Capitolo 6

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6.


O Penny possedeva un potere misterioso, oppure Alec aveva dei seri problemi.

Il punto, comunque, era un altro, in quel momento.

Il fiero licantropo si ritrovava nel garage della villa di Erin, le mani sporche di grasso da bicicletta, intento a cercare di capire cosa vi fosse di sbagliato nella catena della due ruote della bambina.

Bambina che, impegnata a trattenere un sorrisino soddisfatto dietro un'impeccabile aplomb, stava osservando Alec con l'aria di chi è partecipe dell'impegno di chi ha appena schiavizzato con un sorriso e due occhi dolci.

Osservando il tutto dall'entrata della rimessa, un panino al tonno ben stretto in mano e un sorrisone ironico stampato in faccia, mi costrinsi a muovermi per entrare.

"Se puoi interromperti un momento, Duncan vorrebbe parlarti."

Alec levò due occhi gelidi sul mio viso – ancora ghignante – e, burbero, gettò la chiave a brugola che teneva in mano come se fosse stato un pugnale.

Spazzolandosi le mani sporche in uno straccio, che estrasse dalla tasca posteriore sinistra con un gesto stizzito, Alec ringhiò: "Ce ne hai messo di tempo, per dirmelo. Ti sei goduta lo spettacolo, per lo meno?"

"Molto" sorrisi, lasciandogli il mio panino. "Questo ti aiuterà a calmarti."

Un 'mpfh' ben poco soddisfatto seguì la sua uscita dal garage assieme al mio panino.

Rivolgendomi a Penny, che aveva osservato l'intera scena a metà tra il divertito e il dispiaciuto, le domandai: "Perché non hai chiesto a Richard?"

Con una scrollatina di spalle, la ragazzina asserì semplicemente: "Non conosce la differenza tra un cacciavite e una chiave inglese. E' molto bravo in tante cose, ma non gli permetto di mettere mano alla mia bicicletta. L'ultima volta che ci ha provato, la catena era così annodata che il negoziante che me l'ha aggiustata ha dovuto cambiarla."

Sgranai gli occhi, basita di fronte a quella dichiarazione, ed esalai: "Non lo facevo così... imbranato."

Sospirando con enfasi, Penny scosse il capo e mormorò esasperata: "E' un caso senza speranza. Nemmeno papà Marcus era riuscito a inculcargli un po' di meccanica."

Quel tono così rassegnato, combinato all'espressione estremamente seria di Penny, mi fecero scoppiare a ridere di gusto.

La bambina, dopo alcuni attimi, seguì il mio esempio, facendo rimbalzare la sua schietta risata tra le pareti in muratura del garage.

Sedendomi con lei su un treppiedi da campeggio, le chiesi cosa fosse successo alla bicicletta e lei, con dovizia di particolari, mi spiegò del suo tentativo di guadare un piccolo fosso.

A ben guardare, la piccola mountain bike era sporca di terriccio, così come la sua padrona e, vagamente dubbiosa, le chiesi: "Ma... non è un po' pericoloso fare dei giri del genere per la tenuta, e tutta da sola?"

"Oh, non ero da sola. Un paio di lupi della mamma erano a qualche centinaio di iarde da me. Infatti, quando mi hanno vista cadere nel fango, mi hanno recuperata subito, portandomi a casa" scosse il capo Penny, sorridendomi.

Conoscevo bene quello sguardo. Sapeva di perdita e di sicurezza acquisita gioco forza.

Quando avevamo perso mamma e papà, io e Gordon avevamo dovuto fare i conti con la loro assenza, imparando giorno dopo giorno a cavarcela con le nostre sole forze.

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora