Ti dicevo che non mi basti.
Annusavo te, la tua pelle, i tuoi vestiti e ti ripetevo che non mi basti mai. Annusavo? Ma ché, sniffavo. "Fatti sniffare", - ti chiedevo.
Tu ti cullavi nella mia adorazione, ridevi con finto imbarazzo, chiedevi se è il tuo odore che mi piace, o se è il profumo dei vestiti. Ti rispondevo "Tutto", buttando fuori l'aria, per poi riempirmi di nuovo i polmoni, con il naso premuto sul tuo collo.
Non mi bastavi, le ore che passavo vicino a te sembravano minuti. Le contavo prima di uscire, pensavo "Oggi stiamo insieme 6 ore!". Schiacciavo sull'acceleratore, cercavo di ingannare il mio navigatore. Ogni volta che l'ora di arrivo cambiava sullo schermo, sorridevo. Era importante arrivare anche solo un minuto prima. Fondamentale. Un minuto poteva significare un sacco di cose: due baci belli lunghi, ad esempio. O circa 40 parole in più. Oppure cinque sguardi intensi e 15 sorrisi giganti. E se ero particolarmente fortunata, un po' di tutto insieme. Immagina in 6 ore! Quanti baci, quanti sguardi, quanti odori potevo prendermi! Invece poi passavano, e sempre troppo in fretta. Contavo un numero infinito di sorrisi, ma ogni volta che andavo via mi rendevo conto che non è stato sufficiente. Il tuo odore mi rimaneva addosso, ma mai troppo. Avevo paura di annusarne troppo, paura di consumarlo in fretta, di non averne più fino al prossimo incontro.
Mi chiedi se era amore, ma io non lo so. Si cerca sempre di dare un nome a cose astratte, ed è così sbagliato. Si prende un'emozione e la si chiude dentro una gabbia. Non si può spiegare il profumo dei fiori, la vista del mare al tramonto, il silenzio della neve che cade. Non si può spiegare il tuo odore, il tuo sorriso, il tuo tocco.
Mi chiedi ora perché sembro spesso arrabbiata e distante. Lo sono perché è tutto svanito, ma a me manca ancora.