ma non capì come mai lo stesse facendo, per proteggersi dal freddo oppure dalla minaccia che sentiva avvicinarsi.

Altri due passi, questa volta più pesanti e più veloci.

Lei si accovacciò, tremando dalla paura e dal freddo. Tutto sembrava farsi più piccolo intorno a lei, sembrava che chi si stava avvicinando stesse contemporaneamente riducendo lo spazio vitale della ragazza. Se ne rendeva conto, ad ogni passo che l'altra persona faceva, i luoghi dove nascondersi diventavano sempre di meno.

E quella persona camminava sempre più velocemente, sempre più pesantemente, fino quasi a correre. Più che correva, il battito cardiaco della ragazza accelerava, e le lacrime scendevano copiose sulle sue guance. Aveva paura, e voleva che chiunque fosse a correre la smettesse e la lasciasse in pace, le restituisse tutti i vestiti e la lasciasse andare via, tornare dal fratello che la stava cercando.

- Vattene! Smettila! Perché mi fai questo? – urlò la ragazza, in preda ad un attacco di panico. I passi si fermarono di colpo, come se l'artefice avesse dato ascolto alle parole che la povera malcapitata aveva detto.

Ma quel totale silenzio che si era formato venne rotto dopo pochissimi secondi, dalla persona misteriosa che ricominciava a correre.

Allora lei urlò, urlò dal profondo della sua gola, ma la sua voce era soffocata, stroncata dai singhiozzi e dalla paura.

Mani le afferrarono polsi e caviglie, costringendola a lasciare libero il petto e a divaricare le braccia, mentre lei si impegnava a tenere le gambe chiuse. Urlava, continuava ad urlare come una disperata, consapevole che nessuno l'avrebbe mai sentita.

Allora si abbandonò ad un ultimo, lacerante urlo di dolore, per poi lasciar cadere sulla spalla destra la testa quasi priva di capelli e piena di contusioni, come tutte le altre parti del corpo. Poi sollevò lo sguardo, e vide due occhi rossi, iniettati di sangue, che la fissavano, e le dicevano "Non ti lascerò mai andare".

La paura invase il corpo della poveretta.

Adele si svegliò di soprassalto.

Aveva le guance rigate dalle lacrime ed il fiatone, e le tremavano le gambe. Si tirò su, a sedere, e cercò annaspando l'interruttore della luce. Lo schiacciò con forza, e la luce si accese, rivelando ad Adele la sua stanza, la perfetta camera di Adele Schmidt, residente a Fresno, California, USA.

Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che non fosse al suo posto, e fu in quel momento in cui si accorse che la sveglia stava suonando da due minuti e trenta secondi. Si ributtò all'indietro sul letto, mettendosi una mano sulla fronte ed ansimando, come se avesse concluso una gara di atletica leggera. Restò lì per un altro minuto, prima di buttare malamente una mano sulla sveglia e spegnerla definitivamente. Quel maledetto suono la tormentava ogni mattina, e le faceva perdere ogni minima voglia di dormire.

Non fece nemmeno caso al fatto che fossero le otto e quaranta invece delle otto e trenta, e si alzò in piedi, infilandosi le ciabatte in mezzo secondo. Si diresse verso la finestra e tirò le tende, per far entrare un minimo di luce nella sua camera.

Era la bellissima primavera californiana, una calda e felice stagione che riusciva a portare il sorriso sulle labbra di chiunque.

Adele quella mattina non era in vena, e allora si limitò ad aprire la finestra, senza fermarsi a prendere un po' d'aria sul viso, anche se ne sentiva fortemente il bisogno.

Entrò in bagno e si sedette sul gabinetto, accorgendosi di avere le mutande completamente macchiate di sangue.

"Beh, perfetto" pensò, togliendosi quel paio ed afferrandone uno dai capi che teneva in bagno per quei momenti di emergenza.

Uscì e si infilò un paio di pantaloni di tuta, per poi prendere le scale ed arrivare nell'entrata del condominio, dove erano posizionate tutte le cassette delle lettere dei condomini.

Adele aprì la sua, e raccolse tutto un pacchetto di bollette da pagare, sbuffando ed alzando gli occhi al cielo. Richiuse la sua cassetta e riprese a salire le scale, con una flemma certamente non tipica. Il suo lavoro certe volte la annoiava.

Era un'investigatrice, ma non un agente di polizia. Era, come dire, l'ultima speranza della polizia. Una sorta di "piano Z" che veniva preso in considerazione solamente quando si trattava di vere emergenze. Quando veniva contattata, era così felice che qualcuno fosse stato ucciso che pareva quasi fosse poco normale, ma quando arrivava sulla scena del delitto ci andava con una serietà quasi non umana, il volto impassibile e senza paura di doversi sporcare le mani.

Buttò il pacchetto di bollette sul tavolo e le lasciò lì per cinque minuti, mentre aspettava che il caffè venisse su.

Poi, si sedette e cominciò a controllare la posta.

Bollette, bollette su bollette.

Ne metteva una dietro all'altra, e pareva che non finissero più. Quando arrivò in fondo, anche se aveva girato solo tre buste, le pareva di essere arrivata in cima all'Everest.

C'era una busta diversa da tutte le altre. Era meno lunga, e soprattutto era segnata con un francobollo inglese, affiancato dal suo indirizzo e il suo nome.

"Cerchiamo di farla breve" pensò, tagliando il contenitore ed estraendone il contenuto. Era un foglio, perfettamente piegato in due parti, bianco, senza niente che fosse di nessun'altro colore a parte l'inchiostro. Era una lettera scritta al computer, con il Times New Roman impostato a dodici, lo sapeva. Aveva usato tanto quel font, quando era una bambina.

"Gentilissima signorina Schmidt,

le scriviamo per proporle un lavoro, e ci scusiamo per il ristretto tempo che le abbiamo dato per decidere (a breve capirà come mai).

Londra è ultimamente esposta ad una serie di crimini che si succedono in modo molto pericoloso, ad una settimana sola di differenza fra l'uno e l'altro.

È la stessa Scotland Yard a chiederle di raggiungerla per offrire il suo intelletto a favore della legge. I biglietti aerei sono all'interno della busta.

Scotland Yard"


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