Introduzione

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Abbiamo iniziato a fumare i cannoni a 14 anni, a farci le pasticche a 15, a pippare la bamba a 16. Lo facevamo perché volevamo vedere oltre al mondo terrestre, volevamo innalzarci ad un piano superiore, escluderci dalla massa, andando a formare la nostra cerchia di privilegiati.
Di tutte le compagnie di amici con cui mi sia mai frequentato, la droga era l'unico denominatore comune, si pensava a quello e a nient'altro: non importava nulla se venivamo bocciati a scuola, o schedati ancora prima della maggiore età; l'unica cosa che contasse era sballarsi a più non posso, mandare il cervello in tilt, e non capire un cazzo di quella penosa e orrida realtà attorno a noi.
Forse era la deludente e monotona vita di provincia che ci faceva agire in quel modo, o almeno così dissero gli innumerevoli strizzacervelli presso cui fui mandato dai miei genitori. Sì perché secondo mio padre e mia madre ero io il problema, ero io la pecora nera da allontanare dalla famiglia quanto più possibile per non far ricondurre il mio nome al loro. Ero io l'idiota che passava le giornate a drogarsi e trombare con le prime ragazze facili; non era invece colpa della società moderna che mi forzava ad usare tale via di fuga per scappare da tutti quegli obblighi e doveri che prima o poi avrei dovuto svolgere con l'amaro in bocca, finendo a vivere una vita piena di rimpianti esattamente come tutte le altre persone grigie e incolori che popolavano le strade del mio paese.
Io non ero fatto per vivere così, non volevo che la mia vita si riducesse a un tale schifo, non volevo diventare un uomo freddo e distaccato come mio padre, dedito solo al lavoro e alle scappatelle con la sua segretaria.
Fu per questo e svariati altri motivi, che spiegherò strada facendo, che decisi di fare le valigie e partire, lasciare quella triste realtà di provincia per trovare qualcosa in più, e soprattutto per poter continuare a drogarmi liberamente senza che nessuno mi rompesse le palle.
Non vi era cosa più bella del potermi calare qualsiasi sostanza esistente, accompagnata dalla musica di un Rave e da una bella ragazza con cui scopare.
Col tempo mi convinsi di essere io dalla parte giusta, di essere io quello libero dalle catene, mentre invece erano gli altri i drogati veri: drogati di scuola, drogati di lavoro, drogati di televisione, drogati di sport, drogati di qualsiasi cosa esistente purchè fosse legale.
Provavo ormai disgusto per la cosiddetta gente "normale"; non li reputavo minimamente al mio livello, erano solo delle inanimate marionette di gente più potente che li usava per i loro subdoli scopi.
Ma io fortunatamente mi ero liberato da tale fardello, andando a diventare l'unico vero pilota della mia vita. Per quanto gli altri da fuori mi additassero come tossico, io da dentro mi ritenevo al contrario un eletto, capace di guardare al di là del muro che questi personaggi avevano davanti agli occhi.
Ero sicuro al 100% che la mia vita sarebbe continuata per sempre su questo filone, sicuro che nulla mai sarebbe cambiato. Ne ero sicuro fino a quella notte...

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