3. Mine.

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Harry si scompigliò i capelli con quella strana mossa che solo lui faceva.
All'inizio perché i capelli che scendevano sulla fronte lo infastidivano, poi perché si sentiva sexy nel farlo, e infine perché era praticamente diventato un vizio.
Ne aveva tanti, di vizi.
Aveva il vizio di cantare a squarciagola sotto la doccia, beccandosi i rimproveri della madre e, occasionalmente, anche della domestica.
Aveva il vizio di indossare cappellini di lana anche con una temperatura da maniche corte.
Aveva il vizio di mordersi il labbro inferiore quando era nervoso, oppure quando era imbarazzato o a disagio. Ma ormai gli ultimi due casi non si verificavano da tempo.
Si mordeva il labbro anche quando era eccitato per qualcosa, proprio come in quel momento.

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Hope

Chiusi l'armadietto, provocando un leggero rumore.
Ancora di spalle, controllai per la millesima volta se avessi tutti i libri nella tracolla.
Quella mattina non avevo nulla da fare.
Alexandra era a casa con la febbre. Il messaggio che mi aveva inviato, precisando che sarebbe stata a letto per qualche giorno, non mi rendeva certo la persona più raggiante del mondo.
C'era anche da aggiungere quella strana verifica di algebra che mi aspettava alla seconda ora.
Il professore, passati quei dieci giorni, voleva assicurarsi del fatto che non fossi indietro con il programma.
Avvertii come una presenza dietro di me.
Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi che due mani si posarono, non proprio delicatamente, sui miei fianchi.
Spalancai gli occhi, immobilizzata.
Avevo una vaga idea di chi fosse, Alexandra mi aveva messo in guardia.
Sentii il suo respiro sul mio collo, mentre due labbra calde si poggiarono su di esso.
Dei ricci mi solleticavano la pelle, e lì non ebbi più nessun dubbio.
La presa sui fianchi si fece più forte, adesso il mio colpo era avvolto da due possenti braccia che mi stringevano ancora di più.
Faceva quasi male.
I nostri corpi erano praticamente incollati.
Harry mordicchiò la mia pelle, per poi prendere a succhiare avidamente.
Mugolai qualcosa per il leggero dolore, ma non mi dimenai.
Per quanto volessi mollargli uno schiaffo in pieno viso e scappare, rimasi ferma.
Non potevo e non dovevo fare niente.
Ricordavo bene le parole che mi aveva detto Alexandra su di lui.
-Non dovresti indossare questi jeans così stretti- la suo voce profonda e roca parlò al mio orecchio. -Qualche pervertito potrebbe soffermarsi un po' troppo sul tuo bel didietro-
La sua mano giocò inizialmente con i lembi della mia maglietta, poi finì con l'infiltrarsi dentro di essa.
Ed io non potevo fare niente, mentre la sua mano accarezzava la mia pelle.
La sua bocca tornò a torturare il mio collo, per poi scendere lentamente lungo la la spalla ora coperta dal tessuto dell'indumento che avevo indosso.
Harry fece per scoprirla, ma bloccai la sua mano.
Presi un respiro, sperando di non aver scatenato qualcosa in lui con quel semplice gesto.
Mi voltai lentamente, scoprendo i suoi occhi verdi che mi fissavano duri.
Prima di dire qualcosa, Harry si accorse di un tipo che fissava la scena.
-E tu che vuoi?- per un attimo il suo sguardo abbandonò la mia figura, ma si posò su quel ragazzo che, all'apparenza, aveva sicuramente qualche anno in meno di noi. -Smamma ragazzino-
Il ragazzo annuì frettolosamente e se ne andò via, a grandi falcate.
Avevo appena avuto la prova concreta di quanto in quella scuola Harry fosse davvero temuto.
-Come vedi non sei l'unica ad aver paura di me- disse, riportando gli occhi su di me.
Il suo sguardo era scuro, buio. Non mi trasmetteva niente, se non paura.
-I-io non ho paura di te- feci , con non so quale coraggio.
Ma ne avevo di paura, eccome.
Harry sorrise spavaldo, facendo un passo avanti.
Istintivamente indietreggiai, finendo contro gli armadietti.
-Ah no?- poggiò entrambe le braccia ai lati del mio viso, avvicinandosi pericolosamente. -Allora dimostramelo-
Pochi centimetri dividevano le nostre labbra, ma il suono della campanella mi salvò.
Mi defilai sbrigativa dalla morsa del suo corpo, mischiandomi tra la massa di studenti per raggiungere l'aula.

