Il sole è alto nel cielo, la capanna in cui lei aveva passato la notte è deserta, al suo interno non visono segni del passaggio di qualcuno, neanche una traccia o un'orma.
Persica silenziosamente era già giunta fino al margine della Foresta dei Crin, creature leggendarie che esistevano all'origine del mondo, si cibavano del tempo delle persone che catturavano ammaliandole con voci angeliche.
La ragazza guarda dritto davanti a sé dove gli alberi iniziano e poi si estendono a perdita d'occhio fino ai piedi delle montagne.
Può percorrere le tortuose strade fra gli alberi per giungere alla montagna oppure può aggirare la foresta, perdendo troppo tempo, inoltre la foresta rappresenta un riparo e la possibilità di trovare acqua e cibo nonostante l'idea di inoltrarsi in essa non la alletta, quei boschi erano abbandonati da secoli e i Crin probabilmente non erano mai esistiti ma non è un bene aggirarsi in luoghi ove vi erano passate le Creature dell'Origine, quei posti facevano uno strano effetto alle menti delle persone e talvolta le conducevano alla pazzia.
Ma Persica non aveva altra scelta. Non sempre la realtà concede il lusso di poter scegliere e, quando questo viene dato, le persone tendono a fare la scelta sbagliata.
Entrando nella foresta il caldo opprimente viene smorzato dall'ombra degli alberi e da un lieve vento che odora di foglie e di muschio.
Gli alti alberi con una coltre di ramie foglie ondeggianti oscurano il sole, fra di essi si snoda tortuoso un sentiero ricoperto di foglie secche che scricchiolano sotto il peso delle scarpe di Persica.
Ormai lei non riesce più a scorgere l'inizio della foresta e fa affidamento sulla strada davanti a sé.
Il bosco le pare vivo, gli alberi alle sue spalle si richiudono sulla via, i rami ondeggiano anche quando cessa il vento, la flebile e impavida luce che riesce a farsi largo in quel mondo di spettri danza sulle chiome e intreccia al suolo ricami di ombre.
Tutti i suoni della foresta sono attutiti ed ovattati.
Dopo un intero giorno di marcia il buio sorprende Persica che ai piedi di una albero decide di fermarsi per mangiare e riposare in quanto la notte non è generosa con i viaggiatori e fa smarrire loro la strada.
La ragazza si sdraia accoccolandosi fra le grandi radici che emergono dal terreno e, senza accorgersene, si addormenta sfinita.
Al suo risveglio non riconosce gli alberi che la circondano e la strada è scomparsa.
Ovunque volge lo sguardo vi è solo la foresta: uguale, immensa ed, ora più che mai, spaventosa.
Persica si alza velocemente e, come un temibile felino che cerca la sua preda, scruta attentamente tutto intorno a lei, senza riconoscere nulla e senza trovare traccia alcuna.
"Infine avevo ragione. La foresta cambia, si muove, è viva".
Aspetta qualche minuto, in silenzio, in attesa di captare rumori. Ma niente,c'è solo silenzio, così assordante che diventa quasi insostenibile mentre si mescola con la paura.
Persica muove qualche passo verso quella che le sembra la direzione per ritrovare il sentiero e con esso la possibilità di uscire viva da lì, ma dall'alto dei rami proviene uno scricchiolio e qualcosa o qualcuno si muove in fretta, così velocemente da non essere umanamente possibile.
Poi atterra, proprio davanti alla ragazza.
Persica rimane ferma, pietrificata in una morsa invisibile che la stringe fino a toglierle il fiato e a farle tremare le gambe.
Davanti a lei c'è un Crin, diverso da come gli antichi racconti lo descrivono: assomiglia ad uno strano animale fatto di foglie ed erba con lunghe corna, poi la creature si muove e muta forma, i rami e le foglie che lo componevano disegnano nell'aria una bellissima donna dagli occhi ammalianti. Ad ogni passo si trasforma, uno spettacolo di straordinaria bellezza che al tempo stesso provoca paura ed ammirazione.
Persica ha la consapevolezza di essere la spettatrice di qualcosa che fino ad allora esisteva solo in storie che con il tempo si stavano sgretolando, qualcosa che è al di sopra delle persone e di quello che lei può capire.
Presto però la realtà prende il posto dello stupore e ricordando i vecchi racconti la ragazza sa che probabilmente il suo viaggio appena iniziato è giunto alla fine.
Nessuno sa dell'esistenza dei Crin perché nessuno li ha visti o è sopravvissuto per raccontarlo.
I Crin, Creature dell'Origine con poteri straordinari, si nutrono del tempo strappandolo via dall'anima delle persone fino a prosciugarle,lasciando solo un involucro vuoto di ossa e pelle raggrinzita.
Scappare è inutile.
Persica guarda il Crin, poi lui si abbatte su di lei che alza le mani d'istinto per ripararsi.
Il vento aumenta, scuote le foglie ed emette strani suoni passando attraverso gli alberi, sembra quasi il bosco canti.
Po ila creatura, ad una passo dalla ragazza, si blocca.
Persica riapre gli occhi e vede davanti a sé quelli del Crin, occhi di un verde intenso, come la foresta stessa, si fondono con quelli della ragazza per attimi che sembrano immensi, il tempo è fermo, o forse non esiste, la corazza del Crin vacilla, la ragazza scorge nel suo sguardo qualcosa di molto simile allo stupore.
Poi la creature si gira e se ne va.
Sul dorso della mano la cicatrice di Persica brucia come fuoco vivo,dalle sue labbra esce un flebile lamento, più per sorpresa che per dolore, poi nasconde la sgradevole sensazione nell'angolo remoto della sua mente dove stanno tutte le cose dimenticate e quelle da dimenticare.
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Persica
Fantasía"I due ragazzi rimasero uno di fronte all'altro mentre i loro sguardi ballavano, intrecciandosi fra loro sul confine tra l'ombra e la luce"