Capitolo 42

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Mi sentivo strana, non saprei nemmeno spiegare il sentimento che provavo. Corsius non era mai stato così disponibile. Sentimenti come questi fanno parte della razza umana, non soprannaturale. Eppure eccoci qui, una Cacciatrice che si lascia consolare dalla vittima; che situazione paradossale!

– Potresti lasciarmi da sola? – gli domandai, girandomi dall'altra parte, in modo da non farmi vedere piangere. Oramai era troppo tardi, lo so benissimo, però il mio ego orgoglioso non voleva sentir spiegazioni.

Il vampiro si alzò da terra e si sistemò la giacca nera. – Stavo cercando di essere gentile, ma a quanto pare preferisci la versione assassina – disse, mantenendo il tono pacato. Poteva anche essere, perché, in fondo, è pure più facile gestire i mostri che trattarli come amanti. Mi voltai verso di lui, ancora con le lacrime agli occhi.

– La colpa è tua. Se non mi avessi costretta a venire in questa fottutissima scuola, tutto questo non sarebbe mai successo! –

– Sono le condizioni per salvare il tuo Mentore, piccola Devee. Sei stata libera di prendere la tua decisione. Non mi sembra che ti abbia dato più di tanto fastidio quando sono stato nel tuo letto. –

Abbassai nuovamente lo sguardo e scrollai le spalle. – Non mi hai dato altra scelta. È una delle poche persone a cui tengo che non sia morta – sintetizzai.

– Allora dovresti aver ben capito quali siano le mie condizioni. Ultimamente, non ti stai comportando a dovere, ma poupée. Le persone potrebbero pensare che io non sia in grado di farmi rispettare. – Quella frase suscitò in me un fastidio che mi partì dallo stomaco. Stavo per vomitare.

– Francamente, non mi interessa per niente quello che pensano le persone, specialmente se poi sono vampiri – gli risposi, usando il suo medesimo tono, più che altro per prenderlo in giro.

– Non sei per niente furba, bamboletta. Sei in presenza di uno dei vampiri più antichi a questo mondo e incominci a criticare la sua specie. Non sono esattamente parole che direbbe una persona che ha un minimo di buonsenso. –

– Magari sto semplicemente cercando una scusa per litigare – biascicai.

Corsius si avvicinò fino ad arrivarmi a toccare la punta del naso con il suo. – La stai cercando, Cacciatrice? – chiese, quasi in un sussurro. Più mi guardava e più il mio cervello iniziava ad andare in tilt; rifiutandosi di rispondere ai miei voleri.

– Sì – risposi. Ci avvicinammo fino a quando le nostre labbra non furono costrette a toccarsi. Mi infilò la lingua in bocca senza che riuscii ad impedirglielo. Mi lasciò sorpresa più che altro non che abbia voluto baciarmi, ma più che io sia rimasta e baciare lui. Insomma, dovrebbe essere sbagliato. È decisamente sbagliato. Lui ha rovinato la mia vita. È l'assassino dei miei genitori. Non posso farlo diventare il mio nuovo amante, non sarebbe giusto nei confronti dei miei genitori che sono morti pur d'impedire che mi avesse per sé. Stavo facendo l'esatto contrario di quello che avevo promesso il giorno nel loro funerale.

Senza che me ne rendessi conto, ci ritrovammo sul mio letto. Ottimo, pensai. Così avrò l'opportunità di ucciderlo. Se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni è di tenere sempre un'arma (preferibilmente da fuoco) sotto il cuscino. Tra l'accecante passione del momento, dovevo ritagliare almeno un paio di secondi per infilare la mano sotto il cuscino e prendere la mia migliore amica.

Corsius mi cinse la vita con le mani, proprio all'altezza della cintura dei pantaloni. Iniziò a slacciarla, facendo scivolare dentro la chiusura lampo la sua mano. Io, per tutta risposta, non mi lamentai (perché mi piaceva il contatto). Mentre le nostre lingue danzavano l'una contro l'altra e la mano di Corsius era impegnata a togliermi le mutandine.

– Deve – ansimò Corsius, staccandosi per un momento da me. – Ti voglio, ragazzina. –

Anche io lo desideravo, e molto dovrei aggiungere. Ma purtroppo i miei sani principi mi proibivano di farmela con i mostri. Continuai a baciarlo, più che altro perché mi serviva di distrarlo, mica per altro. Avvinghiai le gambe alla sua vita e mi rigirai, capovolgendo la situazione e finendo sopra di lui. Gli bloccai le braccia e continuai a baciarlo, continuandomi a strusciare su di lui per eccitarlo.
- Non devi far altro che chiedere - gli sussurrai all'orecchio, sfiorandoglielo con le labbra. Dio se era eccitante, il tutto era estremamente travolgente.
Strinsi la pistola appena prima che Corsius si alzò a sedere. Iniziò a baciarmi il collo, scendendo fino all'altezza del seno; a quel punto tirò fuori la lingua e ripercorse all'indietro lo stesso percorso che aveva fatto prima, ritornando alle mie labbra.
- Posso? - mi domandò, staccandosi per un momento. Mi guardò con quei suoi occhioni enormi da bambolotto; sembrava così indifeso.
Non devo far altro che premere il grilletto, mi dissi per convincermi. Infondo è facile, non lo devo per forza guardare dritto negli occhi.

Mentre Corsius continuava a baciarmi, sollevai la mano con la quale non tenevo la pistola e gli feci aderire la testa contro il mio addome. La mano che teneva la pistola iniziò a tremarmi, facendomi capire che mi stavo rammollendo. Non riuscivo a premere il grilletto, nonostante gli avessi promesso che lo avrei fatto.

– Cosa c'è, non riesci a premere il grilletto? – esordì Corsius, facendomi prendere un accidente.

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Angioletti, 

Eccomi qui con il nuovo capitolo (che in teoria avrebbe dovuto far parte dell'altro). Come vi ho già spiegato, l'altro è stato pubblicato per sbaglio perché stavo scrivendo con l'Iphone 4 di mamma perché avevo terminato internet. Comunque, fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto. Vi avverto che ho deciso di andarci un po' sul piccante con le scene di sesso. Per quelli a cui non piacciono, mi dispiace ma non posso farci niente, oramai ho deciso.

Un abbraccio,

Marts :3

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