CAPITOLO I (PARTE 5)

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La notte passò lentamente, Galact era tormentato dagli incubi e il rumore del torrente non lo aiutava a prendere sonno, un senso di colpa lo perseguitava, il pensiero del compagno caduto in acqua lo distruggeva, le lacrime gli solcavano il viso e lui neppure si prendeva la briga di asciugarle, consapevole che ne sarebbero scese altre.
Bagalat dormiva serenamente, aveva visto molti amici e compagni morire, non dava segni di turbamento. Loert continuava a svegliarsi e ad addormentarsi.
Ad un certo punto si mise seduto immerso nei propri pensieri, poi si alzò e andò ad accarezzare il proprio cinghiale, gli parlò e gli diede qualche ghianda, si voltò verso il torrente e vide il padre che era in piedi, fisso a contemplare le onde scroscianti che si infrangevano sui massi. Appariva possente, rivestito con l'armatura, appoggiato alla sua ascia, contemplava i flutti e meditava, gli occhi erano sbarrati e vuoti, impossibile capire quali fossero i suoi pensieri. Loert gli si avvicinò cautamente, si mise sulla sua destra, guardò anche lui il torrente
-A cosa pensi?- chiese Feert
-A quello che è successo- rispose
-E cosa è successo?-
-Non lo ho aiutato- disse Loert con gli occhi lucidi
-Hai fatto il possibile e anche di più- ribattè Feert con tono pacato, Loert sospirò, non era convinto di quello che gli era stato detto, sapeva di poter aiutare, bastava solo correre e resistere col fiato, ma non ce l'aveva fatta, si voltò a guardare quei pochi alberi presenti in quella piana e vide un corvo appollaiato, diede una leggera gomitata al padre per richiamare la sua attenzione e gli indicò il corvo, Loert cominciava a credere che quegli animali più che divini e amati dagli dei, erano invece portatori di sventure. Effettivamente nessuno aveva mai udito nei racconti che i Corvi fossero ambasciatori di fortuna, ma essendo gli occhi e le orecchie degli Alti Dei, tutti quanti li trattavano con rispetto, cercando di assumere un comportamento decoroso in loro presenza in modo che le loro buone azioni fossero riferite ai loro Padroni, così da poter ottenere un giudizio positivo.
Loert si piegò e prese qualche sasso, se li fece girare tra le mani guardandoli, poi ne lanciò uno in acqua. Feert era impassibile, con un colpo della mano si girò il mantello e a sua volta si voltò, chinò lievemente il capo, guardò i sassi nella mano di Loert e ne prese uno, lo gettò per terra e lo fissò per qualche istante, dunque lo riprese e lo consegnò al proprietario, il quale la lanciò nell'acqua, la pietra affondò o venne spazzata via dalla corrente, non è dato saperlo a nessuno. Loert si gratto la testa e improvvisamente sbadigliò, quella era stata senza dubbio una giornata movimentata, colma di dolore, ma il corpo prima o poi comincia ad accusare stanchezza e gli occhi da soli tendono a chiudersi senza accorgersene, per Loert fu esattamente così.
Diede un'ultima occhiata al fiume, come se stesse cercando il corpo della guardia caduta, sperava che una piccola fiamma di speranza potesse divampare, ma era già brace.
Il principe si sdraiò nuovamente e sotto il cielo stellato riprese a dormire.
Una folata di vento svegliò tutti quanti l'indomani, il freddo era pungente e appena alzati si apprestarono ad accedere un fuoco per scaldarsi prima della partenza. Il ponte era completamente distrutto e nessuno avrebbe potuto dire che ce ne fosse mai stato uno, le assi di legno che ne facevano parte dovevano essere state trascinate dalla corrente verso il mare ad ovest, una lepre con la pelliccia bianca correva in mezzo alla distesa innevata, ignorando completamente i nani, si avvicinò alle sponde del fiume ivi terminò di scorazzare, dopo un attimo di pausa riprese il suo saltellare in mezzo alla coltre di neve. Loert continuava a far girare lo sguardo, talvolta su un albero in lontananza, oppure su una roccia particolare del torrente, seguiva con particolare attenzione anche i movimenti della lepre, poi, uno brivido di freddo gli percorse tutta la schiena e così raggiunse i compagni.
Quando partirono nessuno osò aprire bocca né per dare le indicazioni della strada da seguire né per salutarsi a vicenda. Anzichè fare una colazione che si rispetti con pane e carne secca, bevvero solo dell'acqua.
