CAPITOLO I (PARTE 2)

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l'indomani Loert venne svegliato da dei servi appena la notte decise di far spazio al giorno e la Luna e il Sole si incontravano nel firmamento, essi lo fecero lavare e lo vestirono, gli fecero indossare una tunica di cuoio, sopra un'armatura d'acciaio appena lucidata e gli pettinarono i capelli facendogli una treccia che andava lungo la schiena, la barba era sciolta, salvo per due treccine laterali fissate con dei fermagli dorati. Dunque gli fecero strada verso i portoni dove erano radunati venti nani, disposti su due file da dieci ciascuna che si guardavano, alla fine delle file, nel giardino interno, dove c'era una fontana in pietra, era in groppa al suo cinghiale il re, a lui di fianco altri quattro nani, bardati e armati, due di loro portavano gli stendardi del palazzo, i quali raffiguravano un'ascia sopra una nube nera circondata da un alone di luce. Loert si voltò perché sentì improvvisamente la propria mano umida, difatti il suo cinghiale gliela aveva appena leccata, lo accarezzò mentre i cinghialeri lo bardavano. Quindi gli salì in sella e si girò verso il padre, il quale diede ordine di proseguire a passo lento, mentre dei musici accompagnavano la marcia cantando. I nani attraversarono le porte che si chiusero dietro di loro, presero il sentiero che portava verso valle, lungo il quale videro parecchi conoscenti e parenti, tra i quali il signor Mezzoferro con la figlia, gli anziani della locanda del "Drago Dorato", la madre di Pergt, la famiglia Brandifuoco e il sacerdote del paese Davt, salutarono tutti quanti e con qualcuno si fermarono persino a parlare, ricevettero tutti quanti delle benedizioni per il viaggio e dopo una ventina di minuti di camminata intravidero le grandi torri della città e il maestoso portone di pietra che riportava dei bassorilievi raffiguranti scene di battaglia sul quello sinistro e vita quotidiana su quello destro, per aprirne solo uno si aveva bisogno di ben sei Nani. Loert alzò la testa e vide sulle merlature il maestro Alviss che al loro passaggio chinò il capo e aprì una gabbietta vicino a lui dalla quale uscì un corvo che volò verso sud-est.
Quello fu un mattino molto tiepido come una giornata primaverile, una leggera brezza spirava da occidente e portava con se le canzoni degli Dei in Terra i quali si trovavano oltre Mare. Loert si voltò indietro e di Gon-Karodar, la città in cui il suo popolo vive, si poteva solo vedere la torre d'avvistamento sul versante destro della montagna la cui visuale si estende su tutta la valle,
-Nemmeno due ore che siamo partiti e già hai nostalgia del palazzo? Oppure ti turba altro figlio mio? Che siano ancora le parole pronunciate dal tuo precettore?-
disse il re avvicinando il proprio cinghiale a quello di Loert, il quale si girò verso di lui per cercare d incontrare i suoi occhi, ma invano
-Le parole dette da Alviss sono state fonte di molta inquietudine nel mio animo, eppure sento che non sia questo il viaggio a cui si riferiva, dimmi padre, hai mai sentito prima d'ora una via chiamata Sentiero Tuonante?-
rispose Loert, quindi il re guardando sempre dritto avanti a sé disse -Conosco una foresta il cui nome è Bosco Tuonante, forse in quel luogo troverai ciò che cerchi, ma prima di recarti lì dovrai seguirmi ancora a lungo-
finito di parlare il re fece accelerare il proprio cinghiale e si mise in testa a tutti.
Il sentiero era ben battuto e non si ebbero difficoltà a giungere fino al torrente, da lì voltarono verso est e proseguirono per due ore.
L'ultimo tratto del sentiero andava fatto in un bosco, la compagnia fece una pausa per il pasto di mezzodì prima di entrarci, smontarono dalle proprie cavalcature e accesero un fuoco per cuocere una gallina che una delle guardie aveva portato dal palazzo legandola assieme ad altre alla propria sella, si sedettero su alcune pietre abbastanza grandi e si fecero passare di mano in mano una piccola boccetta contenente birra dalla quale tutti bevvero.
Dunque cominciarono a mangiare la gallina e di tanto in tanto si davano un'occhiata intorno per assicurarsi che tutto fosse a posto.
Terminato il pasto una delle guardie si alzò e andò dietro un albero ad orinare, il re si sdraiò e disse che si sarebbero potuti riposare un po' di tempo in più.
Loert ne approfittò subito per allontanarsi dal campo e si avvicinò ad un leggero pendio formato da un grosso masso, decise di provare a scenderlo e così entrò nel bosco, continuò a camminarci in mezzo, avventurandosi tra gli alberi e saltando tronchi caduti e uscendo in questo modo dal sentiero, intorno a lui regnava la quiete più profonda e si sentì incredibilmente piccolo in mezzo a tutti quegli alberi le cui cime si innalzavano a perdita d'occhio. Allora Loert aprì le braccia e chiuse gli occhi, mai prima d'ora aveva avuto quella sensazione di pace interna.
Egli era già stato più e più volte in un bosco ma sempre per cacciare con i propri amici e come si sa, quell'attività è troppo agitata e difficile per poter notare quali bellezze potessero stare attorno a lui.
Dunque riaprì gli occhi e davanti a sé vide un cervo che lo fissava, esso era molto più grande di lui e il suo manto era bianco come la neve e i raggi solari che riuscivano a passare attraverso le chiome degli alberi lo illuminavano facendolo risaltare ancor di più, i suoi occhi rossi come il fuoco, le corna maestose, la parte finale delle zampe nere, il cervo scosse il muso e con la zampa anteriore destra batté il terreno.
Il nano era totalmente estasiato e i suoi occhi si perdevano in quelli dell'animale, tutto attorno a lui sembrò sfocare e si sentì attratto come se tirato, voleva accarezzarlo con tutto il cuore, ma era bloccato allo stesso tempo. Come quando provava a fornicare con le nane, esse lo attraevano, lo seducevano, lo istigavano ad avere certi rapporti, ma quand'egli si dichiarava allora le femmine lo rifiutavano e lui a malincuore doveva subire questo duro colpo. Dunque si fece coraggio e fece un passo avanti molto lento, prestò molta attenzione al non fare rumore per non spaventarlo, notò che nemmeno durante le battute di caccia prestava così tanta attenzione al silenzio che doveva circondarlo per evitare che la preda fuggisse allarmata. I suoi occhi erano fissi sul cervo che nella lingua dei Nani veniva chiamato "Heorotke", Loert fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e distese il braccio in avanti e dopo qualche passo poté sentire il calore del respiro caldo del cervo, il quale faceva fumo dalle narici (dato che i Nani non conoscevano il motivo per il quale d'inverno quando si respirasse si potesse vedere del fumo uscire dalle bocche, pensarono che fosse dovuto al fatto che ogni essere vivente possedesse una fucina interna che gli consentesse di vivere, questa fucina era protetta da delle mura che facevano entrare del sangue in modo tale che potesse alimentarla continuamente. Ossia l'attività del cuore) dunque a meno di un palmo dal muso si fermò e non osò toccarlo.
D'un tratto gli parve di sentire il rumore di rami spezzati e si girò di scatto per controllare chi fosse lì a spiarlo, ma non c'era anima viva, nonostante questo i suoi occhi continuarono a scrutare tra i tronchi degli alberi alla ricerca di qualcuno o qualcosa che si stesse muovendo.
