Capitolo 21

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Il giorno seguente, fui svegliata dal profumo del bacon caldo. Non so come riuscii a sentirlo dal primo piano, ma l'odore era così invitante che riuscivo già a sentirlo scricchiolare sotto i denti e a pregustarne la consistenza. Provai a tirarmi su per mettermi a sedere, ma qualcosa me lo impedì. Un peso gravava sul mio petto, un altro corpo era sdraiato sul mio.

Jocelyn, durante la notte si era spostata fino ad invadere la mia parte, e metà del suo corpo era sdraiato sopra il mio. Il calore che emanava era tale da fare invidia ad una stufa che lavorava a pieno regime nel bel mezzo dell'inverno. 

Questa ragazza ha un problema, pensai. Com'era possibile che emanasse tutto quel calore? E, perché non era fradicia di sudore come una persona normale? Mi divincolai, strisciando con la schiena verso il bordo del materasso e allungai una gamba verso l'esterno. Jo, infastidita dai miei movimenti, si spostò e l'assenza di un contrappeso mi fece perdere l'equilibrio e caddi a terra, con un tonfo.

«Cavolo», imprecai, portandomi una mano dietro la schiena per massaggiarmi la parte contusa.

Il rumore riuscì a svegliare la mia amica, la quale si affacciò oltre il bordo del letto e mi studiò con aria interrogativa. «Che cosa ci fai lì, Alex?»

Che cosa ci fai lì, Alex? Le fece eco Gollum. Che cosa stavo facendo secondo lei? Sicuramente non stavo praticando dello yoga.

«Sto controllando il parquet, ovviamente. Sospetto che abbiate delle tarme del legno.» replicai, sarcasticamente.

«Alzati e torna a dormire» ingiunse, alzando gli occhi al cielo annoiata, poco prima di sparire.

Sì, sto bene. Grazie. Tra le due, ero io quella che aveva il diritto di essere infastidita.

Il materasso ondeggiò, mosso dai suoi spostamenti, mentre Jo tornava dalla sua parte del letto. Usando l'intelaiatura del letto come supporto, mi tirai su e mi spolverai il retro dei pantaloni. Quel gesto era più un'abitudine ben radicata, che una reale necessità: Evelyn era ossessionata dalla pulizia tanto quanto me. Non c'era mai un filo di polvere sopra i suoi mobili, i suoi sopramobili erano sempre puliti e le superfici di legno perfettamente lucidate. Sicuramente, non aveva trasmesso quell'aspetto del suo carattere a Jocelyn; che si limitava semplicemente a passare l'aspirapolvere.

«È colpa tua se sono caduta» le feci notare, puntandole contro un dito.

Jo mi ignorò e si girò dall'altra parte, nascondendo la testa sotto il cuscino. «Chiudi il becco e torna a dormire.»

La mia migliore amica non era una persona particolarmente mattiniera. Le piaceva dormire fino a tardi, e odiava chiunque si mettesse tra lei e il suo intento di passare più tempo possibile a letto.

«È ora di alzarsi, Jocie» le intimai, saltando sul letto e strappandole via il cuscino. «La colazione è pronta. Andiamo.»

Lei mi ignorò, ovviamente. Con la testa nascosta dai capelli scuri tese un braccio verso la mia parte, recuperò il cuscino con cui avevo dormito e lo usò come sostituto di quello che le avevo sottratto.

«Va' all'inferno, Alex» grugnì da sotto il suo nuovo nascondiglio, provando a colpirmi con una mano. «Se hai fame, va' a mangiare.»

Ero affamata, ma non così tanto da non cogliere l'opportunità di darle fastidio. Avevo un paio di conti in sospeso con la mia migliore amica, ed era arrivato il momento di riscuotere e saldare il suo debito.

Che cosa farebbe Jo? Mi chiesi, massaggiandomi il mento con una mano. Trovato, lanciai il cuscino che tenevo ancora in mano sopra la panca dove avevo sistemato gli altri la sera precedente, e iniziai a saltellare sul materasso.

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