Io non piango mai.
Urlo, corro, rompo tutto ciò che mi sta intorno, distruggo, faccio a botte, scrivo, disegno, fumo, bevo, ma non sfogo mai la mia rabbia piangendo.
Non lo ho mai fatto.
Non lo ho fatto quando mio padre tornava a casa ubriaco e picchiava mia madre.
Non lo ho fatto da bambina quando mi prendevano in giro.
Non ho pianto quando ho perso tutto a causa dei debiti di famiglia.
Non lo ho fatto quando mio padre se ne è andato e ci ha lasciati nella merda.
Non piango quando sento la sua mancanza.
Non ho pianto quando gli assistenti sociali mi volevano portare via da casa.
Non ho pianto quando hanno portato via la mia sorellina e la hanno affidata ad una famiglia australiana.
Non ho pianto quando sono stata bocciata a scuola per le troppe assenze.
Non ho pianto dagli psicologi.
Non ho pianto quando sono stata rinchiusa nel carcere minorile che è alle mie spalle.Ho passato sei lunghi mesi lì dentro.
Scendo i tre scalini del portico in cemento.
Adesso che sono fuori prendo un gran respiro e corro da mia madre e mio fratello Justin che mi stringono forte.
Poi mi guardo in torno.
"Debbie non c'è?" Chiedo speranzosa.
"Non è potuta venire" dice mia madre con tristezza.
Ci avviamo verso la vecchia macchina per tornare a casa.
"Mi sorprende che questa cosa vada ancora" dico riferendomi alla vecchia auto grigia di mia madre.
"Già" risponde Justin.
Una volta usciti dal cancello automatico spalanco il finestrino dato che siamo a settembre e lascio che il vento accarezzi la mia pelle come non faceva da molto , forse troppo, tempo.
Di sicuro ho sofferto più io in quindici anni che una persona normale in tutta la sua vita.
Vorrei riabbracciare Debbie. Chissà dove è e perché non è potuta venire, è l'unica amica che mi è rimasta.
Non ho mai avuto molti amici perché ho difficoltà a fidarmi delle persone da quando mio padre se ne è andato.
"Da domani rinizierai la scuola" dice mamma interrompendo le mie riflessioni sul passato.
Fantastico. Una ragazza che si presenta dieci giorni dopo l'inizio della scuola.
Noto una scritta su un ponte che sei mesi fa non c'era: bentornata in questo mondo di merda, -debb.
Debbie.
Sorrido per l'affermazione.
Arriviamo davanti casa nostra.
La osservo per un po' prima di entrare. È uguale a come l'ho lasciata. Così come la mia camera.
Mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi annusando l'odore di lenzuola pulite; semplicemente l'odore di casa.
Il sonno si è impossessato di me. Vengo svegliata da un bacio sulla guancia.
Apro un'occhio ma la luce che filtra dalle tapparelle me lo fa richiudere.
Ritento con più cautela e riconosco il viso del mio rompi coglioni personale, nonché Justin, che si siede sul bordo del letto.
"Mi sei mancata" mi dice con uno sguardo sincero, che poche volte gli ho visto in faccia.
Sorrido lievemente. "Anche te" rispondo abbracciandolo. Restiamo abbracciati fino a quando suonano il campanello.
Poi sentiamo passi svelti che salgono le scale e la porta si spalanca rivelando Debb tutta contenta che corre e mi si butta addosso schiacciandomi.
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To risk » Christopher McCrory
Romance«Come una droga pericolosa, sai che potresti morire di lei, ma finché ne fai uso stai bene. Perciò ogni volta ne vuoi una dose maggiore. Ma quando essa non c'è; stai male, malissimo. E altre droghe non allevieranno mai il tuo dolore come faceva lei...