Avevo conosciuto Sascha in un momento difficile.
La mia relazione storica con Marina era appena finita.
Non era stata colpa di nessuno, dopo tre anni di continui battibecchi avevamo semplicemente capito che non poteva funzionare.
L'avevano deciso insieme, ma ne ero comunque uscito distrutto.
Poi ad una festa Sal mi aveva presentato questo ragazzo un paio d'anni più grande di me e col bellissimo sorriso perennemente stampato sulle labbra.
Dopo tre mesi era riuscito a entrarmi dentro, a risollevarmi dalla mia tristezza.
Dopo quattro mesi era riuscito a farmi tornare quello di prima.
Dopo sei mesi ero migliore di prima.
Dopo otto mesi ero di nuovo innamorato.
Dopo dieci mesi nuovamente fidanzato.
Sascha era stato la mia salvezza e io la sua anche se non me ne ero mai reso conto.
Poi un giorno me lo aveva semplicemente detto.
Mi hai salvato sai?
Prima che arrivassi tu non ero mai realmente felice, tu mi hai insegnato una cosa importante.
L'amore
E in quel momento avevo pianto così tanto.
Ma mi chiamo Stefano Lepri e se non faccio danni non sono me stesso.
Ad un anno preciso da quando avevo conosciuto Sascha lui aveva deciso di non volermi più vedere.
E io non potevo che dargli ragione e accettare questa sua scelta."Hey Sal" dico col mio solito finto sorriso che da tre anni non mi abbandona mai salendo nella sua auto.
"Ciao" dice senza guardarmi.
Stringe la mani al volante e le nocche diventano bianche.
"Giuseppe ha detto che non ha bisogno di noi quindi non andiamo da lui" dice velocemente.
Non sa mentire.
"Sei un pessimo bugiardo Sal..." mormoro e sento già il cuore che batte più veloce per l'ansia.
Solitamente quando mi mente è perché c'entra Sascha.
"Non sto mentendo" risponde cercando di sembrare sicuro, non so chi sia più immaturo fra noi.
"Non abbiamo mai saltato un pranzo da lui in questi anni" dico serio cercando di ottenere una risposta.
"C'entra Sascha?" chiedo con un nodo in gola.
Lui non dice niente e abbassa quasi impercettibilmente lo sguardo.
"Sono stufo di essere trattato così Sal, sono adulto e so cavarmela, dovete smetterla di nascondermi le cose" sbuffo.
Lui si gira a guardarmi con la bocca leggermente socchiusa "ok, allora dimmi cosa vuoi fare" sbotta leggermente innervosito.
"Vedere Sascha" dico serio e sicuro.
Non c'è altro nella vita che vorrei fare.
Lui scuote la testa e dopo un paio di secondi "questo non posso lasciartelo fare" dice guardando la strada e cominciando, ma non accenna a muoversi.
Abbasso lo sguardo, per un attimo ci avevo sperato.
"Almeno potresti" dico con voce spezzata lasciando la frase in sospeso perché in fondo non so nemmeno io cosa vorrei "dirmi che succede?" chiedo sperando non sia nulla di grave.
Lui sblocca il telefono e me lo passa, c'è un messaggio di Sascha.
Hey sal, mi farebbe piacere se tu e Giuseppe scendeste al nostro appartamento per questa sottospecie di festa che abbiamo organizzato per il matrimonio
Il cuore si ferma, gli occhi pizzicano, le mani tremano, l'aria non arriva ai polmoni.
Mi sento morire.
"Matrimonio?" mormoro con un fil di voce che mi stupisco sia riuscita ad uscire.
Lui annuisce riprendendosi il telefono.
"Forse dovresti semplicemente essere felice per lui" dice piano Salvatore al mio fianco.
Le lacrime cominciano a rigarmi le guance e mi stropiccio gli occhi stringendomi in me stesso come farebbe un bambino.
"Ste..." mormora Salvatore cercando di poggiarmi la mano sulla spalla.
Allontano la sua mano velocemente e mi fiondo fuori dall'auto per salire nel mio appartamento.
Sascha mi ha dimenticato.
Niente ha più senso.Non so bene con quale coraggio oggi ad una settimana dalla scoperta del matrimonio mi ritrovo davanti alla porta del suo appartamento con un dito a premere il campanello senza nemmeno rendermene conto.
Non devo avere un bel aspetto, sicuramente ho i capelli in una situazione pietosa e so già che la mia faccia probabilmente è uno schifo.
Ma non posso farci nulla.
La porta si apre dopo quelli che a me sono sembrati secoli.
Un ragazzo alto forse anche più di Sascha, con i capelli scuri portati leggermente lunghi, degli occhi magnetici e un sorriso contagioso apre la porta.
"Ciao" mi dice leggermente confuso probabilmente non riconoscendomi "tu sei?" chiede infatti subito dopo.
Abbasso lo sguardo sentendomi inferiore anche solo per l'allegria che trasmette.
"Io..." mormoro imbarazzato "cercavo Sascha"
E come se si sentisse chiamato in causa urla "amore chi è?"
Le ginocchia tremano, in parte per l'aver sentito la voce di Sascha e in parte per il sapere che non si sta referendo a me e che è solo colpa mia.
Si affaccia al corridoio e non riesco a non pensare a quanto è diventato bello
"in realtà cercava te" risponde il ragazzo facendosi da parte.
Il sorriso con cui si era affacciato alla porta sparisce appena mi vede "Stefano..." mormora.
E il mio cuore si scheggia ancora di più.
Quel sorriso che tanto ho amato sparisce alla mia vista.
Quella voce che tanto ho amato diventa aspra nel pronunciare il mio nome.
Quei nomignoli che tanto ho amato non lasciano più le sue labbra quando parla con me.
"Ciao" mormoro senza sapere bene nemmeno io per quale strano motivo mi trovo di fronte a lui "io..."
"Vuoi entrare" chiede più per cortesia che per reale interesse.
"Non ha senso che me lo chiedi se non è qualcosa che realmente desideri" dico piano continuando a non guardarlo negli occhi.
"Ok, allora perché sei qui?" chiede uscendo definitivamente dall'appartamento con tono esasperato.
"Ho saputo del matrimonio" dico piano per tentare almeno di motivare questa mia visita non programmata.
"Quindi? Ti sei pentito di quello che è successo dopo due anni?" chiede ironico, quasi come se considerasse la mia scelta prevedibile.
La vita è come i film, ogni scelta è prevedibile perché ragioniamo col cervello invece che col cuore
Mi aveva detto una volta.
A quanto pare non capisce le azioni delle persone bene come credeva.
"Non è questo, è che sono riuscito a trovare il coraggio di venire qui solo ora" spiego sempre più piano tenendo nel cuore come ormai unica speranza la possibilità che addolcisca il tono.
"A si? E in quei sei mesi in cui ti ho aspettato ogni secondo? Dov'eri in quel momento?" chiede cominciando ad innervosirsi "il danno l'avevi fatto tu, ma non hai nemmeno mai provato a trovare una soluzione!"
Sento gli occhi pizzicare quando lui comincia ad allontanarsi per l'ennesima volta.
"In questi tre anni senza di te non ho mai vissuto veramente!" mi ritrovo ad esclamanre con le lacrime che mi rigano le guance e la voce spezzata.
"Dovevi pensarci prima di tradirmi" risponde atono "ti ho aiutato a rialzarti, ti ho sostenuto, ti ho aiutato a imparare a camminare di nuovo sulle tue gambe e appena ti ho lasciato camminare da solo mi hai tradito" continua aprendo la porta dell'appartamento "vattene e non farti vedere mai più, Andrea mi rende felice, non ti permetterò di rovinare tutto"
Le gambe tremano e il cuore perde un battito "la mia vita non ha senso senza di te!" esclamo alzando finalmente lo sguardo ma l'unica cosa che vedo è la porta che si chiude.
Corro velocemente giù per le scale e arrivo in strada cercando di tornare a casa il prima possibile.
Corro fino allo sfinimento.
La gola brucia, le gambe nonni reggono, il sapore ferroso del sangue in bocca.
Vedo la porta del mio appartamento, di quello che era il nostro appartamento e che in tre anni non sono riuscito a lasciare nella speranza che tornasse.
Avevo paura che tornando a casa non mi trovasse e si arrendesse.
Che mi cercasse senza successo.
Così avevo deciso di rimanere chiuso fra queste mura così piene di ricordi magnifici ed al contempo dolorosissimi.
Infilo a fatica la chiave nella toppa con le mani che tremano e la visuale offuscata dalle lacrime.
Entro in casa inciampandomi nel gradino dell'ingresso, ma riuscendo fortunatamente a restare in piedi.
Corro in camera e apro velocemente l'armadio.
Lancio alla rinfusa i vestiti sul pavimento cercando quell'unico capo totalmente necessario.
Poi la trovo.
Tolgo velocemente felpa e maglietta e indosso quella blu ormai logora e di un paio di taglie più grande che sono riuscito a tenere con me quando Sascha se ne è andato.
Devo sembrare un pulcino bagnato ora come ora rintanato in un angolo della stanza con una felpa troppo grande, i capelli spettinati e le lacrime che scendono a fiumi.
Sascha non vuole vedermi mai più.
Mi ha superato.
Ha dedicato la sua vita a qualcun'altro.
Mi alzo a fatica raggiungendo il bagno.
I suoi occhi non brillano più quando mi vede come se mi considerasse la persona più preziosa.
Il suo sorriso non si allarga più alla mia vista perché sono l'unico capace di renderlo felice anche con le piccole cose.
Le sue azioni non sono più dolci come se fossi un oggetto preziosissimo è delicatissimo.
Apro lo sportello delle medicine e prendo tutti gli antidepressivi che mi sono stati prescritti nel tempo.
Non sono più fondamentale.
Non sono la prima persona a cui pensa la mattina.
Non sono l'ultima persona a cui pensa la sera.
Prendo un foglio e una penna e mi siedo a letto, da quella parte del letto fino a quel momento intoccabile perché di Sascha.
Non potrò più far combaciare le sue labbra con le mie.
Non potrò più sentire la sua risata al telefono mentre cerca di non farmi sentire la sua mancanza.
Non posso più sentire i suoi complimenti così stupidi eppure così perfetti.
Scrivo velocemente ciò che voglio siano le ultime cose che sanno di me e appoggio il foglio sul mio lato del letto.
Prendo la bottiglietta d'acqua dal comodino e comincio ad ingerire più pillole possibile.
Ad ogni sorso sento sempre più che tornare indietro è impossibile.
Sento che forse sto sbagliando.
Sento che forse per gli altri sto esagerando.
Sento che è l'unico modo per stare bene.
Sento che sarà l'unica cosa capace di risolvere i problemi.
L'unica capace di farmi dimenticare Sascha.
Mi stendo nel letto dopo aver assunto una quantità sicuramente letale di farmaci e prendo il telefono.
Ora sal è al lavoro quindi non leggerà il messaggio prima di qualche ora e a quel punto sarà troppo tardi.
"Mi dispiace" scrivo velocemente, poi lascio il telefono e chiudo gli occhi.
Sta finalmente andando tutto per il erano giusto.