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Quel dannato nodo non ne voleva sapere di sciogliersi. Regina continuava a passarci attraverso la spazzola, ancora e ancora, ma quello restava lì, imperterrito.
"Hai vinto tu!" esclamò alla fine, esasperata, quasi lanciando la spazzola sulla toeletta.
"Arrendersi non è mai la scelta giusta, Regina."
La ragazza fece letteralmente un salto sulla sedia, alzando poi lo sguardo sullo specchio, una mano sul cuore. "Madre! Volete farmi morire di crepacuore proprio oggi?" sbottò, lanciando un'occhiataccia al riflesso della donna, che le sorrise di rimando, avvicinandosi al suo.
Cora prese la lunga chioma scura della figlia tra le mani, cercando il nodo ostinato con i polpastrelli.
"Un linguaggio inappropriato per una regina..."
"Anche i miei capelli sono inappropriati per una regina, ma non per questo li taglierò..."
Cora rise di gusto. "I tuoi capelli non sono inappropriati, cara..." disse, trovando il nodo e cominciando a scioglierlo con delicatezza. "La tua impetuosità lo è. A volte..." Il nodo si sciolse docile tra le sue dita. Cora prese la spazzola e con calma riordinò i capelli della figlia. "... bisogna piegare gli ostacoli, non spezzarli."
Regina osservò la madre attraverso lo specchio. "Emma dice che se hai un ostacolo che sembra insormontabile davanti, devi buttartici contro e farlo a pezzi."
"Sai che non approvo la tua amicizia con quella selvaggia, Regina." commentò Cora con asprezza. "Rinunciare al titolo reale per andare in battaglia... Solo una folle lo farebbe..."
"Sai bene che è stata costretta, madre..."
"Non mi sembra le dispiaccia poi molto..."
Regina sbuffò, esasperata. "Come vuoi."
Qualcuno bussò alla porta della stanza. Regina alzò gli occhi al cielo. "Chi è?"
"Sua Maestà il Re desidera vedervi, Altezza." annunciò la voce ovattata di un paggio da dietro gli spessi battenti di quercia.
"Non sono presentabile!"
"Sua Maestà il Re ha esplicitamente detto che un 'no' non sarebbe stato accettato come risposta, Altezza."
Nonostante la voce del paggio si fosse abbassata, contrita, Regina sentì la rabbia montare dentro di lei. Aprì la bocca per rispondergli, ma la madre la precedette.
"Arriva subito!"
Regina si voltò di scatto verso la madre, furiosa. "Madre!"
"Se il Re ha tanta fretta di vederti mentre ti prepari per la tua festa di compleanno, dev'essere importante, Regina."
Regina fissò la madre per un po', trattenendosi a stento dal risponderle, e riuscendo invece a riflettere sulle sue parole. Non aveva poi tutti i torti. Sbuffò e si alzò, dirigendosi a grandi passi rabbiosi verso la porta. La spalancò, superò il paggio, Gustav, un ragazzo appena più grande di lei, che rimase per un attimo stupito nel vederla uscire come una furia dalla stanza prima di seguirla al trotto per stare al suo passo.
"Altezza, mi rincresce molto averVi disturbato durante i preparativi..."
"Non fa niente Gus, non è colpa tua."
Il paggio sorrise mentre faticava per starle dietro lungo i corridoi del castello, impacciato dalle rigide brache di velluto.
"Siete magnanima come sempre, Vostra Altezza."
Regina gli lanciò una breve occhiata. "Qualcuno deve pur esserlo qua dentro. Dov'è mio marito?"
"Nelle sue stanze, Vostra Altezza."
"Bene. Faremo meno strada." disse Regina prima di salire gli scalini alla sua sinistra, giungendo finalmente al piano dedicato agli alloggi del Re. Si fermò davanti alla porta intarsiata d'oro, imitata dal paggio. Si sistemò i capelli e la gonna, lanciando un'occhiata al giovane. "Annunciami."
Gustav bussò alla porta. La voce del Re lo invitò ad annunciarsi.
"Maestà, la Regina Vostra consorte è qui, come avevate ordinato."
"Oh, molto bene! Apri!" lo sentirono ordinare ad uno dei suoi servitori. La porta si aprì faticosamente, rivelando lo sfarzoso interno della camera, porpora e oro.
Leopold sorrideva apertamente mentre invitava la moglie ad entrare.
Regina fece qualche passo verso il marito, che la prese per le spalle, sempre sorridendo. Non poté fare altro che ricambiare.
"Mia adorata moglie..." cominciò lui, allegro. "Oggi è un giorno speciale! Ventuno anni non si compiono spesso!" esclamò ridendo. I suoi servi risero forzatamente con lui. Regina si limitò ad abbassare lo sguardo, fingendo imbarazzo.
"Leopold..." provò a dire, ma lui la interruppe.
"Ricordo ancora il mio ventunesimo compleanno... Ah, quanti anni or sono, la gioventù... Ma tu, mia cara, mi hai fatto provare di nuovo le emozioni di quel tempo!" Sorrise, e Regina si sforzò ancora di fare altrettanto, nascondendo il disgusto. Per fortuna, il Re era troppo impegnato nel suo discorso per badare alle sue emozioni. "Per questo, oggi, voglio farti un dono speciale!" Il suo sorriso si allargò, infettando la ragazza con una sensazione di angoscia inspiegabile. Leopold fece un cenno all'uomo accanto alla porta prima di tornare a guardare sua moglie, il sorriso finalmente mitigato da un velo di solennità. "So che, di questi tempi, con la Strega a minacciarci, sono stato molto impegnato e ho trascurato i tuoi bisogni..."
Una voluta di speranza aleggiò nel cuore della Regina. Che Leopold non fosse l'uomo che credeva di conoscere? Che fosse in realtà un animo gentile, attento, amorevole? La minaccia della Strega lo impegnava giorno e notte, era vero, e molti dei suoi uomini migliori erano morti tra le fiamme del suo drago. Che fosse l'angoscia, e non l'egoismo, a guidare le sue azioni? Sua madre aveva forse avuto sempre ragione?
Un servitore porse uno scrigno al Re, inchinandosi prima di congedarsi. Leopold lo tenne con una mano, aprendolo lentamente con l'altra.
La delusione si fece strada nel letto di Regina ancor prima che i suoi occhi si posassero sullo scintillante oggetto custodito dallo scrigno.
"Questa collana apparteneva a mia moglie, Eva, che ho amato sopra ogni cosa. Vorrei la avessi tu, ora. Come simbolo del mio amore per te."


"La collana di una morta!" sbraitò Regina appena entrata nelle sue stanze, slacciando il gancio che teneva fermo l'oggetto intorno al suo collo e lanciandolo a terra. La magia di sua madre fermò la collana un secondo prima che si frantumasse contro il marmo.
"Regina!"
"Madre! Mio marito mi ha regalato la collana di sua moglie morta! E ha anche detto che era un mio bisogno!"
Cora si avvicinò alla figlia, facendo levitare la collana fino a lei e agganciandola intorno al suo collo senza nemmeno sfiorarla.
"Regina, figlia mia... Guardati." disse, prendendola per le spalle e facendola voltare verso lo specchio.
Regina rimirò il suo riflesso. Gli smeraldi e l'oro del gioiello, troppo grande per la sua corporatura, stonavano con lei. Sapeva che, al contrario, su Eva dovevano essere stati splendidi, poiché riflettevano il colore dei suoi occhi. Occhi che sua figlia, Biancaneve, principessa del confinante regno di re George, aveva ereditato e trasmesso ad Emma, ex principessa, che ad ogni sguardo le ricordava il suo ruolo di rimpiazzo per la defunta regina. Regina non aveva mai incontrato Eva, ma aveva incontrato Biancaneve, che veniva spesso in visita nel regno del padre con suo marito, il principe James, figlio di Re George, e, ultimamente, il loro figlioletto, Ethan, futuro erede al trono, data la rinuncia di Emma.
Regina, invece, non era mai stata in grado di dare un erede a Leopold. Forse per questo il Re la disprezzava. E continuamente le ricordava quanto perfetta fosse invece Eva.
"Sei la regina più bella che questo reame abbia mai avuto." continuò Cora, strappandolo alle sue elucubrazioni.
Regina trattenne a stento una risata. "Come se mi interessasse..."

Emma si nascose dietro alla grande colonna di marmo bianco un attimo prima che la porta si spalancasse. Né la regina né il paggio la notarono mentre si dirigevano a grandi passi verso l'ala Nord del castello. Controllando che nessuno potesse vederla, uscì allo scoperto e, tenendo la spada ferma contro il fianco perché non facesse rumore sbattendo contro il gambale, ripercorse i propri passi, scendendo le scale e percorrendo quindi il corridoio che portava agli alloggi comuni della Guardia Reale, situati esattamente sotto le stanze del Re.
Silenziosamente passò tra le brande vuote dei suoi compagni fino a raggiungere la propria, in fondo alla sala. Stizzita, si sfilò i lucidi guanti d'argento da cerimonia, lanciandoli sulla branda.
"Ti è andato di traverso il pranzo, Cigno?"
La voce improvvisa di Lucas, secondo in comando, la fece sobbalzare. Gli scagliò un'occhiataccia e riprese a togliersi la soffocante quanto inutile armatura da cerimonia. Sul pettorale argentato svettava in oro il suo blasone, il cigno, motivo del soprannome con cui ormai tutti le si rivolgevano. Appoggiò il pettorale a terra, contro il muro, accanto allo scudo d'oro. Su di esso, diviso in quattro da intarsi rossi di rame, erano incisi i quattro simboli per cui era pronta a sacrificare la vita: il fiore del padre, l'usignolo della madre, il misterioso e squadrato simbolo geometrico del nonno e il melo della regina. Si soffermò su quest'ultimo, ignara dello sguardo divertito che Lucas le stava indirizzando.
"Pensavo che le mele fossero un pasto leggero..."
Emma si voltò di nuovo a guardarlo. "Ma di che stai parlando, Luc?"

"Avanti, Cigno, non è un segreto che ti piacerebbe cogliere il frutto proibito della regina..."

"Lucas!" Il generale arrossì fino alla base dei capelli. Il sottoposto, da parte sua, scoppiò in una fragorosa risata.

"Hey, non c'è niente di male! In fondo, chi non vorrebbe? Sua Altezza è un gran bel pezzo di..."

"Capitano Lucas, come osi parlare così della nostra sovrana?" lo rimproverò lei, avvicinandosi minacciosa, nonostante indossasse ormai solamente una tunica corta e delle brache di cotone, e gli arrivasse appena alla spalla. "Potrebbero tagliarci la testa a tutti e due se ci sentisse qualcuno, razza d'imbecille!" aggiunge poi a voce bassa, appena gli fu abbastanza vicina.

L'uomo le sorrise. "Non dirmi che non ho ragione..."

Emma emise un verso inarticolato, esasperata. "Vattene, ti prego! Mi devo cambiare, lo sai, stasera..."

Un boato fece tremare i muri del castello, e polvere e schegge di muro caddero sulle loro teste. Urla, ordini, grida, una tromba da guerra.

Generale e capitano si guardarono negli occhi, poi corsero fuori dalla stanza con le spade in mano.

Tutti amano ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora