Capitolo 5 - Un bacio da urlo.

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Guardando fuori dal finestrino non potevo credere ai miei occhi. La strada fu completamente allagata e intasata dal fango che veniva portato sull'asfalto dalle correnti di pioggia. Il nostro paesino è alla base di una valle che si affaccia sul mare ed è concava, dunque la pioggia scende sempre verso le nostre strade quando è abbondante. Ero cosi immersa nell'aria misteriosa di Clara da non essermi accorta di esserlo già nel fango. Il pullman era incastrato insieme al resto del traffico sulla strada principale dove il fango arrivava fino ai finestrini. La pioggia non sembrava neanche cosi pericolosa all'inizio, ma nel punto in cui ci bloccammo noi, lo era, eccome se lo era. I ragazzi iniziarono a tremare dal freddo e a riscaldarsi a vicenda. Alcuni li ho anche sentiti pregare, ma Clara era totalmente indifferente. Guardava le gocce scendere giù lungo il finestrino come se nulla fosse. 

-"Accidenti."- esclamò. -"Proprio oggi doveva piovere come non si vedeva da decenni?"- 

Ne approfittai per chiederle ciò che stava tormentando la mia quiete dall'inizio del viaggio.

-"In effetti, ora che mi ci fai pensare, non ti ho mai vista su questo pullman. Da quel che so non abiti nel mio paese."- affermai.

-"No, in effetti abito vicino scuola. Oggi dovevo venire a mangiare a casa di una mia amica perché avevamo dei programmi nel pomeriggio. Ma a quanto pare è tutto saltato a causa di questa pioggia. Farei meglio ad avvisarla e dirle che sto bene, dammi un attimo." e prese a smanettare il suo cellulare per inviare un messaggio. 

Eravamo tutti in attesa che la pioggia finisse e ormai bloccati da almeno un'ora. Inizia a guardarmi attorno e vidi Daria poco più avanti. Cosa ci faceva lì? Neanche lei vive nel mio paese. Comunque era troppo lontana e non volevo scomodare gli altri per permettermi di passare e parlare con lei. Daria è una ragazza alta quanto me, con una ciocca di capelli tinti di rosa. Portava due grandi occhiali rotondi che le davano l'aria di una secchiona. Mi è sempre stata attaccata fin dall'inizio dell'anno scorso anche se non siamo più vicine di banco. 

Passò un'altra mezz'ora e i soccorsi non volevano proprio arrivare. Noi e tante altre macchine eravamo bloccati in mezzo al fango. Ne approfittai per riposare un poco. Chiesi a Clara di avvisarmi in caso di qualche cambiamento e mi avvolsi nel giaccone in cerca di un po' di calore. Non ci volle molto ed ecco che di nuovo le mie palpebre iniziarono a chiudersi lentamente e mi sentii di nuovo trasportata verso l'alto. Sempre più su oltre le nuvole. 

Mi ritrovai sopra la tempesta che imperterrita cadeva sul paese. Vidi il sole colpire le nuvole dall'alto e gli uccelli volare in stormi. A un tratto cominciai a sentirmi più pesante e iniziai a precipitare sempre più veloce. Il cuore mi batteva all'impazzata e le mie urla venivano strozzate dal vento. Mi ritrovai di colpo nel pullman e spaventata iniziai a guardarmi attorno. Il sole splendeva e non c'era traccia di una nuvola. I ragazzi ridevano e scherzavano e tutto sembrava normale. Mi girai verso Clara e non la trovai più al suo posto. Più avanti riconobbi la sua voce e mi affacciai per guardare meglio. Solo allora capii tutto. Clara aveva i capelli lunghi sulle spalle e un fermaglio rosso le teneva i capelli. Stava parlando con Giorgio. Ero di nuovo tornata a cinque anni prima. Non riuscivo a capire come fosse possibile sognare qualcosa che non si ha mai vissuto. Iniziai ad ascoltare cosa stavano dicendo e da quel che capii, Clara stava andando a casa di Giorgio per pranzo. Il viaggio non durò molto e arrivati, scesi insieme a loro. Li seguii e guardandomi attorno, vidi la casa col balcone in cui diceva di abitare Paolo quando fece quel discorso a scuola. Entrai con loro in casa di Giorgio e a quanto pare i genitori non c'erano. Mentre Clara apparecchiava, Giorgio tirò fuori il telefono e chiamò la pizzeria dietro l'angolo. Ordinò due pizze e si mise le pantofole. Casa di Giorgio era abbastanza modesta, ma tutto sommato davvero graziosa. Si sedettero sul divano a guardare la televisione mentre aspettavano le pizze. In realtà nessuno stava guardando davvero la televisione e aspettavano entrambi che uno dei due facesse la prima mossa per parlare. Clara fece una domanda che mi stavo facendo anche io.

-"Ma i tuoi genitori, dove sono?"- chiede timidamente. 

-"Beh ecco, mio padre è morto quando ero piccolo e mia madre pranza a lavoro e torna stasera."- rispose Giorgio.

