È giunto il momento di raccontare di quel viaggio, di quel viaggio che non abbiamo mai fatto. Sembra stupido a dirsi e in realtà, non mi duole ammetterlo, è molto stupido. Così come utilizzare la parola "duole"; ho appena detto di voler raccontare qualcosa di stupido, di davvero molto stupido, che senso ha utilizzare la parola "duole"? Per creare armonia o molto semplicemente per inserire un parolone in una prosa alquanto scadente. Non mi faccio più molti problemi sull'insultare il mio modo di scrivere, non mi offendono i miei insulti e in questo modo ho anche una barriera che mi protegge dagli insulti degli altri. Anche dai tuoi insulti, caro lettore, anche dai tuoi. Sempre sperando che ci sia un caro lettore che abbia voglia di leggere questa storia di un viaggio che non è mai realmente avvenuto. Io spero sempre che ci sia qualcuno aldilà dello schermo di questo computer che possa seguire le mie mani scrivere questa storia alquanto stupida e vedere le mie labbra ora distendersi in un sorriso mentre mi accorgo della marea di idiozie che sto scrivendo. Ma sto divagando, come accade spesso, ed è forse giunto il momento che io continui a parlare del mio viaggio, quel viaggio che in realtà non è mai avvenuto, fatto che rende questa storia alquanto stupida o divertente. Dipende dal punto di vista del caro lettore, sempre che ce ne sia uno, come io spero ci sia. Dicevo quindi: il viaggio. Secondo il mio caro vecchio amico, Zanichelli 1996, il viaggio è un trasferimento da un luogo ad un altro, generalmente con un mezzo di trasporto. Una definizione abbastanza asciutta, noiosa ad essere crudeli, ma dovete scusare il mio vecchio e caro amico Zanichelli che, passati tanti anni nella mia libreria impolverata, non ha più tanta voglia di ridere e decide di ammorbare chiunque lo circondi con queste definizioni monotone. D'altronde, caro lettore, quando pensi ad un viaggio qual è la tua prima idea? Una destinazione in primo luogo e poi, sempre se ci sono soldi, un mezzo di trasporto. Alla fine quindi si, il viaggio è un trasferimento da un posto all'altro con un mezzo di trasporto. Non starò qui a creare una definizione poetica di viaggio, magari cantando dolci verità che si nascondono nei cuori di tutti gli uomini come il viaggio è la riscoperta di se stessi, il viaggio è la ricerca del proprio destino o cose simili. Non è che critichi chi la pensa in questi termini; magari, in passato, o anche nel presente, esiste gente che viaggia per ritrovare se stessi o il proprio destino ma non è il mio caso. E soprattutto non era il mio tempo. Il mio viaggio, il viaggio che non ho mai realmente fatto, era un viaggio a piedi, completamente inutile e con ben pochi pericoli da incrociare. Le persone che conoscevo io a quei tempi viaggiavano per raggiungere una meta, città o villaggi vacanze, e nessuno viaggiava mai per il solo gusto di farlo. Il viaggio in macchina, treno o mezzo che sia era solo una scocciatura, tempo perso, che bisognava sopportare per raggiungere la destinazione. Ecco, sotto questo aspetto, il mio viaggio mai fatto si differenziava dagli altri. Ciò che contava non era la destinazione, luogo visitato fin troppe volte nella mia vita, ma il percorse da coprire. Cosa mi spinse a voler compiere questo viaggio mai fatto? Ecco questa, mio caro lettore, è una gran bella domanda alla quale io non ho alcuna risposta. E ora rimango qui, seduta, alla mia bella scrivania arancione a pensare a quale sia la risposta più opportuna a questa domanda. Nel frattempo potresti immaginarmi, mentre aspetti, e io potrei darti una mano. Magari mi immagini come un bel giovanotto, come l'attore che interpreta Sal Paradiso nel fil On the road, capelli neri, magro, con la schiena piegata sulla scrivania e una sigaretta in bocca mentre arriva l'ispirazione. Anche senza maglietta, se fa molto caldo, così fa tutto più scena. Mi dispiace deluderti ma uomo non sono. Fumato, mai fumato. Posso aiutarti dicendoti che dovresti immaginarmi come una donnina bassa, sul metro e sessanta più o meno, né bella né brutta, magra sì, forse con qualche chilo in più preso per troppi gelati, e un simpatico taglio a caschetto che tutti disprezzano ma che io trovo abbastanza carino. Ah, non dimentichiamoci gli occhiali e un bel pigiama con gli orsacchiotti. Quest'ultimo è davvero un tocco di classe. Ora, se il mio caro lettore non ha perso interesse per la mia idiozia, vorrei provare ad immaginare lui o lei. Mi piacerebbe che fosse un bel ragazzo a leggermi, magari sulla ventina, un fisico niente male ma opto più che altro per qualche ragazzino o un vecchio incuriosito da un'opera idiota. L'importante è che ci sia qualcuno, considero degno di importanza chiunque abbia il gran coraggio di leggere le mie idiozie, e che apprezzi almeno in parte il mio viaggio mai fatto. Ecco, tornando al viaggio, perché ho deciso di fare questo viaggio mai fatto? Una risposta non c'è, mio caro lettore, ma posso spiegarti chi ero allora e provare a spiegarti cosa volevo o, meglio, cosa pensavo di volere.
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Il mio viaggio mai fatto
Random"Ero questo a diciotto anni, al tempo in cui decisi di intraprendere questo viaggio mai fatto. Una ragazzina folle d'un amore giovane, impaurita dal futuro e con un'immane scelta da prendere. Era facile essere inghiottiti, in una situazione del gene...