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Simone non tardò molto a rientrare.L'euforia dei festeggiamenti era ancora presente sul suo viso.Appena entrato in casa, gettò il borsone da un lato e corse ad abbracciare Anna, che si lasciò avvolgere tra le braccia del calciatore con indifferenza. Quando lui cercò di darle un bacio, si rese finalmente conto dello sguardo spento della ragazza.

"Tutto bene, Anna?" le chiese preoccupato. Era da molto tempo che non la vedeva così distaccata, e la cosa iniziò ad impensierirlo. Gli occhi di Anna, di solito caldi e liquidi come cioccolato fuso, ora erano duri come la pietra.

"Benissimo Simone, non credi?" gli rispose lei con freddezza. "Volevo solo dirti che è passata una ragazza a lasciare questo," continuò, sventolandogli davanti agli occhi l'orologio.

Simone impallidì. Sapeva perfettamente dove e quando aveva perso quell'orologio, e dallo sguardo di Anna capì che sarebbe stato inutile cercare di nascondere l'evidenza.

Si sedette lentamente sul divano,prendendosi la testa tra le mani. Si sentiva un completo idiota. Gli era capitato altre volte di fare quel genere di casini con le ragazze. Ma avrebbe voluto che con Anna non succedesse; si maledisse mentalmente, pronto a ricevere una sfuriata.

Quella però non arrivò. Simone alzò gli occhi su di lei: lo guardava come se fosse un verme, e lui si sentì sprofondare. Notò solo in quel momento la valigia della ragazza, appoggiata accanto alla porta.

"Non andartene! Perchè vuoi rendere le cose più complicate di quello che già sono?" le chiese Simone, fissandola dritto negli occhi.

"Perchè è più semplice di quello che sembra..e quello che sta complicando tutto sei tu."

Anna gettò l'orologio sul divano, si infilò la giacca appesa sull'attaccapanni e si diresse verso l'uscita. Prima di prendere la valigia però si voltò.

"Sai Simone, non è per l'orologio in sé. Ma mi sto finalmente rendendo conto di quanto tutta questa storia sia sbagliata. A me non servono le persone come te, che giocano con i sentimenti degli altri e non sanno affrontare i propri.Speravo ti rendessi conto di quello che provavo per te, e invece niente. Voglio solo che tu sappia che rimpiango con tutta me stessa il giorno in cui mi sono innamorata di te."

Senza aggiungere altro, Anna prese la valigia e se ne andò.


Simone non riusciva a muoversi;sembrava che tutta la forza e l'energia che aveva in corpo fossero state risucchiate via. Che lei se le fosse portate con sé. Aveva sempre immaginato che Anna provasse qualcosa per lui. Ma in fin dei conti era normale: quasi tutte le donne con cui usciva sviluppavano dei sentimenti nei suoi confronti. E quando, puntualmente, si rendevano conto che per lui non erano altro che passatempi e ferite andavano da lui a reclamare giustizia, venivano trattate con indifferenza e allontanate. Non gli costava nessuno sforzo: era stato sempre chiaro fin dall'inizio. Ma Anna aveva rotto quell'equilibrio; aveva fatto breccia su di lui in un modo in cui nessuna era mai riuscita a fare. E solo in quel momento, Simone si rese conto che i sentimenti che lei provava per lui erano reciproci.


"E' troppo tardi ormai. Non avete visto come mi ha guardato: mi sono sentito una nullità."

I suoi amici d'infanzia, quelli che lo avevano sempre sostenuto in tutto, lo guardarono con compassione.

Aveva preso l'aereo per la Basilicata quella sera stessa, qualche ora dopo che Anna se ne era andata.Sentiva che sarebbe crollato da un momento all'altro senza il supporto della sua famiglia.

"Simo, mi dispiace dirtelo, ma sei proprio un coglione," gli disse Francesco, senza mezzi termini."Non facevi altro che parlarmi di questa ragazza e di come ti faceva stare bene...e te la sei fatta scappare perché, come al tuo solito, non riesci a tenere l'uccello nei pantaloni."

"Hai provato almeno a fermarla? L'hai chiamata?" intervenne Luigi.

"No...sarebbe inutile. Ormai la conosco troppo bene: è forse la persona più orgogliosa che io abbia mai incontrato," rispose Simone.

"Siete uguali insomma," rise Francesco, cercando di alleggerire l'atmosfera, invano. "Dai Simone, ci penserai domani. Bevici su."

Ma l'allegria scatenata dal suo gruppo di amici, non riusciva comunque a scalfire il senso di tristezza e vuoto che sentiva nel cuore.


Simone e Francesco tornarono a Torino dopo due giorni. Simone doveva presentarsi agli allenamenti e rilasciare qualche intervista. Nulla che gli servisse ad allontanare Anna dalla testa.

Sotto suggerimento dei suoi amici,aveva provato in tutti i modi a contattarla, ma la ragazza aveva sempre rifiutato le sue chiamate. Rimaneva una sola persona in grado di aiutarlo in quel casino. Se la sarebbe ripresa, a qualunque costo.Non l'avrebbe persa ora che si era reso finalmente conto. Aveva paura di lasciarsi andare ai sentimenti, ma la paura di non rivedere più il volto di Anna, di non baciarla più, di non prenderla più in giro superava qualsiasi cosa in quel momento.


La mattinata di Giulia al bar era stata parecchio impegnativa: aveva dovuto tenere testa a bambini capricciosi e uomini d'affari apparentemente importanti che non sapevano l'esistenza dell'educazione di base. Rasentando l'isteria, prese in mano una spugna e iniziò a pulire per l'ennesima volta i tavoli del locale. Sembrava che quando le persone non si dovevano occupare del lavaggio delle stoviglie diventassero le scimmie più in civilizzate della storia; o,perlomeno, questo succedeva quando era lei di turno. Imprecando a bassa voce, continuò imperterrita la sua opera di bonifica dalle briciole.

"Ciao Giulia."

Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò, trovandosi di fronte l'ultima persona che avrebbe voluto vedere.

"In genere non sono una persona manesca, ma se non te ne vai sarò costretta a prenderti a sberle,Simone," minacciò Giulia, portando le mani sui fianchi e affrontando il calciatore.

"Ti prego, Giulia. Mi devi ascoltare.Mi sono reso conto di essermi comportato come uno stupido. Mi devi credere. Non avrei mai voluto che le cose finissero così. Ho solo bisogno di parlarle. Da quello che mi aveva detto sarebbe stata da te un paio di giorni prima di tornare a Ravenna."

"Anna non è qui," gli rispose la ragazza, riprendendo a pulire i tavoli, cercando di rimanere indifferente al tono sofferente della voce di Simone.

Lui si lasciò cadere su una sedia,respirando a fondo.

"Giulia, ti prego. Devo parlarle; non ce la faccio più..."

"Se tu stai così, pensa come sta lei, che è innamorata di te. Bello sapere che il ragazzo che ami va con altre no? Bello sapere che se gli dici qualcosa al riguardo lui si gira dall'altra parte e continua come se niente fosse no? Cresci Simone."

Dopo essersi sfogata un po', Giulia prese posto accanto al ragazzo.

"Anna non è venuta da me. Mi ha chiamata mentre era in viaggio e mi ha raccontato tutto. E' tornata direttamente a casa."

"Bene, non ci metterò molto a raggiungere Ravenna."

"Non è a Ravenna. È tornata a casa.A Trento."






Ciao!! Come promesso ecco il nuovo capitolo! Sono fuori casa quindi scusatemi gli errori che non sono riuscita a scovare! Un bacione

Non è mai semplice/ Simone ZazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora