Ciocche Azzurre E Lacrime Rosse Oro

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Era una normale giornata ad Hogwarts: gli studenti non seguivano le lezioni, gli uccellini cinguettavano e il Platano Picchiatore li stordiva. Teddy Lupin, Tassorosso del primo anno, stava tornando alla sua Sala Comune insieme ai suoi compagni di corso, con cui stava iniziando finalmente a legare. Dico finalmente perché erano passati ormai tre mesi dall'inizio della scuola, e lui solo qualche giorno prima aveva smesso di tenere il broncio per essere capitato nella casa di Tassorosso; non era per quello che tutti pensavano, ovvero che si vergognasse di essere nella casa dei bonaccioni tontoloni ingenui fifoni -cosa non vera, aveva constatato-, anche perché dopo la Battaglia di Hogwarts tutte le battute di cattivo gusto sulle case erano finite, tutti avevano combattuto contro Voldemort con onore e coraggio. Teddy non aveva nulla contro i Tassorosso, davvero, anche perché sia suo nonno che sua madre, da quello che gli avevano raccontato Nonna Andromeda e Harry, erano due persone davvero magnifiche, aveva una grande stima nei loro confronti e diceva con orgoglio di essere imbranato e pasticcione come sua madre. "Geni Tonks non mentono" diceva sempre Molly Weasley quando il ragazzo inciampava o pestava la coda al vecchio Grattastinchi. Ma se Teddy aveva una grande stima nei confronti del nonno e della madre, ancora più grande era quella nei confronti di suo padre. Il suo papà, di cui non aveva altro che foto, vecchie cose di sua appartenenza e i ricordi che aveva lasciato per lui in tante fialette -il suo tesoro più prezioso- di cui non ricordava niente, perché era andato a combattere quando lui aveva due settimane, era il suo idolo, il suo modello. Una volta era andato a Grimmauld Place insieme al padrino per vedere cosa c'era negli armadi, nelle camere e in soffitta e, nella camera di Sirius, altro suo idolo (i Malandrini erano i suoi mentori), avevano trovato dei vecchi annuari datati 1971-72 e 1977-78, il primo e l'ultimo anno dei loro genitori, e degli album fotografici del 1980 e 1981. Insieme alla scatola dei ricordi del padre, quelle fotografie erano la cosa a cui più teneva in assoluto, anche se aveva dovuto condividere il bottino con Harry. Guardando le foto di Remus, senza neanche farlo apposta, era diventato ancora più simile a lui; non che prima non lo fosse, gli occhi ambrati e i capelli color miele che aveva ereditato non li cambiava mai, se non quando aveva sbalzi d'umore, ed aveva la stessa corporatura del suo papà, che, come aveva visto nelle foto, era magrissimo e un po' basso nei primi anni ad Hogwarts, per poi superare James in altezza all'ultimo anno. Ora, lui non era magrissimo, ciononostante Nonna Andromeda e Molly cercavano di farlo mangiare il più possibile nonostante sapessero che per costituzione era fatto così, ma era anche vero che suo padre era quello che era, e una condizione della Licantropia, soprattutto in età tra i sei e i sedici anni, era la corporatura fragile e l'aria da salute cagionevole. Teddy per la sua età era abbastanza alto, anche se alcuni suoi compagni lo superavano, forse un po' magro, ma per il resto era nella norma. Portava i capelli arruffati e mielati, identici a quelli del padre, il viso a forma di cuore e gli occhi, che incantavano tutti da quando era piccolo, color ambra. Aveva conosciuto il suo nonno paterno, Lyall, e quello era scoppiato a piangere nel vederlo così simile a suo figlio. E lo chiamava solo con il suo secondo nome, Remus.

<Lupin, vuole seguirmi nel mio ufficio?> A Ted quasi venne un colpo quando la professoressa Mc Granitt gli si parò davanti, la solita aria severa e lo stretto chignon che raccoglieva i capelli ormai grigi in una forma precisa. Da dove era saltata fuori?

<Professoressa, se è per il molliccio sotto il suo letto la prego, non spedisca una lettera a mia nonna, farò tutto quello che vuole!>

<Lei cosa ha fatto?!>

<Oh, ehm, nulla, nulla...stavo scherzando. Se non sono nei guai, perché mi vuole nel suo ufficio?>

La donna si guardò intorno con aria circospetta e sospettosa, per poi dire <Non qui. Mi segua.>

Teddy seguì la professoressa per tutto il castello, fino a quando lei non aprì una porta e lo fece entrare per primo. Senza neanche girarsi, il ragazzino chiese, sulle spine: <Allora? Ho combinato qualcosa di sbagliato? Lo dica al mio padrino, è lui che mi ha sotto custodia! A tutti, lo dica pure a tutti ma la prego, non lo dica a mia nonna! Lei non sa di cosa è capace...>

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