4. Troubles

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Hope

L'ora di educazione fisica era da aggiungere alla lista delle tante cose che io odiavo.
Inoltre, la trovavo inutile.
Si sudava un sacco, ci si stancava un sacco. A quale scopo, poi? Quell'unica ora alla settimana non serviva a nulla.
Mi guardai intorno.
Alexandra non era ancora tornata a scuola, il chè stava a significare che ero sola.
Il mio sguardo cadde su una persona a cui ultimamente pensavo un po' troppo.
Anche Harry Styles era lì in palestra.
Era uscito poco fa dallo spogliatoio, con un sorrisino soddisfatto.
Quel ragazzo mi spaventava.
Non avevo certo dimenticato cos'era successo due giorni addietro.
-Professor Klint..- mi avvicinai titubante.
-Oh, signorina Smith- disse, dopo essersi voltato nella mia direzione. -Qualche problema?-
Mi grattai la nuca, imbarazzata.
Non ero brava a mentire, e non ero una di molte parole.
La classe mi guardava, compreso lui, facendomi sentire ancora più in soggezione.
-Non..uhm, non mi sento molto bene- balbettai, sperando che le mie scarse doti da mentitrice non mi avrebbero tradito.
-Vuole andare in infermeria?- chiese, anche se non sembrava gliene importasse molto.
-No, no. Solo.. Potrei evitare di, ehm, giocare?-
L'uomo parve pensarci su, mentre si udii un complimento -verso di me- non molto fine da parte di un ragazzo.
Si susseguirono due frasi.
-Va bene, ma che sia la prima è l'ultima volta- del professore.
-Attento a come parli, coglione- da parte di Harry.

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Comodamente seduta sugli spalti, osservavo gli altri sbracciarsi mentre giocavano a pallavolo.
'Comoda' era una parola grossa.
Comunque, stavo lì per i fatti miei, aspettando che quella maledetta ora finisse.
Ricordai quando anche nella mia vecchia scuola facevo finta di stare male, così da passare l'ora senza fare nulla.
Ricordai anche come, a differenza di adesso, ammazzavo il tempo chiacchierando con le mie amiche.
Anche 'amiche' era una parola grossa.
Da quando mi ero trasferita ad Holmes Chapel, nessuna di loro si era fatta viva.
Non una chiamata, non un misero messaggio.
"Ci terremo in contatto" dicevano.
"Non cambierà niente" dicevano.
E, bugia delle bugie, "Ti vogliamo bene, Hope".
-A che pensi?-
Una voce mi fece sobbalzare.
Mi portai una mano sul petto, spaventata.
Con la coda dell'occhio notai che era Harry ad aver parlato.
Se possibile, adesso ero ancora più spaventata.
Feci finta di niente, continuando a fissare il campo.
Notai che, il ragazzo che prima aveva fatto chissà quale apprezzamento su di me, in quel momento mi stava guardando.
Alexandra se ne sarebbe sicuramente uscita con un "Niente male il ragazzo!", e penso che le avrei anche dato ragione.
Era alto, ma non eccessivamente.
Muscoloso, ma non esageratamente.
Gli occhi erano di un castano scuro, davvero particolari.
Stesso colore per i capelli.
Il ragazzo mi schioccò un occhiolino. Senza accorgermene ero rimasta a fissarlo.
Mi ripresi dal mio stato di trans, in imbarazzo.
Il moro però distolse lo sguardo all'improvviso, sembrava addirittura spaventato.
Mi voltai verso Harry, scoprendo che fissava il ragazzo con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
Terrorizzava davvero tutti.
-Coglione- sputò a denti stretti.
Continuai a recitare la parte dell'indifferente, non avevo nemmeno risposto alla sua domanda.
Forse avrei dovuto farlo, le parole di Alexandra mi rimbombavano in continuazione nella testa.
Non bisognava farlo arrabbiare.
Per un attimo mi balzò in testa l'idea di andarmene, cosa che ovviamente non feci.
Bastava starmene buona, mi ripetevo.
Presi a torturarmi le mani, cosa che facevo quando non mi sentivo a mio agio.
Anche Harry parve notarlo.
Accorciò le distanze fra di noi, avvolgendomi le spalle con un braccio.
-Perché non mi fai un po' vedere cosa sai fare con quelle belle manine?- mi sussurrò all'orecchio.
Al diavolo Alexandra.
Mi alzai di scatto, precipitandomi il più in fretta possibile fuori dalla palestra.
Corsi, in modo da allontanarmi abbastanza da lui ed in breve tempo.
Mi ritrovai in cortile.
Mi sedetti sotto il primo albero che trovai, poggiando la schiena sul tronco.
Mi accorsi di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo, così lo tirai fuori con un grande sospiro.
Appena realizzato ciò che la paura mi aveva fatto fare, mi portai nervosamente una mano fra i capelli.
Essere scappata all'improvviso non avrebbe certo giovato alla mia integrità e sanità fisica.
In poche parole: ero nei guai.

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-Che succede?-
Louis diede voce alla sua curiosità, vedendo il suo amico camminare nervoso e come se fosse alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno.
-Non riesco a trovarla-
Harry strinse i pugni, arrabbiato come non mai.
Nessuno, tantomeno quella ragazzina, doveva andarsene in quel modo.
Non l'aveva nemmeno guardato in faccia, non gli aveva risposto, era scappata via senza degnarlo di uno sguardo.
-Harry, dovresti calmarti-
Louis, preoccupato, si piazzò davanti al riccio.
-Non metterti in mezzo, Louis- lo scansò, continuando a perlustrare ogni angolo della scuola alla sua disperata ricerca.
-Cos'hai in mente?- continuò Louis.
Harry sapeva quanto le domande del suo amico avessero sempre un senso più profondo della piccola frase che usciva fuori.
Sapeva che Louis aveva intenzione di scoprire se avrebbe fatto del male o no a quella ragazza.
-Non lo so, adesso devo solo trovarla e mettere in chiaro un paio di cose-

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Alexandra sorseggiò, con un'espressione alquanto disgustata, la camomilla che sua madre le aveva preparato.
Non le piaceva per niente, così come non le piaceva sapere di aver lasciato Hope da sola.
La febbre però non voleva calare.
Decise di mandarle un messaggio. Con quella poca forza che aveva risalì al piano di sopra, recuperando il cellulare che aveva lasciato sul comodino della sua camera.
Hope però l'aveva preceduta.
Un sorriso si fece spazio sul suo viso mentre apriva il messaggio.
Sorriso che, appena letto il contenuto, sparì.
"Alex, credo di aver combinato un casino."

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