Capitolo 33

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Tolsi le scarpe bagnate e corsi in camera per chiudere la finestra che avevo lasciato aperta prima di uscire di casa. Misi i nuovi acquisti sul tavolo e mi sdraiai sul letto,cercando di smettere di pensare.

Convinta di avercela fatta, ritornai alla scrivania per finire di studiare , quando ricomiciai a pensare a ciò che era avvenuto una decina di minuti prima.

Non potevo continuare così.
Chiusi i libri e tornai alla finestra e stetti lì seduta per un tempo indefinito. Lasciai la mia mente finalmente libera di pensare  ...e forse , era proprio di quello che avevo bisogno. Arrivai a dire che ciò che era successo non sarebbe dovuto ricapitare piú,nonostante lo  volessi tanto.
Stupida
Dissi sbattendomi una mano sulla fronte.

Decisi che avrei sfruttato la scusa dello ''schiarirmi le idee'' ancora un po'. Presi la chitarra e cercai un pezzo che avevo scritto quando ancora andavo in terza media. Presi il plettro e cominciai a suonare. Sia la musica che il testo della canzone , stonavano con il paesaggio triste e  bagnato dalla pioggia, ma a volte è proprio questo che serve. Fregarsene del temporale e divertirsi sotto la pioggia.

Stetti molto alla finestra, risuonai canzoni che avevo scritto un paio di anni fa,  suonai canzoni di Bon Jovi e di chiunque altro mi venisse in mente.

-Alissa muoviti!- la voce di mia madre mi riportò al presente,  ordinandomi di venire a cena, e mentre scendevo le scale, mi accorsi di una cosa...mi accorsi che era il giorno dell'arancino.

Nonostante mangiare e parlare con la mia famiglia mi abbia fatto distrarre per un' ora, appena tornata in camera non ho potuto fare a meno di ricominciare a pensare a Piero...sono così patetica cavolo.

Presi il computer ed azionai la riproduzione casuale di spotify lasciando ai  Negrita la possibilità di ricordarmi che a modo mio sarò contenta un giorno anche io...e anche che si fa bene a stare fuori visto che è primavera, ma questo è un altro discorso.

Dopo aver riconosciuto "a modo mio", non pensai più al titolo delle canzoni, l'unica cosa che pensavo era il fatto che mi piacessero.

La musica continuava ad andare e io continuavo a cantare e a scuotere i capelli a destra e sinistra.

Dopo una lunga serie di movimenti di capelli, guardai l'orologio e decisi che era arrivata l'ora di andare a dormire. Anche se poteva sembrare il contrario ero davvero stanca e la giornata di domani sarebbe stata impegnativa.

Misi il pigiama e sistemai i capelli in un cipollotto disordinato, l'indomani mattina ero sicura che me ne sarei pentita ma in quel momento faceva troppo caldo anche per una con i capelli corti.

Misi la ribalta  alla finestra e mi infilai sotto le coperte che ancora la musica andava, solo che a dfferenza di prima, i pezzi che trasmetteva il pc erano molto più lenti.

Misi a caricare il telefono, e sbloccando lo schermo notai le quattordici chiamate perse da Piero Barone, ma non lo richiamai per orgoglio

Non so che ore fossero, e non avevo voglia di accendere il telefono per saperlo.  So solo che sentii dei colpi alla finestra e una voce che mi chiamava. Mi strinsi nel lenzuolo tremante,tutto quello che stava succedendo sembrava surreale, degno di una fan fiction. Avevo già letto di persone che mettono da parte l'orgoglio e si presentano alla finestra della persona per cui avevano deciso di fare questo sacrificio, ma la situazione era ben diversa. Prima di tutto, era giorno, o per lo meno, la luce del crepuscolo non rendeva la situazione inquetante quando succedeva, e poi, la maggior parte delle volte erano poldi giovano innamorati di belle fanciulle...e anche quello non mi sembrava abbastanza attinente a ciò che stava succedendo a me in quel momento.

Non farmi aspettare ||Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora