Bellezza del corpo e bellezza dell'anima

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È una storia d'amore e di perdita, di sfida, di coraggio, di cambiamento.

È la favola della crescita dell'anima.

L'anima che incontra l'estasi e in un soffio la smarrisce, ma che superando molte difficili prove si riunirà finalmente al divino Amore e con esso, raggiante, si innalzerà la verità.

Sedete quindi, ed ascoltate con le orecchie del profondo.

C'erano una volta un re e una regina che avevano tre figlie.

Le due figlie maggiori erano d'aspetto gradevole, ma nulla più. La minore invece era di una bellezza a dir poco splendente. Il suo nome era Psiche.

Tutti, anche fuori dai confini del paese, conoscevano l'infinita bellezza della fanciulla e molte persone la onoravano, paragonandola ad Afrodite, la dea della bellezza e dell'amore, nata dai flutti marini.

Alcuni addirittura dicevano che Psiche non fosse solo una manifestazione di Afrodite, ma fosse una Dea ella stessa, nata non dal mare, ma dalla Terra.

Queste voci raggiunsero le orecchie della Dea che, adirata, desiderò vendicarsi sulla dolce fanciulla.

Convocò quindi suo figlio, Eros, intimandogli di scoccare una freccia che trafiggesse il cuore dell'impertinente ragazza, in modo tale che s'innamorasse di un individuo orrendo e malvagio.

Psiche e la sua famiglia in realtà non gioivano del dono di quella straordinaria bellezza, come a contrario Afrodite credeva. Infatti nessun uomo voleva sposare Psiche. Nessuno voleva teneramente amarla in quanto donna. Volevano solo venerarla come una Dea.

Psiche perciò era sola, convinta che il suo futuro sarebbe stato privo d'amore.

I genitori della fanciulla decisero quindi di consultare l'Oracolo di Delfi, e la Pizia pronunciò parole di sventura.

Psiche avrebbe dovuto essere condotta sulla cima di una rupe e lì abbandonata, di modo che un mostro serpentino potesse portarla con sé per farne la propria compagna. Tutta la famiglia rimase per giorni in preda all'angoscia, ma alla fine si dovette per forza adempiere al volere degli Dei. Così una triste processione accompagnò la giovane, vestita da sposa, al suo tetro fato.

Giunta sulla rupe, Psiche venne abbandonata tra molti rimpianti, lasciata sola a consumarsi di lacrime. Mentre si trovava paralizzata dalla paura, Psiche sentì d'improvviso spirare una brezza leggera, che delicatamente la sollevò in aria per condurla al di là della montagna, verso una valle segreta.

Qui Psiche si addentrò cautamente nel folto di un bosco e, presso una fonte cristallina, vide un palazzo meraviglioso. Abbagliata dallo splendore delle colonne d'oro e dei soffitti d'avorio, decise di entrare in quella che pareva la dimora di un qualche Dio. All'interno, lo spettacolo non era da meno, ma tra tata leggiadria quel che più la incantò fu che nessun guardiano sembrava far da sentinella a tutte quelle ricchezze. Mentre rifletteva su questo, udì delle voci incorporee e gentili invitarla ad accomodarsi e a richiedere ciò che più preferiva, spiegandole che tutto quello che vedeva apparteneva a lei. Così, riposata e rifocillata, una volta giunta la sera, la bella fanciulla andò a dormire, non sapendo cosa l'oscurità le avrebbe portato.

Nel silenzio della notte un uomo, che Psiche non riuscì a vedere, si accostò al suo letto e si unì a lei, facendone la propria sposa.

Al mattino la giovane si ritrovò nuovamente sola, con le voci come unica compagnia.

Ciò si ripeté nello stesso modo per diverso tempo, finché una notte Psiche udì finalmente la voce melodiosa del suo compagno che l'avvertiva di un imminente pericolo.

Amore e PsicheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora