Capitolo 15

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 15.


Una settimana può passare tremendamente in fretta, oppure lenta come l'avanzare di una lumaca in un prato.

Tutto dipende da cosa tu stia facendo, o da quanto il tempo sia vitale per te.

Sicuramente, se si è in vacanza, spaparanzati su una sdraio a sorseggiare mojito, o in montagna a passeggiare leziosamente per i sentieri, i giorni passeranno veloci come la freccia scoccata da un arco teso.

Quando si è impegnati in qualcosa di noioso o peggio, pericoloso, il tempo non scorre affatto, quasi avessero riempito gli ingranaggi dell'enorme orologio cosmico di poliuretano.

Noi ci trovavamo nella seconda categoria.

Sapevo, in tutta coscienza, che il nostro peregrinare tra i monti non stava durando dall'inizio dei tempi, ma l'apparenza era questa.

Il brutto tempo, poi, demoralizzò tutti e Alec, alla fine, prese il tanto paventato raffreddore.

Erin, però, non se la sentì di ridergli in faccia come promesso perché, a sua volta, starnutiva e tossiva a intermittenza, imitando Alec in tutto e per tutto.

Dubitavo che io e Duncan avremmo resistito molto di più, senza buscarci qualcosa.

Nessun licantropo sapeva bene perché, ma il raffreddore era l'unica malattia umana che poteva colpirci.

Avremmo potuto passare indenni in mezzo a un'epidemia di colera, ma bastava una sola persona con il raffreddore, perché questo prolificasse anche in un intero branco.

Visto che studiavo Immunologia – o almeno, queste erano le mie speranze – avrei potuto tentare di capirne i motivi, ammesso e non concesso che riuscissi a tornare all'Università.

Sbuffai, passandomi un dito sotto il naso, che sentivo pizzicare minacciosamente, e scrutai verso il basso non appena raggiungemmo una protuberanza rocciosa al limitare del bosco.

Dall'alto dello strapiombo dove ci trovavamo, potevamo scorgere la valle sotto di noi e il piccolo torrentello zigzagante che si trovava nel mezzo.

La vegetazione lussureggiante, ricca di betulle e frassini, si inframmezzava a macchie di abeti rossi e pini silvestri nelle zone più alte dei monti.

Muschi, licheni e interminabili distese di mirtillo rosso si estendevano nella boscaglia a tratti rada, da cui era possibile scorgere i pennacchi delle montagne.

Era un autentico paradiso, non fosse stato per la pioggia e per la fretta di raggiungere il nostro obiettivo ultimo.

Trovare i berserkir.

Avevo chiesto più e più volte alle piante, mano a mano che procedevamo nel fitto bosco ma, tutte le volte, avevo ricevuto risposte negative.

Ero quasi stanca di quell'interminabile braccio di ferro con il destino, ma non potevo mollare così.

Allontanandomi dallo strapiombo, mi appoggiai perciò all'ennesima betulla e ascoltai passivamente ciò che aveva da dirmi in merito a quel tratto di boscaglia.

Quando, però, mi mise al corrente della presenza di una bambina, la mia mente annoiata scattò sull'attenti.

Spalancai gli occhi, memore dell'avvertimento di Bev, e ascoltai le indicazioni inerenti questa ragazzina sola e ferita, dispersa nella foresta in cui ci trovavamo.

Che ci faceva lì, per l'amor del cielo?

Quando infine mi scostai dall'albero, misi al corrente i miei compagni di viaggio di quel che ero venuta a sapere.

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora