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Gennaro non sapeva cosa voleva, ne cosa avrebbe fatto il giorno dopo o la settimana seguente.
Provava emozioni contrastanti tutto il tempo, senza capire se stava bene o se stava male.
Viveva, stava a galla.
Aveva troncato da un paio di mesi la relazione con Alessio, neppure lui sapeva il motivo di tale decisione, l'aveva fatto e basta.
Forse dipendeva da quella apatia che lo governava da dentro, quella freddezza che lo limitava.
Eppure dentro di lui c'era tanto amore, tanto desiderio e passione nei confronti di Alessio.
Era sicuro di averglielo fatto capire quando facevano l'amore e si donava totalmente a lui, o nei furtivi baci dati all'improvviso come se non potesse trattenersi, o nei lunghi e mistici secondi in cui ancorava i propri occhi a quelli scuri dell'altro.
Era sicuro che quei gesti fossero bastati a sostituire le parole, le sue emozioni erano troppo potenti e troppo grandi per poterle incanalare all'interno di frasi vuote.
Non si pentiva di non aver dimostrato al compagno quanto fosse vero il suo sentimento, perché così non era stato.
Da quel punto di vista aveva la coscienza pulita.
Ciò che lo tormentava era che non riusciva a comprendere se stesso, ne i suoi sentimenti, di conseguenza quello che aveva con Alessio.
Ciò che erano, il loro amore, non riusciva a comprenderlo, come poteva se non riusciva a decifrare nemmeno se stesso?
E questo lo aveva fatto angosciare a tal punto da arrivare a lasciarlo, quel tardo pomeriggio che stavano passando a perfezionare le loro canzoni.
Gennaro ondeggiava la testa premendo le mani sulle cuffie che gli camuffavano le orecchie, sentiva onde di ansia abbattersi tutto intorno al suo stomaco, cercava di cacciare via quella sensazione orribile quando Alessio gli si era avvicinato poggiando le labbra sulla sua guancia.
Gennaro si era fermato ed aveva assistito disarmato alla propria lotta interiore, quella tra la gioia derivante da quel piccolo gesto e l'ansia, che sembrava star divorando la prima.
In quel momento aveva capito che non poteva continuare ad ingannare se stesso ed il compagno, non poteva fingere di star bene.
Si sentiva come uno specchio, una superficie che rifletteva le grandi e potenti emozioni che percepiva sulla pelle, eppure restava una superficie piatta, vuota.
Alessio non meritava l'amore di un essere che non ne può contenere.

Per mettere a tacere i propri pensieri Gennaro decise che la soluzione migliore fosse andare nella discoteca più vicina.
Adesso si trovava sballottato fra un corpo sudato e l'altro, gomiti di altra gente fra le costole e i capelli di ragazze scatenate sulla faccia.
La musica sembrava essersi scordata di seguire i secondi, i secondi si erano perduti fra le note, e quei rumori forti aleggiavano nell'aria, sotto la maglia leggera di Gennaro e fra le sue dita che stringevano un drink ormai finito.
Aveva gli occhi chiusi e si faceva trasportare dai movimenti degli altri, si muoveva in modo sconnesso e insensato.
Si accorse di un paio di mani forti che gli avevano ancorato i fianchi, istintivamente si avvicinò ad esse e si scontrò col il petto di un uomo che si spalmò contro di lui.
L'alcool faceva sembrare tutto così semplice, così irrilevante, superfluo.
Sembrava non esserci niente di sbagliato nel muoversi seguendo i movimenti del corpo che lo aveva catturato, ma al contempo non c'era neppure niente di giusto.
Senza rendersene conto si trovò faccia a faccia con lo sconosciuto, quest'ultimo doveva averlo voltato.
Quando Gennaro alzò gli occhi le luci colorate gli permisero di vedere il volto dell'uomo.
Vide Alessio in quei capelli scuri, nelle sue sopracciglia piene e nei suoi occhi grandi.
Gli mancò il respiro e come un pesce fuor d'acqua aprì la bocca come se sperasse potesse entrarvi un po' d'ossigeno.
Fece un passo indietro scontrandosi con una ragazza minuta e lasciando a mani vuote lo sconosciuto.
Mosso dal panico causato da un dolore lacerante al petto, estrasse il proprio telefono dalla tasca dei jeans scuri ed attillati e con parecchia difficoltà chiamò Alessio.
Non sentiva altro che la musica, fece una smorfia e si fece spazio fra le persone per uscire dalla sala.
Ad un certo punto sentì un borbottio proveniente dal telefono che somigliava tanto alla voce dell'ex compagno, così si aiutò con i gomiti per attraversare gli ultimi metri di pista occupata dalla gente.
Si fece malissimo alla gola urlando verso il microfono che non sentiva, ma che si trovava nella discoteca vicino a casa sua e che non stava bene.
Riuscendo a malapena a camminare si diresse verso i bagni, continuando a biascicare cose incoerenti al telefono.
È probabile che dalle sue labbra capitolarono fuori dei 'mi manchi' e dei 'ho bisogno di te', ma non ne era sicuro, non con tutti quei pensieri che scorrevano nel suo corpo, non sapeva quali dei tanti fossero fuoriusciti dalla sua bocca e quali no.

Si ritrovò con le ginocchia sul pavimento sporco e umido di quei bagni lerci, il telefono premuto contro l'orecchio così tanto da averne perso la sensibilità, l'altra mano chiusa a pugno contro la coscia, procurandosi probabilmente un futuro livido.
Aveva smesso di parlare, tutto quello che sentiva Alessio era il suo respiro pesante contro il telefono.
"Arrivo" disse solamente l'altro dall'altra parte della linea.
Gennaro non era sicuro di aver capito bene, e in ogni modo non stava realizzando cosa stesse accadendo e cosa fosse reale e cosa no.
L'alcool ingigantiva a dismisura qualsiasi sua emozione, i suoi stessi pensieri gli rimbombavano nella mente e gli strillavano nelle orecchie.
Non c'era una parte del suo corpo che non stesse tremando per l'agitazione e il panico.
Si appoggiò alla parete piastrellata e fredda, sprofondando un po' di più dentro se stesso, perdendosi nel buio dietro le palpebre.

Non c'è un modo per descrivere cosa stesse percependo Gennaro quando riconobbe il tocco caldo delle mani di Alessio sul corpo.
Non aveva sentito la porta aprirsi, ne i suoi passi, solo le sue dita che si erano delicatamente poggiate sul suo viso.
Fu come svegliarsi da un incubo e scoprire di essere salvi sotto le coperte, ricordarsi di avere ancora della cioccolata nella dispensa, risalire in superficie dopo essersi immersi da troppo tempo sott'acqua.
Si accorse di essersi sbagliato, non era un essere senza speranza, Alessio era la sua speranza.
Aveva avuto così tanta paura dell'acqua che lo faceva soffocare da non accorgersi di avere a disposizione un salvagente accanto a se.
Sbattendo prima le palpebre, il biondo aprì gli occhi e mise a fuoco l'espressione sofferente ma rassicurante del moro.
Aveva le sopracciglia aggrottate e un velo di dolore misto all'amore nelle pupille dilatate.
Gennaro aveva paura che Alessio potesse svanire nel nulla e scivolare via, che si rendesse conto di quanto la situazione fosse squallida e che se la desse a gambe, perciò lottò contro la sua gola infiammata per gracchiare un 'ti voglio con me' tremolante.
Alessio sorrise piano in risposta a quelle che erano sincere scuse, il lamento di chi si è mangiato le mani tutte le notti.
Era un amore gentile il suo, di quelli sinceri e buoni.
Non vi era rancore, orgoglio o rabbia che potesse dissuaderlo dall'avvolgere con le proprie braccia il corpo minuto di Gennaro.
Quest'ultimo sussultò in quell'abbraccio e subito dopo si strinse contro il petto solido e sicuro del moro, premendo il naso contro il suo collo profumato di bagnoschiuma.
Tutti i pensieri e le ansie gli stavano scivolando via dal corpo, Alessio fungeva da permeabile che lo rendeva immune ad essi.
Quando sei sulle nuvole ti scordi dello schifo che governa la terra, e Gennaro si era scordato di quanto si facesse schifo e di quanto gli facesse schifo tutto quanto, la luce del sole sopra le nuvole lo accecava e non gli permetteva di vedere il pavimento sporco sul quale sedevano.
Non importava dove fossero, ne come fossero finiti in quel bagno.
Non importava che si trovassero nella discoteca dove poco prima stava ballando con un uomo senza nome, le persone che ballavano nelle sale poco distanti di lì erano irrilevanti, e la musica che rimbombava nelle loro orecchie era rumore superfluo.
Alessio era l'unico luogo che valesse la pena di chiamarsi tale, era il punto salvo di quando si gioca ad acchiappino, il punto di arrivo di una maratona.
Quella sera aveva capito che Alessio era il suo posto preferito sul pianeta, non esisteva altro luogo che lo esonerava dalle sue sofferenze semplicemente entrandovi in contatto.
Era stato necessario toccare il fondo della sofferenza per accorgersi che l'unica salvezza ad essa era proprio l'amore buono di un ragazzo buono.
Alzando pigramente il viso e stampando un bacio leggero sulle labbra di Alessio, Gennaro sigillò una promessa, quella di non scordarsi mai quale fosse il suo luogo di appartenenza, il suo posto preferito sulla terra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 10, 2016 ⏰

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