Si rigirò verso il cervo e con suo enorme stupore constatò che l'animale era sparito, forse spaventato da quel rumore era scappato, al nano non era dato saperlo e dopo qualche attimo nei quali cercava di capire cosa fosse successo si convinse fosse tutta un'allucinazione. Eppure il rumore che aveva udito c'era stato per davvero, quindi si chinò per terra e prese un sasso, si rialzò e se lo lanciò qualche volta in mano, poi si girò nella direzione dalla quale era provenuto il rumore, diede una rapida occhiata tra i cespugli e lanciò il ciottolo. Poco dopo il lancio si udì un rumore metallico e una imprecazione, poi si intravide un braccio e da dietro il cespuglio uscire una delle guardie la quale guardò con aria stordita Loert
-Se tu non fossi il principe ti avrei già inchiodato contro un albero e avrei fatto in modo che le fiere del bosco sbranassero il tuo cadavere- disse la guardia
-Per fortuna che allora io sia di sangue reale, perdonami Bagalat, ti ho fatto male?- Rispose Loert
-No, fortuna che avevo l'elmo, ma ammetto che il colpo si è sentito-
-Fortuna che ti ho lanciato un sasso al posto della mia ascia- riprese Loert battendo la propria mano sull'impugnatura della propria accetta sorridendo
-ciò nonostante non è un comportamento regale il tuo, avresti dovuto chiedere chi fosse-  ribattè Bagalat con arroganza
-Avresti dovuto annunciarti al tuo principe-
-Il re ti vuole, dobbiamo riprendere il cammino- disse la guardia
-I cinghiali camminano, noi ci limitiamo a stare in sella ridendo e bevendo- riprese Loert
-Sarà, comunque dobbiamo andare, c'è un sentiero poco marcato qui vicino-.
Loert diede una rapida occhiata dietro di sé e notò che sul terreno umido erano rimaste le tracce del cervo, segno che la sua non era stata una semplice visione.
Il gruppo entrò rapidamente nel boschetto che sorgeva su una collinetta che scesero velocemente, di tanto in tanto si lanciavano qualche pezzo di pane secco, il morale era alto e il sole si librava alto nel cielo, salvo per qualche nuvola che a volte punteggiava il firmanento, sopra le loro teste volavano delle aquile, Loert discuteva col padre riguardo le leggi e i comportamenti che un giusto sovrano doveva avere
-Misericordioso e retto devi essere- diceva il re
-Temuto e privo di scrupoli- ribatteva il figlio
-Bagalat vieni qui- disse il re, il nano si tolse l'elmo e lo legò alla sella, rivelando i propri baffi e il pizzetto nero, gli occhi dello stesso colore piccoli e infossati, i capelli legati in una treccia e rasato ai lati della testa, il naso era storto segno di una frattura che aveva subito qualche anno prima durante una lite.
-Cosa ordina mio signore?-
Chiese con tono sottomesso
-Adesso fai il cane bastonato con mio padre?!-
Disse Loert con tono severo, la guardia gli lanciò un'occhiataccia e sembrò studiarlo da testa a piedi, come se cercasse un punto debole dove colpirlo, di istinto mise una mano sull'elsa della spada che portava con sé, ma appena dopo dovette pensare che sarebbe stato meglio se non avesse animato una discussione col principe davanti al padre.
-A tuo parere come dovrebbe comportarsi un buon sovrano?- Chiese il re non facendo caso a quello che era appena successo, Bagalat chinò il capo e poi lentamente lo rialzò, guardò il re in faccia e poi si girò verso Loert
-Un buon sovrano dovrebbe guadagnarsi il rispetto dei sudditi e la loro benevolenza- disse con tono fermo, dunque spronò il proprio cinghiale e lo fece andare poco più avanti.
Il Rûm di Gon-Karodar osservò il figlio, il quale era pensieroso, ma non ci diede peso, infatti dopo pochi minuti cominciò a fischiettare un allegro motivetto e tutti quanti cominciarono a cantare per occupare il tempo.
Verso il tramonto lungo l'orizzonte si intravidero delle luci, e pian piano che vi si avvicinavano furono in grado di scorgere la figura di una casa e fuori da quella una persona curva sulla schiena che zappava la terra, allora i nani si diressero verso questa, e capirono ben presto che la figura che zappava la terra era della loro stessa razza e in realtà stava buttando del cibo nel recinto di alcuni maiali da un piedistallo. Le due guardie smontarono ed andarono a parlare con il guardiano di porci, mentre Loert e il re rimasero in sella al proprio cinghiale. Dunque le guardie fecero segno di essere seguite e insieme si recarono nella casa, subito la prima impressione che ebbero tutti fu quella di essere in un posto enorme in quanto la dimora era sicuramente stata costruita per ospitare degli Uomini e non dei Nani, ma uno strano odore c'era in quella casa.

L'Ascia del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora