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L'acqua scivolava lungo il suo corpo, portando giù per lo scarico tutto quello che era accaduto quel giorno. La paura, il sudore del terrore, i battiti cadenzati di un cuore che crede di dover cessare di battere, la lama affilata di quel coltello, l'odore fastidioso di cuoio consumato delle scarpe di quel tizio, lo sparo. Tutto scivolò via, tranne la consapevolezza di essere nella doccia di Zayn, mentre l'odore del suo bagnoschiuma si imprimeva sulla sua pelle e le ricordava lui, che era solo in un'altra stanza di quella casa.

Eryn chiuse gli occhi, lasciando che l'acqua le scorresse sul viso e, ancora, tra i capelli donandole quella tranquillità che, fuori da quel bagno, non avrebbe più trovato. Avrebbe dovuto aggrapparsi a tutta la sua forza di volontà per mantenere le distanze da lui e la cosa l'avrebbe sfinita, lo sapeva.
Chiuse il rubinetto della doccia e allungò il suo braccio, arrivando ad afferrare l'asciugamano pulita che aveva trovato nel bagno. L'avvolse attorno al suo corpo mentre, in un'altra più piccola, avvolgeva i suoi capelli e creava un buffo turbante sulla sua testa. Lo specchio era coperto da uno strato di vapore, così lo spazzò via con un semplice gesto della mano e guardò il suo riflesso; la donna dagli occhi verdi che vedeva riflessa nello specchio non era lei, non era più una ragazza. Gli eventi di quella mattina l'avevano distrutta, ma sapeva che quel cambiamento avvenuto in lei non dipendeva da quell'unico giorno. Eryn era cambiata dal momento in cui Zayn aveva messo di nuovo piede in città e le aveva sconvolto la vita, i sentimenti. Zayn era stata una tempesta in piena regola, che aveva messo sotto sopra tutto ciò che le riguardava senza rendersene conto davvero.

-Eryn.- la voce dall'altra parte della porta la fece sobbalzare. -Stai bene?- le domandò, il tono della sua voce basso e preoccupato.

-Sto bene.- gli rispose, portandosi una mano al petto e sorridendo  alla vista delle sue gote prendere fuoco. C'era una porta a dividerli, eppure il fatto che fosse mezza nuda e che lui fosse proprio lì, la fece arrossire.

-Ti ho portato qualcosa da indossare.-

Eryn si avvicinò alla porta, girò la chiave nella serratura e l'aprì. -Potevi lasciarli in camera.-

Zayn non l'ascoltò, troppo impegnato a passare in rassegna ogni parte scoperta del suo corpo. Era magnifica, anche senza un filo di trucco è un buffo turbante sulla testa. Gli occhi nocciola di Zayn furono sfacciati, senza contengono mentre mandavano a fuoco la pelle di Eryn. Lei, d'altro canto, non disse nulla e lasciò che lui la guardasse, che l'accarezzasse anche senza toccarla. Lasciò che Zayn la sfiorasse con gli occhi, perché era una delle sensazioni più belle al mondo essere guardate nel modo in cui la stava guardando in quel momento.

-Grazie.- la voce di Eryn si incrinò per l'emozione. Allungò le braccia e prese i vestiti dalle mani del moro, che adesso stava incatenando il proprio sguardo a quello della rossa.

-Ti aspetto in cucina. La cena è pronta.- Eryn annuì e chiuse la porta, poggiandoci la sua fronte e respirando pesantemente.

-Cazzo.- imprecò a bassa voce, stringendo gli indumenti al petto e percependone l'odore. Menta.

Eryn sbuffò, lasciando cadere l'asciugamano sul pavimento del bagno e arrossì, di nuovo, quando si accorse che Zayn le aveva portato anche un suo paio di boxer neri, non avendo in casa dell'intimo femminile. Sbuffò ancora, maledicendosi per essere arrossita per una cosa così banale. Indossò l'intimo e la grande maglia a maniche lunghe che le arrivava a metà coscia. Si guardò intorno, cercando qualcosa che, in realtà, Zayn non aveva pensato di portarle. Il pantalone di una tuta. Alzò gli occhi al cielo e buttò, con uno sbuffo irritato, le asciugamani nel cesto della biancheria sporca, lasciando cadere i lunghi capelli, ancora bagnati, sulle spalle. Poi uscì da quel bagno e si diresse in cucina, a grandi passi e con i piedi nudi che toccavano la moquette. Nonostante fosse mezza nuda, il calore che avvolgeva l'intero appartamento la rilassò, così quando si ritrovò davanti uno Zayn sorridente e sfacciato, non riuscì a rimproverarlo e scosse la testa, divertita da quella situazione. Sembrava un ragazzino.

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