Diverse...Una parola facile da pronunciare.Io mi sentivo diversa ogni volta che,passando davanti alla finestra di quell'asilo,vedevo tutti quei bambini giocare felici e divertirsi mentre io non potevo farlo,mi era proibito farlo.Già soltanto il fatto che io fossi nata era una disgrazia,figuriamoci se mi avessero mai lasciato lì,in quel posto,insieme ad altri bimbi come me,per giocare un po' e poter sorridere ogni tanto.Vi sembrerà strano ma è così,la mia nascita,come quella di tante altre bambine nel mio paese,è considerata quasi una rovina.Nella maggior parte dei paesi del Medio Oriente la nascita di una donna è a dir poco inutile.Eh si,noi donne siamo considerate inutili alla società,inutili al mondo e a tutto ciò che ci circonda.Siamo costrette a vivere in un mondo parallelo a quello in cui viviamo,ma del tutto diverso per quanto riguarda i nostri diritti.Non è bello,per me,come per altre migliaia e migliaia di donne,vivere in un paese dove non puoi respirare altrimenti potresti dar fastidio agli uomini che ti stanno intorno,non puoi mostrare la tua chioma,i tuoi bellissimi capelli, ricci o lisci che essi siano,altrimenti rischieresti di essere picchiata e frustata fino alla morte.Un paese dove devi sopportare il caldo con indosso tre vestiti,perché agli uomini importa poco e niente di come tu ti senti.Per loro sei soltanto un gioco,o meglio una di quelle macchine fotografiche che acquisti nel momento in cui ne hai bisogno ma poi o le butti oppure le lasci lì,buttate in casa,come se ormai non servissero più a nulla.Ecco come mi definisco,come CI definisco,perché non sono mica l'unica dover subire tutto questo.Noi donne qui siamo delle macchine fotografiche usa e getta,veniamo usate nel momento del bisogno per poi vederci abbandonate quando ormai non serviamo più come per dire "Ehi,tu sei usa e getta,io ti ho usata,adesso torna pure a fare la schiavetta..".Perché in fondo è così,noi siamo schiave della nostra stessa vita e di quella di questi uomini ingrati che ci circondano.Viviamo con il solo scopo di accontentare loro perché noi,una vita,possiamo dire che non l'abbiamo,o meglio,la nostra vita adesso è la loro vita perché ne hanno preso il possesso e non vogliono assolutamente ridarcela indietro perché,bisogna ammetterlo,stiamo sotto il loro dominio.Mi faceva male veder passare Rosa,tutta elegante e ben vestita,i lunghissimi capelli biondi,le sua pelle rosea e le sue labbra delicate..era bellissima,cioè è bellissima anche ora.Avevamo la stessa età quando la conobbi,lei frequentava la scuola più prestigiosa della città mentre io,povera bambina arrivata coi genitori da un paese povero,ero destinata a chiedere l'elemosina per poter andare avanti.Lei passava ogni mattina dal "mio posto",ovvero il posto dove mi ero seduta per chiedere qualche spicciolo.Passando insieme a sua madre,la quale era oltre che una bellissima donna una grande donna d'affari,volgeva il suo tenero sguardo verso di me,sorridendo,come per dire "Non preoccuparti,sono tua amica,io ti aiuterò".Almeno questo era quello che sembravano dire i suoi occhi perché, a dirmelo,non me lo aveva mai detto sul serio.Mentre lei passava io la guardavo sbalordita e con sguardo smarrito,tipo uno di quei cuccioli appena nati che ha perso la sua mamma e non sa cosa fare.Ecco come mi sentivo.Io,povera bambina,con indosso un "vestito" fatto di umili sacchi di tela,il viso sporco,i capelli che puzzavano di fogna,coperti da un vecchio strofinaccio e i piedi scalzi,perché soldi per comprarmi un paio di scarpe non ce n'erano,i miei genitori che non riuscivano a trovare lavoro..e poi c'era lei.Una bambina fantastica,che ogni giorno portava un vestito di un colore differente ,dal viso dolcissimo,dai capelli che sembravano quasi quelli della principessa "Rapunzel" (della quale ho scoperto l'esistenza dopo essere arrivata in Italia) e che ogni giorno aveva un paio di scarpette diverse.DIVERSE,esattamente come eravamo noi..diverse!
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General FictionSpesso si giudicano le persone dall'apparenza, per i loro modi di fare e di essere. Ma non sappiamo nulla di loro, chi siamo noi per giudicare? Prima di parlare a vanvera magari bisognerebbe soltanto farsi un esame di coscienza, pensare e chiedersi...