tredici

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B: ti passo a prendere alle sette, mangiamo qualcosa e poi andiamo alla festa.

F: non mangiamo là?

B: no zio, là si beve e balla, fratello.

F: andata.

Avevo circa un oretta per prepararmi, così decisi di mettermi un completo elegante. Giacca e cravatta, ma non la solita, quella nera e monotona. Decisi di mettermi una camicia bianca, e sopra avrei messo una giacca che avevo trovato in un negozio lì vicino, leopardata, mentre l'altra metà del completo (i pantaloni) sarebbe stato nero.

Impiegai una buona mezz'ora dentro al bagno, nel scegliere un buon profumo per la serata. Mi rasai quei pochi peli che avevo nella punta del mento, applicando il dopobarba. Anche se non avevo molta barba, rasarmi il viso mi faceva sentire uomo.

Mentre mi stavo lavando i denti, qualcuno suonò al mio campanello.

"Arrivo!" gridai, mentre mi sciacquai la bocca e mi asciugai il viso. Mi guardai un attimo allo specchio, controllando l'ansia, e passai una mano nel mio ciuffo, sistemandolo.

Corsi di sotto e velocemente aprì la porta. Quello che avevo davanti non me lo aspettavo. "Cosa?!"esclamai.

"Davvero?" disse Benjamin, guardando il suo vestito.

"Siamo vestiti uguali!" esclamai, scoppiando a ridere. Che cosa divertente, io e Benjamin avevamo la stessa giacca e completo. L'unica cosa diversa era la cravatta e l'acconciatura dei capelli.

"Per fortuna che non abbiamo la stessa cravatta," commentò lui, sistemando la mia. Subito, mi venne un colpo e la mia risata svanì.

"Già," dissi. Gli feci spazio, per farlo entrare nella casa. "Che hai portato da mangiare?" chiesi, notando una sportina nella sua mano.

"Cinese, il solito," rispose, appoggiando la sportina sul tavolo. Ci sediamo uno di fronte all'altro, prendendo da un unico piatto il cibo.

"Allora, che mi racconti?" mi chiese.

"Taylor mi ha presentato la sua famiglia," replicai. Lui alzò le sopracciglia insieme al bicchiere di vino che aveva in mano.

"Wow! Il prossimo passo qual'è? Vivere insieme?"

"Ben, dai, stiamo insieme da soli sei mesi.." giustificai, distogliendo lo sguardo.

"Se lo dici tu," fortunatamente, il capitolo 'Taylor' della mia vita non fu più aperto per tutta la serata, finché non ci alzammo dalle nostre sedie. Ci dirigiamo verso l'auto e prima di entrare, mi chiede. "Pronto?"

"Prontissimo," risposi con un grande sorriso.
"Bene, perché una grande festa ci aspetta,"

******

Le grida che provenivano dalla casa non mi aiutavano affatto con il mio mal di testa. Avevo bevuto troppo, ero ubriaco, e non ragionavo più. Avevo lasciato Benjamin di sotto con i suoi amici, e io mi ero ritirato nella camera da letto per gli ospiti. Se Benjamin aveva bisogno di me, mi avrebbe cercato.

Erano passate due ore dall'inizio della festa, e già volevo andare a casa. Non ne ero un grande fan, ma per Benjamin farei di tutto, anche donare un organo se è necessario. Controllai l'orologio del mio cellulare, e notai che non avevo nessun messaggio ed erano le due di notte, o di mattina. Ero troppo ubriaco per fare distinzione tra le due cose.

Mi girava la testa, e proprio quando credetti che mi sarei addormentato, qualcuno bussò alla porta. "Chi diavolo è?" esclamai, con la voce di un ubriacone.

La porta scricchiolò, aprendosi, e il viso familiare di Benjamin spuntò dietro essa. "Tutto bene?" mi chiese, vedendo in che stato ero. Cercai di alzarmi, e traballando cercai di raggiungerlo, ma inciampai su qualcosa e quasi stavo per cadere, ma delle braccia possenti mi riuscirono a catturare in tempo. "Ti ho preso," mormorò il moro nei miei capelli.

"Ben, profumi molto, sai?" quello che dicevo non aveva un senso, ero troppo ubriaco e non sapevo nemmeno per quale motivo avevo bevuto così tanto quella sera.

"Perché hai bevuto così tanto, Fede? Che ti salta in mente?" mi chiese, ma semplicemente non avevo risposte.

"Non lo so," risposi.

"Sai dove ti trovi?"

"Non lo so," ripetei, questa volta con un tono più sonnolento.

"Sai almeno chi sei? O chi sono?" chiese speranzoso.

"Io sono Fede e tu sei Benjamin, il mio principe azzurro,"

"Sei ubriaco," ribattè, stendendomi nel letto.

"Non è vero, io sono Fede,"

Sospirando, cercò di sistemarmi nel letto, ma io afferrai in tempo la sua cravatta e lo avvicinai al mio viso.

"Che fai?" sospirò, mettendo una mano da ogni lato della mia faccia.

Io non risposi alla domanda, e gli fissai le labbra per qualche momento, prima di fiondare le mie sulle sue, deciso e spinto. Lui ricambiò il bacio, e rilasciò un piccolo suono, come un miscuglio tra un sospiro e un gemito. Gli presi il viso tra le mani, e lui si stese con cautela sopra di me. Non avevo mai perso così tanto una mano fra capelli così morbidi. Legai le mie gambe attorno ai suoi fianchi, portandolo più vicino a me.

"Fede, non sai cosa stai facendo," disse lui, staccandosi con forza dalle mie labbra. Io lo guardai con occhi persi, ma con decisione affermai, "Forse sì, o forse no, ma so che quello che voglio, e quello sei tu,"

owner of a lonely heart→cuori solitari; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora