29. Scarlett

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L'incontro con il ragazzo che mi aveva rivoluzionato la vita trasformandomi in un licantropo mi aveva scossa, ma non abbastanza da impedirmi di dormire fino alla dieci passate. Quando mi svegliai, la luce del sole filtrava morbida e soffusa dalle tende. Mi stiracchiai e mi girai sulla schiena. Chi l'avrebbe mai detto che il letto di un altro potesse essere tanto comodo?
Sia Adam che Matthew avevano insistito perché rimanessi a dormire nel cottage nel bosco dove sarebbe stato più facile raggiungermi in caso di bisogno.
Matthew si era addirittura offerto di rimanere con me per la notte e di dormire nella stanza accanto, ma non mi era sembrato giusto farlo stare lontano da casa, quindi gli avevo detto di andare a riposarsi visto tutto quello che aveva già fatto per me. Come, per esempio, salvarmi la vita. Alla fine aveva accettato anche se mi aveva lasciato il suo numero di telefono di casa e anche quello del cellulare. "In caso di emergenza", aveva detto aggiungendo che potevo chiamarlo anche se quello che mi serviva era solo una tisana.
Adam era andato via poco prima dell'ora di cena e mi aveva salutata con un abbraccio e un bacio sulla fronte che mi aveva fatto sorridere. Anche lui aveva voluto ricordarmi che potevo rivolgermi a lui in qualunque momento, che fosse stato per un incubo o semplicemente per voglia di parlare.
Sean era ricomparso verso le cinque del pomeriggio, cupo e silenzioso. Mi aveva rivolto un cenno del capo appena accennato, nient'altro. Ad Adam aveva riservato un'occhiata molto, molto intensa, da cui lui non si era lasciato intimorire: l'aveva sostenuta a testa alta e con aria di sfida. Questo suo atteggiamento aveva fatto incupire Sean ancora di più, tanto che si era buttato sulla poltrona e non aveva più aperto bocca se non per rifiutare con un secco "no" l'ennesimo tè di Matthew.
Un'ora dopo Sean se n'era andato quasi senza salutare e sbattendosi la porta alle spalle. Adam aveva detto che quel suo comportamento era infantile e la risposta da diretto interessato era stato un ringhio ammonitore che sembrava significare anche "aspettate che mi sia allontanato prima di parlare male di me".
Nonostante tutto, però, ero molto grata a tutti e tre: mi avevano salvato la vita rischiando di farsi ammazzare da un gruppo di cacciatori fuori di testa e non avevano voluto assolutamente niente in cambio. Non che io avessi molto da dare.
Sospirai, mi passai una mano sul viso e mi versai un bicchiere d'acqua dalla brocca che Matthew aveva saggiamente lasciato sul comodino. Dovevo prendere quell'abitudine anche a casa: era piacevole svegliarsi ed avere qualcosa di fresco con cui rifarsi la bocca. Altro che madri urlatrici che si divertivano a strapparti di dosso le coperte.
Mi rabbuiai pensando a mia madre: le avevo lasciato un messaggio nella segreteria telefonica del cellulare la mattina prima, ma visto che non sapevo che ore fossero in Francia -la meta del viaggio per cui era partita il giorno in cui Miles era venuto a farci visita- era un po' complicato comunicare.
Posai il bicchiere sul comodino e presi il cellulare. Non c'erano chiamate perse né messaggi. "Forse dovrei provare a richiamarla...", pensai mordicchiandomi il labbro. Cercai il suo numero in rubrica ed esitai un attimo prima di premere il tasto per fare la telefonata. Mi portai il cellulare all'orecchio mentre con l'altro braccio mi strinsi le ginocchia al petto.
Con mia grande sorpresa, mamma rispose al terzo squillo: «Scarlett! Tesoro, sono così felice di sentirti.»
Sentii un sorriso spontaneo nascermi sulle labbra. «Anch'io sono felice di sentirti... Ti ho lasciato un messaggio in segreteria ieri, ma non hai risposto così ho pensato di riprovare.»
«Oh, lo so, tesoro, mi dispiace.» Rispose. «Ho avuto molto da fare tra il volo e una riunione con importanti uomini d'affari... Le
solite cose. Ti avrei richiamata appena avessi avuto un momento libero. Come stai, tesoro?»
Trassi un respiro profondo preparandomi mentalmente all'idea di mentirle. «Bene. Sì, è tutto okay. Tu?»
«Sto bene, ma ero così preoccupata per te! L'altro giorno sei scappata via e sembravi così arrabbiata... Mi dispiace tantissimo per quello che è successo...» La sua voce si fece tremula. «Lo so che per te è difficile con tuo padre, avrei voluto fare di più, darti di più...»
«Mamma, ehi, è tutto okay. Non è colpa tua se lui ha l'intelligenza di una nocciolina. Io ti voglio bene e questo non cambierà mai.» La rassicurai. «Hai fatto tantissimo per me e non hai idea di quanto io ti sia grata.»
«Oh, tesoro... Ti voglio tantissimo bene anch'io. Sei fantastica, Scout, diventerai una donna meravigliosa.» Tirò su col naso, ma sembrava stare meglio. «Scusa, tesoro, devo andare. Sai, il lavoro... Ma se hai bisogno sono qui, okay?»
«Okay.» Mormorai sorridendo.
«Ti voglio bene.» Aggiunse lei. «Non dimenticarlo mai.»
«Anch'io ti voglio bene, mamma. Ora vai, o farai tardi.» Replicai.
Si raccomandò un'ultima volta prima di decidersi a riattaccare.
Nonostante tutto quello che avevamo dovuto affrontare, tra me e mia mamma c'era un ottimo rapporto fatto di fiducia e stima reciproca. Io la ammiravo per tutte le ore di lavoro che faceva e lei era fiera di come riuscissi a cavarmela da sola.
Ovviamente, non sapeva tutta la storia, non aveva idea che fossi un licantropo, ma mi sosteneva meglio che poteva in qualunque cosa e non avrei potuto chiedere di più.

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