Apro gli occhi di scatto, quando la musica nelle orecchie viene interrotta dal tremolio costante del telefono, che spezza la notte. Guardo distrattamente il telefono, e vedo un numero sconosciuto con un prefisso che non conosco chiaro sullo schermo.
"Hello?"
"Fingiti meno americana, che sei un'italiana pure tu". Rimango ferma qualche secondo, prima di capire.
"Ancora tu" rispondo al ragazzo di tre giorni prima.
"Tu devi sapere chi sono"
"Hai interrotto i Sonic Youth per questa cazzata?" domando retorica, scocciata dal carattere presuntuoso del ragazzo. Lui aspetta un po' prima di rispondere, quasi insicuro.
"I Sonic..."
"Una band noise rock"
"Sono la mia band preferita" risponde lui, con un tono completamente diverso dal precedente.
"Perfetto, ora capisci il torto che mi hai fatto. Già è notte fonda, in più interrompi la musica per una stronzata del genere" sto per mettere giù, quando lo sento urlare.
"Ma io sono Genn Butch!". Come se mi dovesse significare qualcosa.
"E io sono Veronica Leto, quindi?"
"Io ho partecipato a XFactor" aggiunge, ancora agitato.
"Non seguo quella roba nemmeno in America, figurati in Italia. Ciao, Genn Butch". Risponde qualcosa che non ho capito, mentre allontano il telefono dall'orecchio. Infilo di nuovole cuffiette, e appena sento di nuovo il suono graffiato della chitarra in What We Know, un'altra chiamata interrompe la canzone."Non mi hai davvero attaccato in faccia il telefono"
"E invece,--"
"Non capisci che c'è gente che pagherebbe per parlare con me?". Sbuffo, mentre alzo il polso davanti agli occhi. 2:38.
"Non volevo arrivare a tanto, ma non mi lasci altra scelta. Genn Butch, tu puoi essere anche famoso quanto vuoi in Italia, ma io sono molto più famosa di te, in tutto il mondo. Ora, lasciami in pace, che il mondo non gira intorno a te"
"Non metterai giù an--".
Prima che possa finire la frase, blocco la telefonata, e abbandono completamente l'idea di ascoltare musica. Così, spengo il telefono. Mi guardo intorno qualche secondo, prima di prendere il mio quaderno e la penna appoggiata sopra la copertina per terra accanto a me.
Mi alzo da terra, dove mi ero ritrovata seduta qualche minuto prima. Le gambe mi fanno male, sia per la scomoda posizione in cui mi sono risvegliata, sia per il giro incredibile che mi ha fatto fare la guida oggi. La schiena è indolenzita, mentre allungo le braccia in alto, stiracchiandomi. Sciolgo le gambe, saltellando da una parte a un'altra, per poi chinarmi e prendere il quaderno. Mi siedo sul letto a gambe incrociate, prima di aprire il quaderno, e sfogliare velocemente le pagine, piene della mia scrittura sbavata e frettolosa.Non rileggo mai quello che scrivo, e come viene fuori, ecco perché l'unica volta in cui lascai leggere il mio quaderno a Connor, lui ci rinunciò dopo qualche minuto, perché "Non si capisce un cazzo, Ro. Ma come scrivi?". Tolgo il tappo della penna con la bocca, e impugno la biro con la sinistra prima di scrivere la prima cosa che mi passa in mente.
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che schifo tutto
commentate dai,
ro