Come tutto ebbe inizio

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Il tramonto tinge il cielo di rosso,l'aria è afosa e pesante, il silenzio che aleggia in quella valle è opprimente, quasi surreale.

Sulla linea dritta ed infinita dell'orizzonte si staglia una figura minuta che con passi stanchi si trascina verso una meta sconosciuta.

Il suo nome è Persica, ha diciotto anni e poco tempo.

È di una bellezza rara, non pretenziosa, ma cortese e schietta mascherata dalla stanchezza dovuta al lungo viaggio.

Le mani le ricadono lungo i fianchi quasi abbandonate ed ondeggiano lievemente ad ogni passo, il viso solcato dal sudore e da un'espressione corrucciata.

I suoi lineamenti sono pronunciati,lunghi capelli castani le ricadono malamente sulle spalle ma, la cosa che la rende inconsueta, sono gli occhi. Neri come una notte nel deserto priva di stelle e luna, sono inespressivi e loquaci al tempo stesso, troppo ambigui per farvici affidamento ma abbastanza solidi per aggrapparsi.

Davanti a lei si erge una piccola capanna di legno traballante, le assi del tetto sconnesse e marce, il colore delle pareti sbiadito e scrostato e le finestre spalancate.Tutto di quel posto trasmette inquietudine e angoscia, i bambini la chiamano "la casa dei fantasmi" e non vi si avvicinano mai, molti anziani del posto raccontano,con voci calde e ruvide nelle notti d'estate, storie su i precedenti inquilini, ogni racconto è però diverso e circondato da mistero, decorato dalla fantasia dei narratori.

Chiunque starebbe alla larga da quel luogo, ma Persica con passo deciso si dirige verso la porta mentre i suoi occhi furtivi scivolano sulla capanna, sopra ogni asse, in ogni angolo, e dentro ogni spiffero. Poi attraversa l'ingresso e chiude la porta alle sue spalle.

L'interno è spoglio, privo di mobili o abbellimenti, fra le assi del pavimento talvolta si fanno largo piante di menta ed erba.

Lei si siede per terra ed appoggia lentamente la schiena alla parete, poi chiude gli occhi.

A vederla si direbbe morta o addormentata in un sonno innaturalmente profondo, il suo corpoa bbandonato su sé stesso, la testa che le ricade all'indietro.

Ma la sua mente è attraversata da innumerevoli pensieri che si susseguono e si accavallano fra di loro,litigando su chi deve avere la priorità e creando assordanti boati,come il mare in tempesta si agitano e si scontrano poi, sopraffatta,Persica si addormenta.

Quella notte su di lei galleggia un sonno privo di sogni, privo di suoni, di voci e di ricordi; poi l'alba lentamente, danzando, fa capolino fra le stelle ed, una aduna, le spegne.

Persica abitava a Minam, una grande città oltre il Deserto Silente e prima delle Montagne di Tul.

Era una città ricca di vita ed abitanti, centro di molti scambi commerciali e conosciuta per le sue ottime stoffe.

Viveva ai margini di Minam, in una piccola casa con le pareti dipinte di rosso.

Abituata ad essere sola fin dall'età di dieci anni rammendava i vestiti in cambio di denaro.

Durante il mercato di fine Niut,qualche giorno prima che lei trascorresse la notte nella capanna abbandonata, un venditore ambulante di anelli e cianfrusaglie,dall'aria poco affabile, con mani sottili e rugose ed un'appariscente bruciatura sul viso, aveva inaspettatamente notato la cicatrice suldorso della mano di Persica.

Fin da quando aveva memoria lei l'aveva sempre avuta, di forma circolare con strani simboli all'interno,probabilmente un'oggetto troppo caldo che aveva urtato da bambina.

Il vecchio con la cicatrice le prese il polso e con accento straniero e parole sconnesse disse -Vai, prima che arrivino loro. Perché arriveranno, e allora non ci sarà più tempo. Cerca Dimitri, oltre la Valle di Wang, cerca la tua famiglia.Loro ti stanno cercando da tanto, troppo tempo, scappa- Persica fece per ribattere ma il vecchio con voce roca aggiunse -Ricorda, chiunque può tradire chiunque-.

Poi si voltò e scomparve nella folla senza lasciare traccia, come era arrivato.

Tutta la mattina la ragazza cercò il suo volto fra i passanti e negli occhi di tutti quelli che incontrava, ma non lo trovò.

Il giorno seguente raccolse le poche cose che aveva e le mise in uno zaino, dopo esserselo messo in spalla ed aver pagato una guidatrice perché le indicasse la via per la Valle di Wang, partì senza troppi rimpianti, con la consapevolezza di non avere niente da lasciarsi alle spalle, inseguendo le parole di un vecchio che probabilmente esisteva solo nella sua testa.


Quel giorno, Persica, rincorrendo l'ombra di una fantasia riscrisse l'avvenire, cambiando ciò che sarebbe dovuto accadere, ed aveva intrapreso una strada sconosciuta per cercare la sua famiglia e sé stessa

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