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Harry prese posto, preparandosi psicologicamente a due estenuanti ore di storia.
Materia che odiava particolarmente.
Anche se, ne era sicuro, non avrebbe certo pensato alla Rivoluzione Francese o a Napoleone Bonaparte.
Erano altri i pensieri che aveva per la testa.
Per esempio la noiosissima cena che lo aspettava quella sera.
Ovviamente i suoi genitori gli avevano imposto di esserci.
Se non fossero stati i due che lo avevano messo al mondo, gli avrebbe fatto vedere lui cosa succedeva a chi dava ordini ad Harry Styles.
Tuttavia, il ragazzo pensava ad un'altra cosa, o meglio, a qualcuno.
La ragazza di quella mattina, che aveva scoperto si chiamasse Hope, lo intrigava.
Era stato ad osservarla per tutto l'arco di quei dieci giorni.
Non aveva ancora le idee chiare su cosa farci con lei.
Infondo non le aveva fatto niente di male, ma la trovava così attraente.
Non ci voleva certo un genio a capire cosa passava per la mente del ragazzo in quel momento.
Ma, la domanda da porsi era: se mai decidesse di provarci, e la ragazza lo rifiuterebbe, agirebbe a modo suo?
Probabilmente si.
Era bella, e tanto. Ma era come tutte le altre.
Magari non avrebbe rovinato quel bel visino, ma per il resto non si sarebbe sicuramente risparmiato.

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-E allora? Raccontami di stamattina- esordì Louis, accompagnato da un cenno di consenso anche dal resto del gruppo.
-Niente, sono andato da lei e abbiamo fatto quattro chiacchiere- disse risoluto Harry.
-E' proprio una bella gnocca-
All'affermazione di Zayn seguì una risata da parte di tutti.
Anzi no, Harry rimase impassibile.
Nessuno doveva pensare, guardare o toccare ciò che prendeva di mira lui.
Ma si parlava di Zayn, non gli avrebbe fatto nulla.
-Malik, lei è mia- precisò comunque.
Il ragazzo gli diede una pacca, sorridendo.
-Tranquillo, non te la tocca nessuno-
Niall, che da quella mattina era al corrente della situazione sentimentale di Zayn, volle stuzzicarlo.
-Non è che ci devi dire qualcosa, Zayn?-
Il moro lo fulminò con lo sguardo, ma poi non si fece problemi a parlare.
Loro erano i suoi migliori amici.
-Mi sto, uhm, sentendo con una tipa-
Il gruppo si zittì, tutti gli occhi erano puntati su di lui.
-Ed è una cosa seria?- fece Harry, quasi disgustato nel dire quelle parole.
Per lui le ragazze erano solo oggetti con cui divertirsi.
-Pare di si..- rispose il pakistano, quasi vergognandosi.
Lui era il puttaniere della scuola, quello che le ragazze le cambia con la stessa frequenza con cui si cambia le mutande.
Eppure, Jennifer lo aveva davvero preso.
Mentre i ragazzi facevano battutine a Zayn, Louis prese Harry in disparte.
-Harry, a me devi dire la verità- disse serio. -Le hai fatto qualcosa?-
Il riccio sbuffò, puntando le sue iridi in quelle dell'amico.
-No, papino-
Louis sospirò.
-E.. cosa succederà adesso?-
In poche parole gli stava chiedendo se con lei avrebbe fatto lo stesso che faceva con le altre.
-Dove vuoi andare a parare, Louis?- chiese infastidito, fingendo di non aver capito.
-Lo sai, Harry-
Quest'ultimo scrollò le spalle, ancora non aveva le idee chiare.
-Ascoltami Harold- e se Louis lo chiamava con il suo nome per esteso, vuol dire che le cose erano davvero serie. -Lei non ti ha fatto niente, non merita che tu le faccia qualcosa-
Harry era indipendente, agiva sempre facendo come gli pareva.
Il giudizio del suo migliore amico però era importante, ed infondo aveva anche ragione.
-Ve bene Louis, va bene- alzò le mani in segno di resa. -Ma ciò non toglie che non mi possa divertire un po'- aggiunse.
Ormai l'aveva puntata, non se la sarebbe fatto scappare.
Era come un cacciatore. E lei era la sua preda.
-Promettimi che non le torcerai un capello- disse Louis, confidando nella parola del suo migliore amico.
-Se farà la brava, è più che al sicuro con me- puntualizzò Harry.
E infondo, un po' di verità c'era in quelle parole.
Adesso che ci aveva messo gli occhi, nessun'altro si sarebbe potuto avvicinare a lei.
-Potrebbe anche trarne lei stessa dei vantaggi-
E Louis notò bene il sorriso malizioso dipinto sul volto del riccio.

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