Capitolo 8

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8.

L'aria profumava di larice, di acqua salmastra e di attività umane.

Giungere al villaggio di Øvre Årdal equivaleva all'inizio vero e proprio della nostra ricerca in terra norvegese.

Anche se ancora per qualche ora avremmo goduto di compagnia umana, ormai il tempo era giunto.

Il piccolo porto del paesino scandinavo ferveva di attività umane più o meno caotiche.

Quando l'autobus si fermò in corrispondenza della pensilina, dove avremmo potuto finalmente scendere, il rombo delle sirene dei traghetti mi ferì le orecchie.

Rabbrividii istintivamente e Duncan mi avvolse le spalle, protettivo.

Quanto tempo ancora avrei passato a provare timore, al solo suono prodotto dalle navi?

Davvero non lo sapevo.

La compagnia di Sven, Illona, Beatrix e Gabriel, per lo meno, mi impedì di affogare nelle mie personali paure.

Procedendo insieme - armati di zaino e buona volontà - ci avviammo in direzione del centro e, da lì, verso i sentieri che conducevano alla cascata.

Altri turisti si stavano affaccendando lungo le vie, chi sceso dai traghetti, chi giunto in automobile.

La maggior parte, comunque, stava puntando in direzione della Vettisfossen.

Era indubbio che quella cascata attirasse un sacco di curiosi e, per noi, non poteva che essere un vantaggio.

Più umani avessimo avuto attorno a confondere il nostro odore, meglio sarebbe stato per noi.

La telefonata a sorpresa di Jerome mi fece rabbrividire di paura, a ogni buon conto, giusto per smentire la mia apparente calma.

Afferrato che ebbi il cellulare, accettai immediatamente la chiamata e mormorai: "Ehi, ciao! Come va, lì?"

"Se volete, vi raggiungo subito. Mamma è infuriata, e quando un Freki è incavolato nero, è meglio girare al largo" brontolò subito Sköll, sorprendendomi non poco per il tono lugubre del mio cugino quasi acquisito.

Cos'era successo di così grave da far arrabbiare Sarah? A meno che...

Aggrottando la fronte, e interrompendo la mia marcia non appena vidi Illona e Sven entrare in un negozio assieme a Erin, feci un cenno a Duncan e Alec perché distraessero i nostri compagni di viaggio.

Sarei stata comunque attenta a non dire nulla di illuminante, ma non si poteva mai sapere.

"Dimmi tutto" dissi con tono serio e teso.

"Mamma è riuscita a craccare il cellulare di Lot, ma è stato un fiasco colossale. Non c'era neppure un numero, né sulla SIM Card e neppure nella memoria del telefono, neanche si fosse premurato, ogni volta, di cancellare chiamate in entrata e in uscita. Possiamo forse risalire a dove è stato fatto l'abbonamento, o dove è stato acquistato il cellulare, ma credo che finiremmo con un altro buco nell'acqua. E' probabile che Loki lo abbia acquistato qui in Inghilterra, per poi darlo ai suoi scagnozzi."

"Già" sbuffai, grattandomi nervosamente una crosticina sulla tempia, memento delle ferite inferte da Lot.

"Mi spiace, principessa. Speravamo davvero che quel coso ci portasse da qualche parte" brontolò Jerome, irritato non meno di me.

"Non è colpa di nessuno. Sul fronte Sebastian, ci sono novità?" mi informai, scrollando leggermente le spalle.

Naturalmente, dopo la scoperta del neutro di Seb, avevamo rizzato le orecchie e ogni branco inglese era stato allertato, con l'ovvia esclusione di quello dell'Isola di Man.

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora