"Eravamo le persone giuste al momento sbagliato. "
Sono le quattro di pomeriggio di un venerdì qualunque, un venerdì come un altro, dove io sono sola, vuota, dove il sentirmi inutile è diventato un sentimento costante, dove manca la tua voce, le tue noti vocali da quasi un minuto, dove mi confessi di quanto io possa mancarti a meno di 100 chilometri di distanza. Eppure, anche se non è ora, mi mancano i nostri obbligo o verità, dove quasi erano tutte verità, così curiosi di conoscerci meglio, di sapere ogni pensiero che ci passava per la testa, dove parlavamo solo di settembre, di quei baci che sarebbero esistiti, dove l'idea del tuo odore mischiato al mio mi faceva quasi impazzire. E penso che mi manchi, si, mi manchi tu Marco, ma non posso chiederti di restare, non posso chiederti di continuare ad esserci nella mia vita, ne ad amarmi, pensarmi, volermi. Non sono nella posizione di chiederti nulla, tanto meno il cuore, cosa che desidero più di una pizza a dieta da mesi, cosa che desidero da pazzi. Non posso chiederti di vederci, ora, domani, ogni giorno, di chiederti di dormire insieme a me, di permettermi di guardarti dormire, di sentirti respirare costantemente durante la notte o di farmi addormentare accarezzandomi i capelli. E Dio, quanto vorrei essere egoista, chiederti di sfidare tua madre, per me, per questo amore che sarebbe stato immenso, se solo fosse nato, se solo non avessero messo naso in cose nostre, in cose così pure, sincere, vere, che nessuno apparte noi potrebbe capire e comprendere.