Era una placida mattinata di luglio, nella stranamente rovente Londra.
PJ e Dan si erano appena trasferiti lì, nello stesso appartamento, come coppia ufficiale, pensando che a Londra avrebbero potuto scampare tranquillamente i pregiudizi e vivere tranquillamente. I loro fan erano enormemente favorevoli alla loro relazione e il mondo di YouTube (specialmente quello femminile) si scioglieva al vedere le loro effusioni. Al contrario di tutti gli anziani a Manchester che sbuffavano e mal guardavano solamente il fatto che girassero mano nella mano. A Londra andrà meglio, si dicevano.
La casa nuova era ancora vuota, il trasferimento era avvenuto un paio di giorni prima e ancora nulla era stato sistemato fuori dalle scatole. Procrastinavano il momento della fatica, insieme, felici. Per di più PJ era estremamente felice di avere una marea di muri bianchi da dipingere, dove poteva far andare l’immaginazione a briglia sciolta.
Arrivò il giorno in cui dovettero cominciare a tirare fuori gli oggetti di base, come le stoviglie e i vestiti. La prima cosa che Dan spacchettò fu il suo bel giubbotto di pelle. Nero come la pece e tutto consumato sulle spalle. Adorava quel giubbotto. E come lui anche PJ. Sosteneva che perfezionasse la sua aria da bello e maledetto.
Dan decise di fare una sorpresina a PJ. Era pomeriggio tardi e si trovava solo in casa, visto che PJ era andato a recuperare qualcosa da mettere sotto i denti. Era uscito almeno un’ora prima, quindi Dan non aveva molto tempo per prepararsi, sarebbe tornato a momenti. Corse in camera e si spogliò di tutti gli indumenti eccetto i boxer, buttando 3 cartoni all’aria prima di trovare ciò che gli servisse: una cravatta, due paia di manette e un cappello da poliziotto, rimasugli di una festa in maschera. Si annodò la cravatta e si calò in testa il cappello, poi recuperò il giubbotto di pelle, lo indossò e si nascose dietro la porta della loro camera da letto, attendendo PJ.
Il ricciolino rientrò poco dopo, gettando le borse della spesa sul loro pseudo divano e scalciando via le scarpe dai suoi piedi.
“Amooooreee?! Sei a caaaaasaaaaa?!”
Non ottenendo risposta fece capolino da tutte le stanze della casa e non trovando traccia di Dan da nessuna parte andò in camera, pensando di riposarsi prima del ritorno del suo ragazzo. Tuttavia appena varcata la soglia della camera da letto una mano familiare lo afferrò per le spalle, schiacciandolo contro la porta e il corpo della persona a cui apparteneva quella mano.
“Non devi dire niente. Tutto ciò che dirai sarà usato contro di te in tribunale..oppure vabbè in questo caso in camera da letto” disse Dan, mimando una voce da poliziotto incazzato e finendo con un risolino.
PJ si rilassò all’istante sentendo il corpo di Dan premuto contro il suo e anche lui rise, tranquillo. Poi sentì delle manette scattare attorno ai suoi polsi e un ghigno apparve sul suo bel viso. Dan si spostò e consentì anche a PJ di scostarsi dalla porta. Lo fece girare e gli permise di squadrarlo da capo a piedi.
“Tu sei tutto matto. Ti amo sempre di più.”
Dan ghignò, dopodiché tornò nella sua parte.
“Devo farle confessare il suo crimine signor Liguori e mi è stato detto di usare” diceva Dan facendo spostare PJ verso il letto “ogni” togliendo la cintura dai suoi pantaloni, “mezzo” sbottonandoglieli, “necessario” concluse, spingendolo sul letto a pancia in su.
Dan si mise a cavalcioni sul suo ragazzo e sorrise sentendolo eccitato tanto quanto lo era lui.
“Non le hanno insegnato, signor Liguori, che non si rubano le caramelle nei negozi?”
“No aspetta, mi arresti per questo? Seriamente? Un po’ di inventiva insomma!”
