Caro Tizio,
Uno squillo di telefono.
Poche parole a bassa voce.La sua voce era tesa.
Mi parlava, mi diceva che doveva andare, che ci saremmo rivisti.
Ma non era con me, la sua voce era distante, la sua mente aveva già raggiunto la meta.Solo trenta minuti all'arrivo. Trenta minuti e tutto sarebbe cambiato, per sempre.
Davide me lo aveva raccomandato più volte: "Cerca di essere forte, non sarà facile".
Sapevo bene a cosa stavo andando incontro.
Immaginare il futuro faceva bruciare gli occhi e bloccare i polmoni.
Ma lo avevo promesso, lo avevo promesso a me stesso, lo avevo promesso a Davide.
Dovevo essere forte.
Lo dovevo a mia madre.Un'ora dopo ero lì.
Davanti a quella grande porta di legno.
Varcata la soglia, tutto si sarebbe distrutto. Ne ero consapevole. Ma in fin dei conti era pur sempre la mia casa.Nel cortile c'era un grande viavai di persone.
Persone con i volti scuri.
Brevi cenni di saluti, poche parole sussurrate.
Sapevano che era ora.Mi avviai piano, su quella scalinata in pietra. Sempre la stessa, fin da piccolo, sempre la stessa scalinata.
Ora, però, ogni gradino sembra sempre più alto, ogni passo sempre più faticoso. Era la realtà, la cruda realtà, che ad ogni passo iniziava a pesare sempre di più.Il solito lungo corridoio, sembrava più lungo del solito. Il tempo scorreva troppo lentamente. Il terrore mi bloccava le gambe. Ma non potevo aspettare ulteriormente, avevo un compito da terminare.
Mi misi a correre fino alla sua porta.
Altri volti scuri sostavano lì vicino, i loro sguardi erano pieni di pietà.
Ero lì, davanti alla porta.
I polmoni bloccati.
Le gambe paralizzate.
Le mani sudate.
Ma lo avevo promesso.
Strinsi la maniglia fino a far diventare le nocche bianche.
Ed entrai.Lo spettacolo non era dei migliori.
Lei era lì nelle lenzuola bianche.
Davide le sedeva vicino.
"L'hai trovata?" Mi domandò
La sua voce era sottile e debole, quasi impercettibile.
"Sì, l'ho trovata"
Un sorriso le comparve sulle labbra e le sue guance si rigarono di lacrime.
"Parlamene, ti prego."
"Ha lunghi capelli neri, mani sottili..." le raccontai tutto nel minimo dettaglio, da come era vestita la prima volta, fino al suo modo di camminare.
Le sue erano lacrime di gioia, finalmente l'aveva ritrovata. Ma non rimaneva più tempo.
"Prendi queste" mi disse "saprai quando sarà giunto il momento per consegnarle" mi indicò un pacco di lettere sul tavolino.
Le presi in mano, erano legate insieme da un nastro di raso rosso.
Sul dorso della prima lettera, si leggeva il nome del loro destinatario.
Scritto in un elegante corsivo, vi era il suo nome.Per Jasmine
"Michael" la sua voce era sempre più sottile
"Sì, mamma?"
"Non lasciarla sola"
"Non lo farò" le risposi.Due ore dopo, il male prese completamente possesso del suo corpo. E lei sorrise per un'ultima volta.
Da quel momento iniziò a regnare su tutta la casa un silenzio assordante.
Anche gli uccelli nel cortile avevano smesso di cantare.In quella calda giornata d'estate una donna aveva ritrovato sua figlia.
E in quella calda giornata d'estate una figlia non sapeva di aver appena perso sua madre.
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Sei come l'acqua (In Revisione)
Short StoryE se per un piccolo incidente la tua vita cambiasse del tutto, cosa faresti? Questa è la storia di Jasmine, della sua vita e dei radicali cambiamenti causati da un banale scontro.