La marcia proseguì lentamente, il cielo era limpido e il silenzio regnava tutt'attorno alla compagnia, Loert raggiunse il padre chiedendo quale sarebbe stata la strada da seguire, allora Feert lo guardò e gli indicò gli alberi che Loert stava guardando prima di partire, dopo quelli avrebbero dovuto proseguire finché non avrebbero visto due colline, in mezzo ad esse spiegò che si erigeva un'alta muraglia presidiata da due torri imponenti, le quali erano sorvegliate in continuazione, la città poi si estendeva lungo la valle che le colline formavano, con la reggia del Wotan che affiancava il torrente che avevano appena passato, insolito è il fatto che la città non si erigesse all'interno di una montagna, ma d'altronde anche Gon-Karodar fu costruita a metà tra l'interno e l'esterno di una montagna.
-Come faremo a tornare indietro ora che il ponte è distrutto padre?- chiese Loert ad un certo punto, Feert lo guardò per pochi secondi negli occhi e poi fece spallucce, dunque il principe volse lo sguardo verso Bagalat che non lo degnò nemmeno di uno sguardo
- ehi AT- urlò Loert verso il generale
-dovresti imparare che quando qualcuno ti parla è rispettoso nei suoi confronti almeno guardarlo negli occhi- Bagalat continuò impassibile, diede un colpo con il piede nelle staffe del cinghiale per fargli aumentare il passo -prima di tutto dovresti meritartelo il rispetto, principe- gridò senza nemmeno voltarsi, Loert subito si voltò con sguardo allibito verso il padre cercando aiuto con lo sguardo
-dovresti farlo frustare per ciò che ha detto- allora Feert inarcò un sopracciglio e guardò il figlio
- solo perché tu sei principe non significa che meriti più rispetto di un contadino, se parli male non pretendere che a te riservino un trattamento migliore di quello che tu dai-
-io sono il principe e tu il re! Se non abbiamo più diritto a cosa serve il nostro ruolo?- sbraitò Loert
-io sono re perché eletto e benvoluto, tu sei principe solo perché mio figlio e questo non significa che diverrai re, inoltre il nostro ruolo è quello di guidare e rappresentare la nostra stirpe alle altre, noi siamo eletti dal popolo per il popolo- rispose con tale forza queste ultime parole Feert, tant'è che Loert per quanto non d'accordo capì che era meglio tacere.
La sera si fermarono verso il tramonto e il giorno dopo, dopo qualche ora, furono in vista delle torri della città, Galact iniziò a gridare di gioia e a ridere, i compagni lo imitarono. Man mano che si avvicinavano riuscivano a vedere la perfezione nel lavoro delle pietre che costituivano le mura e le torri, Loert rimase a bocca aperta e a stento credeva a quel che gli stava davanti. I portoni erano di legno di quercia, abilmente lavorati, sopra erano incise delle rune, al fianco di ognuno stava una guardia con l'elmo a maschera, scudo circolare e lancia, la cuspide rifletteva la luce del sole, anche al di fuori delle mura c'era un grande via vai di Nani, una strada ben battuta proveniva dalla parte opposta rispetto a quella su cui si trovava Loert e si incrociava con la loro, numerose carovane la stavano percorrendo, alcuni erano su qualche cinghiale e addirittura Uomini si dirigevano verso i portoni che erano spalancati.
Entrarono in città e passando sotto il l'arcata osservavano i drappi che scendevano lungo le pareti, notarono la strada lastricata e il vociare degli abitanti, l'aria era densa di odori, profumi, si sentivano battute e litigi, dei bambini correvano ovunque con bastoni in mano.
La via principale era piena di bancarelle, alcune nane invitavano a giacere con loro, altre tentavano di vendere i propri oggetti, niente di valore, ma di grazioso aspetto, Loert continuava a guardarsi attorno, osservava i tetti in legno delle case e desiderò assaggiare del cibo che gli veniva offerto, ma non poteva, si voltò verso Galact indicandogli una bancarella che era piena zeppa di boccette di vetro con dentro dei colori, ricevendo in cambio un sorriso.
Si sentiva un fabbro forgiare alcune lame e si vedevano i carri trainati da possenti buoi portare numerosi sacchi.
Per terra scorreva un solco che era coperto con assi di legno, Feert spiegò a Loert che era un sistema fognario per la sporcizia. Alcuni vagabondi si avvicinavano al re allungando la mano per avere qualche moneta, non molti potevano permettersi dei cinghiali e dato che tutti quanti si dirigevano verso il palazzo in sella a questi animali mostravano una ricchezza che non passava inosservata, d'altro canto gli stendardi che si erano portati tradivano la loro identità. Alcune guardie armate di lancia si avvicinarono al gruppo e presero a colpire tutti i nani che elemosinavano, facendoli scappare per le varie vie, Feert guardò le guardie che a loro volta fissarono il re con sguardo fermo e impassibile, nessuno accennò a un saluto, poi si sentì una fragorosa risata e l'attenzione fu rivolta verso un nano in sella a un magnifico cinghiale, bardato e col pelo lucidato.
Si avvicinarono a lui che continuava a ridere e osservare Loert e il padre
-chi sei?- chiese il re
-Hakt figlio di Bhakt della casata di KT- rispose il soldato sul cinghiale estraendo un pettine e passandoselo sulla barba bionda
-quello che chiedeva mio padre è chi sei tu per noi- disse Loert, Hakt lo guardò per un attimo interdetto, poi continuò
- sono il capo della guarnigione del palazzo mio signore-
-che fine ha fatto Gualdôt?- chiese Feert spiegando che era il generale della città negli ultimi cinquant'anni
Hakt abbassò lo sguardo
-è morto, mio re- calcò molto le ultime due parole, ma nessuno vi fece caso, il cuore di Feert si fece pesante, ma non lo diede a vedere.
Hakt spiegò che mentre stava partecipando ad un duello rimase ferito mortalmente e che sfortunatamente dopo essersi ripreso da quello, venne colpito da una febbre micidiale che lentamente lo portò alla morte.
-Portaci a palazzo- ordinò Feert con tono impassibile
-gli ordini sono di far entrare solo voi e vostro figlio, mio re-
rispose il generale della guarnigione
Feert guardò Bagalat che fece spallucce, quindi estrasse un borsellino pieno di monete e lo lanciò ad Hakt che lo afferrò al volo, acconsentì a far entrare solo un altro nano a palazzo purché a sua scelta e la scelta ricadde su Bagalat, con sommo dispiacere di Loert che sbuffò. Durtant e Galact dovettero trovare alloggio in una locanda e si separarono dai compagni subito dopo aver ricevuto delle monete per poter permettersi un buon letto caldo e cibo. Hakt fece cenno di essere seguito e le guardie si disposero ai fianchi dei tre nani, scortandoli fino al palazzo.
Questo era stato costruito sul lato occidentale della città, le mura gli passavano a fianco lasciando solo la parte posteriore erigersi sul torrente, prima del portone si trovava una saracinesca che venne prontamente alzata subito dopo l'ordine di Hakt, egli smontò di sella e fece scendere anche gli altri, poi chiamati alcuni servi fece condurre i cinghiali nelle stalle.
Hakt fece entrare sotto scorta il re con il figlio, mentre Bagalat li seguiva poco più indietro, si ritrovarono in un immenso atrio, sorretto da enormi colonne di pietra, nel centro si trovava uno scalone in pietra che portava ai piani rialzati e tutto quanto era illuminato da braceri e un numero incalcolabile di torce.
Lungo le pareti erano disposte delle armature che a null'altro servivano se non di bellezza, nella parete di sinistra era scavata una scalinata che portava alle cucine dalle quali proveniva un profumo di maiale arrosto e di varie erbe per condire.
Le guardie presero congedo e rimasero nella vasta sala Hakt che si gaurdava intorno, Feert che discuteva con Bagalat così a bassa voce che nessuno potesse sentirli e Loert che cercava di orientarsi.
-Quando ci sarà la prima assemblea?- domandò Feert senza voltarsi verso Hakt
-Non sta a me dirlo, mio re- rispose quest'ultimo indicando un nano vestito con una lunga tunica rossa e un mantello blu marino legato da una collana d'oro, la sua barba era grigia e ben pettinata, i baffi andavano verso l'alto formando un insolito ricciolo, dire che fosse grasso era un complimento e in testa portava un grosso turbante viola. Loert lo guardò stupito e si girò verso il padre, che, aveva nel volto il suo stesso stupore
-Gapòt, ai vostri ordini- disse il bizzarro nano, la sua voce era molto più femminile che maschile, si portò un'ala di pollo alla bocca e ne staccò avidamente un pezzo
-e tu sei?- chiese Feert come se non avesse sentito cosa gli avesse detto poco prima
-Gapòt, sovrintendente della città- continuò quest'ultimo, Bagalat stava in silenzio, ma il suo sguardo era puntato su Hakt che aveva un sorriso malizioso sul volto
-Dimmi, sovrintendente Gapòt, dov'è Tarqut? Colui che avevo nominato sovrintendente prima di te?- Hakt si avvicinò e inchinandosi davanti al re disse che era stato molto male pochi mesi precedenti e che era in viaggio al momento verso il regno della stirpe degli R, che lo avrebbero curato, nel frattempo aveva nominato Gapòt affinché lo sostituisse durante il Wotan.
Feert fece un cenno con la mano e gli disse di rialzarsi
-mio padre aveva domandato quando si svolgerà la prima assemblea- disse Loert con una certa arroganza, Gapòt indicò ad Hakt i portoni e lo spinse verso alcuni servi
-Domani alla quarta ora della giornata, alcuni servi vi mostreranno le vostre stanze- Feert e Loert furono condotti verso le scale, Bagalat invece seguì Hakt in un altra stanza, si volto nuovamente e incrociò lo sguardo di Gapòt.
I portoni del palazzo intanto si stavano chiudendo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21, 2016 ⏰

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