Negli occhi di Clara si accese una piccola scintilla all'idea di avere casa libera con Giorgio tutto il giorno. -"Perché non guardiamo un film horror? Ho sempre voluto guardarne uno ma ho troppa paura di vederlo da sola." disse Clara. Giorgio annuì e prese il telecomando in mano. Mentre faceva zapping trovò un film dell'orrore di quelli nuovi, uno di quelli che non può che spaventare un pubblico di ragazzini. Mentre la sigla del film iniziava, il campanello suonò. Erano arrivate le pizze. Giorgio si alzò e andò alla porta con i soldi in mano. Torno con le due pizze: margherita per lui e col prosciutto per Clara. La divorarono in una decina di minuti e si misero comodi a guardare il film. Ogni momento spaventoso Clara ne approfittava per saltare sempre più vicina a Giorgio. Giorgio rideva ogni volta che Clara urlava dalla paura.

Tempo qualche minuto e Clara era ormai avvinghiata al collo di Giorgio. Mentre lui non se lo aspettava lei iniziò a baciarlo furiosamente. Giorgio non l'allontanava ma teneva gli occhi ben aperti e fissi cercando di capire cosa stesse succedendo. Dopo un paio di minuti di bacio appassionato, pareva disorientato. Andò un attimo in bagno mentre Clara affondava la faccia nel cuscino con aria sognante. 

Lo seguii in bagno preoccupata dalla sua espressione. Si lavò le mani, la faccia e si asciugò. Guardò dritto negli occhi il suo riflesso e all'improvviso vidi una lacrime uscire da un occhio. Poi un'altra, un'altra e ancora un'altra. Ormai stava piangendo in silenzio e singhiozzava imbambolato al suo riflesso. Non riuscivo a capire assolutamente niente. Perché stava piangendo? Non gli è piaciuto il bacio? Mi è parso che mentre la baciava riscopriva una parte di lei che non si sarebbe mai immaginato. E anche una parte di se stesso. Con gli occhi rossi dalle lacrime si girò lentamente e i suoi occhi puntarono fissi su di me. Mi girai pensando che stesse guardando qualcosa sul muro ma quando mi rigirai me lo ritrovai di fronte con lo sguardo serio e intontito dalle lacrime. Gettò un urlo terrificante e dovetti coprirmi le orecchie poiché era assordante. Mi sentii trascinata indietro da qualcosa e subito il tempo prese ad andare al contrario come nell'ultimo sogno. Tutto di nuovo, Giorgio in bagno, poi sul divano mentre bacia Clara, le pizze, il pullman e di nuovo in cielo. Ero di nuovo ferma sopra le nuvole ed ero a un passo dall'urlare perché la mia mente si deteriorava dalla voglia di capire cosa stesse succedendo. Poco dopo, mi sentii di nuovo pesante ed ecco che ripresi a cadere verso il basso fino a schiantarmi contro il pullman.

Aprii gli occhi spaventata, tremavo dal freddo e avevo la fronte scrosciante di sudore. Clara mi guardava curiosa.

-"Ehi... ti senti bene? Hai preso ad agitarti nel sonno e non sapevo cosa fare... comunque la pioggia ha smesso. Siamo quasi arrivati ora che il fango si è spostato dalla strada."- mi disse.

-"Quanto tempo è che dormo?"- chiesi affannosamente. 

-"Uhm, vediamo, saranno tre orette circa?"- Non ne fui così sorpresa. Anche se mi parve solo un quarto d'ora, anche l'altro sognò durò una notte intera. Non capivo come fosse possibile ricordarmi quelle cose ed ero ancora più stanca dopo un sogno come quello, anche dopo essermi appena svegliata. Arrivammo in paese e il pullman parcheggiò.

-"Beh, io rimango a bordo e tornò in città! Purtroppo è tardi! Questa pioggia mi ha fatto perdere tutto il pomeriggio. Ci vediamo domani a scuola!"- mi salutò Clara.

-"Certo, a domani."- le risposi ancora intontita. 

Arrivai a casa e mi feci una doccia calda per smaltire lo spavento. Mentre il vapore mi calmava lo spirito e gli odori mi inebriavano l'anima, la mia quiete si interruppe quando sentii dei rumori provenienti dal salotto...

Scostai lentamente le tende della doccia, per non fare rumore. Mi misi l'accappatoio e presi un vaso in mano. A passo felino mi avvicinai alla porta, spegnendo le luci. Aprendola lentamente diedi un'occhiata nel salotto. La luce era accesa. Il respiro si fece affannoso e decisi di andare a controllare. Sentii dei rumori provenienti dalla cucina. Mi avvicinai di soppiatto e mentre il cuore stava per schizzarmi via dal petto una donna con lunghi e bellissimi capelli neri e con due occhi di ghiaccio era ai fornelli.

-"Ciao Marta!"- disse mia madre.

Il tempo che non riavremo indietroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora