Un nuovo inizio

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Justin

Eravamo di fronte alla porta d'ingresso, ed il fratello di mio padre ci stava aspettando di fronte ad essa. Lui notò subito la ragazza dai capelli castani, e quasi gli uscì un 'oh' per lo stupore. A quanto pare, non ero il solo a stupirmi della sua innata bellezza, e non solo quella fisica. Ha un vero e proprio talento nel capire le persone, facendole sentire a proprio agio. Credo che sia una sua dote naturale, che pochi hanno la fortuna di avere, e sono persone così sole, solo perché sono intelligenti e conoscono molto bene la realtà, meglio di chiunque altro. In un certo senso, siamo simili.

<<Ehi, giovanotto! È da un pò che non ci si vede! Come stai?>>, mi salutò l'uomo con un abbraccio.

<<Bene, grazie. E tu >>, gli chiesi a mia volta sorridendogli.

<<Sì, non c'è male>>, rispose guardandoci con affetto.

<<Salve. Io sono Jessica Albert, la...>>

<<La mia futura nipote! Ah, siete una bellissima coppia. Io sono Jack>>, disse mettendogli la mano sulla spalla. Lei arrossì annuendo con un sorriso da ebete.

<<Grazie, signore>>.

<<Oh, ti prego chiamami Frank, e dammi del tu. Odio i modi troppo formali, io adoro socializzare!>>, già lui ha una capacità innata nel far star bene le persone, e socializzarci. Per questo andiamo cosi d'accordo, semplicemente per la sua bella personalità. <<Prego, entrate! Più tardi ci penserà Margaret ai vostri bagagli>>ci invitò con un largo sorriso.

Entrammo entrambi nella casa, che era immensa. Il grande salone non era cambiato di una virgola, c'era ancora quel grandissimo divano in pelle bianco, e il parquet di pino colorava il pavimento. Le pareti erano rustiche, di un colore che si avvicinava al giallo ambrato, che alla luce del sole risplende di un oro quasi puro. La gigantesca televisione era circondata dai mobili, dai cassonetti e dalle mensole, abitate dai libri di università di Aaron, mio cugino.

<<Allora, com'è andato il viaggio?>>, ci chiese sedendosi sul divano.

<<Bene. Credo che voglia sapere perché ci siamo catapultati qui. Le cose alla Grande Mela non andavano più tanto bene. Ho conosciuto Jessica, me ne sono innamorato ma mio fratello ed Harry non erano per niente d'accordo con questa storia, così ho deciso di chiamarti per chiederti se possiamo venire a vivere qui>>, spiegai.

<<Certo, capisco. Beh, siete i benvenuti, e potrete stare finché volete! Questa casa è immensa, e a volte vuota perché raramente c'é qualcuno, qui>>.

<<Potrei fare una telefonata, per favore?>>, chiese Jess a mio zio.

<<Ma certo! Ecco, tieni>>, disse alzandosi per poi prendere il telefono di casa e darglielo.

<<Prima che chiami... c'è una cosa che vorrei dirle. È abbastanza lunga>>, lui la guardò con preoccupazione, e annuì invitandola a continuare. Ci sedemmo tutti sul divano, e lei iniziò a raccontare la situazione che ha vissuto. <<Non è una cosa facile da raccontare, ma ci proverò. Si tratta della mia storia, signor Frank. Sono una diciannovenne orfana, ed entrambi sono morti di cancro. Mio padre da un mese, e mia madre da sette, e mi creda, è stata un'atrocità perderli entrambi in così poco tempo... incredibile come il destino ti stravolga la vita. Ho conosciuto Justin poco prima che lui entrasse in coma. Mi è stato accanto, mi ha aiutata così tanto, ed io lo amo così tanto... lo so, sono ripetitiva, ma lui è venuto proprio nel momento del bisogno. Mi ha supportata, appoggiata, amata e abbiamo entrambi deciso di trasferirci qui, da lei, per ricominciare ed è una cosa pazzesca. Ma c'è un'ultima cortesia che vorrei chiedervi. In quest'ultimo anno ho vissuto con mia zia che è divorziata, ha perso il suo bambino durante la gravidanza, ed io sono fuggita senza neanche salutarla. La vita è stata ingiusta con lei. La vorrei accanto a me, vorrei che si trasferisse qui, ma senza il suo consenso, non portò fare granché...>>, terminò con tono smorzato. A stento tratteneva le lacrime, e in quel momento più che mai volevo stringerla tra le braccia, riparandola. Volevo tenerla stretta rimettendo i cocci del suo presente, passato e futuro al proprio posto perché il suo dolore è troppo grande da sopportare per una sola persona. Specie se quella persona e fragile e sola.

Zio Frank sembrò colpito dalla storia della giovane ragazza, e conoscendolo, avrebbe sicuramente accettato la sua richiesta.

<<Che storia... ne hai passate davvero tante. Certo che puoi chiamarla, non farti scrupoli>>, le rispose con un debole sorriso. Lei ricambiò altrettanto e andò nell'altra stanza, chiamando sua zia. <<Che hai combinato, stavolta?>>, chiese rigido sapendo bene cosa intendesse.

<<Sono semplicemente innamorato e voglio cambiare>>.

<<Hai intenzione di riprendere le sedute?>>

<<Neanche morto>>. Mai e poi mai avrei accettato di rifrequentare quell'inferno.

<<Come sospettavo... soffri più di depressione?>>

<<Ogni tanto prendo qualche pillola, ma Jess mi sta aiutando molto>>.

<<E con la droga?>>.

Scena muta.

<<Beh, i progressi si fanno poco alla volta. Lei lo sa?>> negai con il capo <<d'accordo>>.

<<Ehi, ha confermato di voler venire. Partirà domani, ed è così felice... la ringrazio veramente di cuore signor Frank!>>, esclamò la ragazza entrando nel salotto.

<<Di nulla. Ma fammi solo un favore. Chiamami semplicemente Frank, e dammi del tu. Okay?>>, le disse cortese.

<<Oh, okay sign- ehm, Frank>>. Confermò convinta.

<<Signor Frank, i bagagli li ho portati al piano superiore. Il signorino Aaron ha chiamato, e ha confermato che dormirà a casa del suo amico Ethan>>, disse Margaret sulla soglia della porta.

<<Ah, e basta con questo 'signor Frank!' Chiamatemi con il mio nome, e tantate di darmi del tu, o vi sbatto fuori!>>, esclamò ridacchiando per l'essere arrivato all'esasperazione.

La perdita di zia Anne gli avrà procurato molto dolore, ma è successo sei anni fa, e ha dovuto essere sia una madre, che un padre e a volte ha quelle movenze caratteristiche di una casalinga disperata. Solo che lui è molto simpatico ed ironico, ottimista al cento per cento. È cosi che ha affrontato la depressione uscendone vincente. Magari avessi un pò della personalità. Almeno, avrei evitato gli antidepressivi.

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