“E’ che sembrava verosimile” lo prese in giro Dan.
PJ fece una linguaccia a Dan.
“Oltraggio a pubblico ufficiale! Deve assolutamente farsi perdonare dopo questo gesto terribile che ha commesso nei mie confronti signor Liguori.”
“Tipo scoparti fino a domani mattina credi che sarebbe una cauzione sufficiente?”
“Uhm..forse” disse Dan ghignando vistosamente.
“Il giubbotto di pelle, Dan, mi sti uccidendo. Credo che potrei venire guardandoti e basta.”
Dan lo sapeva bene. Si tolse da sopra di lui e lo aiutò ad alzarsi per togliergli le manette. L’aveva stuzzicato abbastanza. Nell’istante in cui fu libero PJ si buttò addosso a Dan, baciandolo intensamente e afferrandolo per la cravatta per attirarlo a se, la mano sui suoi boxer. Senza rompere il bacio, Dan si mise di nuovo a cavalcioni su PJ che gli accarezzava la schiena, arrivando fino al sedere. Dan si tolse la cravatta e il cappello e nell’istante in cui provò a togliersi il giubbotto le mani di PJ lo fermarono.
“Non ci provare nemmeno. Sei fottutamente sexy, voglio che tu lo tenga.”
Allora Dan passò a spogliare PJ, sbottonandogli la camicia e togliendola, passando languidamente le mani sul suo petto e subito dopo sfilandogli i pantaloni.
PJ si mise seduto, cercando di ribaltare le loro posizioni e di far finire Dan sotto.
“Non ci pensare neanche. Oggi sei il mio prigioniero, comando io” disse Dan ghignando.
PJ continuava ad insistere, cercando di alzarsi.
“Non sono stato chiaro allora!” esclamò Dan, all’improvviso serio.
“Ma Dan!”
Stufo delle sue obiezioni Dan recuperò le manette e incatenò il polso destro di PJ al pomello destro della testata del letto, poi prese l’altro paio di manette che finora era rimasto nella tasca del giubbotto e fece lo stesso con la sinistra. PJ assistette a ciò, immobile ed eccitato come non mai.
“Ora si ragiona.”
“Dan, ti prego, ho bisogno di te adesso.”
Dan si accucciò tra le gambe dell’amante e gli sfilò i boxer. Afferrò la sua lunghezza con la mano sinistra e cominciò a massaggiarlo lentamente, non volendo farlo arrivare al culmine.
Poi si tolse i boxer. Avvicinò due dita alla bocca di PJ e lo obbligò a succhiarle. Iniziò da solo ad allargare la sua entrata. Sapeva che se non l’avesse fatto se ne sarebbe pentito, quindi ne approfittò e stuzzicò PJ facendolo, godendo ad alta voce e gemendo come mai prima, esasperando i suoi versi. Quando si sentì pronto si mise sopra l’erezione di PJ e si abbassò lentamente, subendo una piccola fitta di dolore, ma maggiormente accusando un piacere immenso. Si abbassò sul petto di PJ, accarezzandolo con le mani e baciandolo dolcemente sulle labbra. Poi cominciò a muovere lentamente il bacino e, sapendo quanto piacesse a PJ cominciò ad urlare il suo nome ad ogni spinta. Vennero entrambi e Dan si accasciò stremato accanto all’amore della sua vita. Conficcò i suoi begli occhi in quelli verdi di PJ e le parole non servivano davvero per comunicare quell’amore. Bastava quello sguardo. Dan però ci teneva a puntualizzarlo.
“Ti amo proprio tanto sai?”
“Io ti amo di più, fidati”
Dan si rialzò e tolse le manette da PJ, il quale passo un braccio attorno alle sue spalle e gli permise di accoccolarsi accanto a lui. Divisero un ultimo dolcissimo bacio prima di chiudere gli occhi, aspettando che sopraggiungesse il sonno.
“Comunque mi è sempre piaciuto tanto questo giubbotto.”