Sono le tre di mattina ed è l'ennesima mattina in cui mi sveglio di soprassalto a causa di un incubo. Non è un incubo qualsiasi, è sempre lo stesso che si ripete. Continuo a sognare il corpo scheletrico, freddo e bianco di Jack disteso nel suo letto. Sul volto ha un espressione angelica, come se stesse semplicemente dormendo e sognando di un posto lontano da tutti i problemi che lo perseguitano qui. Solo che Jack non si sveglierà mai da questo ipotetico sogno idilliaco, è morto. La siringa in parte a lui non lascia dubbio alcuno, grido a squarciagola e lo strattono più volte ma non c'è niente da fare, poi mi sveglio. Sono sudata e ho il cuore che batte a mille, accendo la luce perché il buio mi spaventa a morte. Guardo l'orologio con disappunto e dopo aver preso una sigaretta, con l'accendino ed il posacenere mi siedo vicino alla finestra della mia stanza per tentare di tranquillizzarmi.
Questa è la mia routine notturna da più o meno sei mesi. Non succede tutte le notti ma quasi, è una tortura ma la sopporto con amarezza perché è quello che mi merito dopo aver lasciato Jack da solo e in quelle condizioni. E' quello che mi merito dopo aver fatto le valigie, chiamato il 911 ed essere scappata come una codarda. Questo però non è accaduto un sogno, è la dura realtà.
Dopo aver finito la sigaretta mi metto a leggere o a scrivere, anche se di solito prediligo la lettura. La mia scelta ricade sempre su "Il Giovane Holden" di J.D. Salinger dato che è il mio libro preferito da tanti anni ormai. Mi rivedo nella storia, un ragazzo disadattato che viene ignorato dai genitori e che abbandona il posto in cui vive per trasferirsi a New York. Fatta eccezione per il fatto che io sono una ragazza, ovvio.Alle sette di mattina comincio a vestirmi, a truccarmi e a mettermi all'opera per preparare la mia abbondante colazione. Mentre tento di riscaldare del caffè freddo preparato il giorno prima sento il cellulare squillare dalla mia stanza. Mi allontano correndo verso il mio letto e mi metto a rovistare tra le mie lenzuola fin quando non trovo quell'aggeggio infernale che suonava ormai da dieci minuti buoni. Sorrido e roteo gli occhi all'insù.
- Hey there Delilah, what's it like in New York City? I'm a thousand miles... -
- Ah-ah. Molto divertente D, sul serio. Come stai? Fai ancora quegli incubi da brivido? -
Delilah Richardson è la persona più dolce e premurosa sulla faccia della terra, ed è anche la mia migliore amica. Abbiamo caratteri completamente diversi ma ci completiamo ed è questo l'importante.
- No, te l'ho detto mi sta passando ormai. Come mai mi chiami? -Taglio corto e mento con nonchalance, non voglio che Delilah si preoccupi troppo, alla fine sono solamente dei sogni.
- Stasera stacco alle dieci e mia sorella non deve presenziare a nessuna stupida festa quindi noi siamo libere. Jam session? -
Ci penso per un attimo e poi annuisco e ci diamo appuntamento fuori dallo studio di registrazione in cui lavoro. Solitamente faccio il turno di notte e sono incaricata di chiudere tutto, quindi quando capita dalle ventitré alle due proviamo nella sala di incisione. Non saremmo autorizzate ma il mio capo non deve necessariamente venirlo a sapere.
Io, Delilah, sua sorella Sunshine e un'altra ragazza di nome Meredith suoniamo insieme da almeno un annetto e ci chiamiamo Hot Neon Pink Drama. Il nome l'abbiamo lasciato scegliere alla più piccola di noi, ovvero Sunshine, che dichiara di averlo pensato nel momento esatto in cui stava finendo un test di biologia. Sua sorella Delilah lavora da Starbucks, Meredith frequenta la facoltà di storia dell'arte alla New York University, io lavoro in uno studio di registrazione come operator mixer mentre Sunshine è all'ultimo anno di liceo.
Proveniamo tutte da background diversi ed abbiamo personalità differenti ma quando si tratta di musica abbiamo le idee piuttosto chiare e simili.
Mando un messaggio a Meredith chiedendole se sarebbe stata libera quella sera, ricevendo dopo pochi minuti una risposta affermativa. Dopo una tazza di caffè e due uova strapazzate, esco dalla porta del mio piccolo appartamento e soddisfatta dei piani per la giornata mi immergo nel traffico di New York City per arrivare nel cuore pulsante della città, proprio dove si trovava l'Explode Studio, uno degli studi di registrazione più quotati della contea. Appena varco la soglia sento una voce familiare da dietro che mi chiama, così mi giro per scoprire di chi si tratta. L'uomo che stava venendo verso di me è Joe, un musicista trentottenne originario di Brooklyn il cui padre era proprietario di chissà quale famosa multinazionale. Appena finito il liceo ha deciso di aprire questo studio e ci lavora sin da allora, è stato lui che ha visto in me qualcosa di speciale e di diverso dagli altri e che di conseguenza mi ha assunto.
- D! Tutto bene? Oggi e domani siamo pieni di gente però tutto sommato sono tutti bravi e seri. Stamattina incomincia dalla sala 2 e poi magari dopo pranzo ti sposti nella 1, che ne dici? -
Mentre parla sorseggia un drink di Starbucks appena comprato e cammina frettolosamente al mio fianco mentre varchiamo la soglia dello studio.
- Ai suoi ordini boss. -
Gli rispondo mentre io proseguo e lui si ferma all'entrata a parlare con la sua segretaria.
Arrivo nella sala 2 dove avrei passato il resto della mattinata e mi siedo davanti al pianoforte fino a quando non sento dei passi dietro di me. Una band era in arrivo, ecco che così la mia giornata lavorativa sarebbe ufficialmente iniziata, anche se io con la testa ero già a stasera.
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Hot Neon Pink Drama.
Fanfiction"Io, Delilah, sua sorella Sunshine e un'altra ragazza di nome Meredith suoniamo insieme da almeno un annetto e ci chiamiamo Hot Neon Pink Drama. "