All that matters

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Era ormai arrivata la sera, e tutti noi eravamo intorno al tavolo per cenare. Le mani mi prudevano dalla voglia di toccare il corpo sinuoso di Jessica. I suoi baci mi hanno mandato in tilt, e pensare che la prima volta che la incontrai, a stento ci eravamo salutati... non la tocco da quella sera sull'erba, nel mio ex posto di pace e tranquillità. Ora il mio posto era con lei, o almeno, lo speravo. E speravo anche che il mio cervello non decidesse di dare di matto perché, se quello parte, è finita. Divento tutt'altra persona, uno psicopatico completo. Però sembra che Jess non se ne sia accorta, oppure non le da fastidio. In fondo, se ne intende di menti malate, visto che vuole diventare una psicologa. E purtroppo, la mia era perennemente malata. Adesso il mio unico scopo era quello di amare la mia ragazza, farla sentire unica e speciale. Ma forse, finirò con l'essere ossessionato. E ci sono alte probabilità.

<<Ehi, tutto okay>>, mi chiese la ragazza.

Eravamo stesi sul letto. Volevo starle accanto, proteggerla ed aiutarla. Non chiedevo molto.

<<Sì, tutto okay>>, le mentii facendole il sorriso più falso che mi venne. Sembrava più un ghigno.

<<Vorrei continuare gli studi>>, mi rivelò guardandomi supplichevole.

<<Oh, domani andremo alla ricerca di un'università. Non credo che Los Angeles ne sia sprovvista>>, cercai di scherzare.

<<Beh, se a Los Angeles non esiste un'università, allora il mondo è veramente spacciato!>>, esclamò felice.

<<Ma come fai>>, le chiesi di punto in bianco. Sembrava non capire, così riformulai la domanda <<Come fai ad essere così?>>.

<<Una persona mi ha insegnato che devo andare sempre avanti nonostante tutto, senza voltarmi indietro, e mio padre avrebbe voluto questo. Che continuassi a ridere, a scherzare ed a vivere. Lo so, molte persone al mio posto sarebbero state depresse, o peggio, avrebbero rinunciato alla loro vita. E la vita, è la cosa più bella che Dio avesse mai creato per noi. Tutto il resto è secondario. E poi, io sono fortunata. Ho te accanto, e sento che posso fidarmi ciecamente. Sono innamorata di te in una maniera indescrivibile. Non so neanche come sia successo, eppure ero una persona piuttosto cinica, e invece ora, ho gli occhi a cuoricino... mio padre avrebbe voluto questo: soltanto il mio bene. La mia felicità>>.

I suoi occhi brillavano di sincerità, ed io ero pazzo di lei, e presto sarei impazzito veramente se lei avesse continuato così. Con la sua forza, cosa che a me mancava del tutto, o quasi. Non avevo la forza di voltare le spalle al passato, non avevo la forza di disintossicarmi, non avevo la forza di farmi curare la mente. Ed io, ne ero più che consapevole, purtroppo. Chissà, forse avrei dovuto parlare con lei, ma non in quel momento. Ora doveva essere mia. Mi misi su di lei, schiacciandola contro il materasso. Mi guardò prima spaesata, e poi si fece seria. Ed in quello sguardo, mi persi del tutto. La lucentezza dei suoi occhi erano un qualcosa di eccitante e dolce al tempo stesso, e a volte non trovavo nemmeno le parole per descriverli. Anzi, addirittura non mi veniva di parlare di lei in particolare. Era così dannatamente forte!

<<Fammi tua, Juss>>, mi sussurrò avvolgendo le sue mani al mio collo, sfiorandolo.

<<Oh, sì Jess>>, risposi avvinghiandomi a lei. 

Le mie mani strinsero i suoi fianchi che, come un percorso, disegnavano il suo morbido bacino. Si muoveva sinuosa, e il suo corpo che strusciava contro il mio mi faceva sentire così bene... i suoi gemiti erano musica per le mie orecchie, e il suo respiro mi provocava milioni di brividi sotto i vestiti. Lei iniziò con il togliermi la camicia lentamente, ed io le tolsi la sua maglia, e poi la liberai anche dal reggiseno. 

Era una visione straordinaria, e quell'angelo mi era mancato un casino. Quell'angelo maledetto che a volte, era un diavolo solo per via del suo talento nel far girare la testa ai ragazzi, e a me l'ha fatta girare talmente tanto, da farmi innamorare perdutamente. Voglio perdermi in lei. Le strinsi morbidamente il seno, lei ansimò mordendosi il labbro, e si allungò per baciarmi nuovamente. La sua bocca era così dolce, e le sue mani così delicate che quasi non le sentivo che mi stavano togliendo i pantaloni. Tolsi anche i suoi con un solo gesto, e di fronte a me si disegnò un fisico meravigliosamente perfetto. 

Mi leccai il labbro inferiore, e presi a solleticarle i capezzoli, facendola respirare sempre più rapidamente. Due dita si insinuarono in lei, e le sue suppliche di fare sempre più forte, non facevano altro che farmi eccitare ancora di più, ma quando era arrivata quasi al culmine, decisi di fermarmi, estraendo del tutto la mano che poi, vennero prese dalla mia ragazza. Le leccò guardandomi negli occhi, e rabbrividì al pensiero di farla mia.

Presi un preservativo che avevo nella tasca dei pantaloni. Entrai in lei, ed ora eravamo una cosa sola. Urlò dal piacere appena la feci mia, e posò le mani sulle mie spalle, mentre io iniziai a muovermi lentamente. Mi supplicò ancora di fare più veloce. La accontentai, ma facendolo gradualmente. Doveva godere talmente tanto, che non dimenticherà più tanto facilmente quest'esperienza. Alla fine, arrivammo insieme, ed il nostro amore era più vivo, forte e determinato che mai.

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