Questo è un mio tema scolastico. Ho voluto pubblicarlo perché ci ho messo il mio cuore qui dentro. Spero vi piaccia.
Dalla finestra di un edificio si vede un signore. Abbassando lo sguardo si vede che ha le braccia incrociate, immobili. Ha una camicia di forza. Se ne sta sempre lì, affacciato alla finestra con lo sguardo cupo, uno sguardo da prigioniero, prigioniero della libertà.
Ecco, io sono come quel signore. La mia camicia di forza è questa casa che non mi lascia libera di andare, di scappare, di vivere. Come un bruco chiuso nel suo bozzolo, impaziente di uscire e volare via libero. Quanto mi piacerebbe essere quella farfalla. Anche in un solo giorno volerei lontano, dove nessuno mai verrebbe a cercarmi. Peccato che non sia possibile.
La mattina dopo mi sveglio e mi ritrovo in una stanza vuota, c'è solo una porta. Sono sdraiata a terra, sono sola. Non c'è niente intorno a me, niente. Adesso che sono qui la voglia di scappare è più forte di me e contemporaneamente sono confusa, così mi alzo in piedi e vado verso la porta. La apro e mi ritrovo davanti un'immensa distesa di campagna. E, in quel momento, mi assale quel senso di libertà, mi metto a correre, pur non sapendo dove andare. Sicuramente il più lontano possibile da qui, ma adesso non mi importa dove vado, ho bisogno di correre, di sentirmi libera. Solo dopo mi rendo conto che mi sto lasciando trasportare dal vento, che da quel momento in poi sarebbe diventato il mio migliore amico ed ero sicura che non mi avrebbe mai abbandonata. Mi sento leggera e contemporaneamente forte, invincibile contro tutto, ma soprattutto mi sento libera. Mai nella mia vita ho provato una sensazione più forte di questa. Finalmente sono libera di vivere la mia vita a modo mio. Continuo a correre e intravedo davanti a me un'altra porta. Sempre più confusa, afferro la maniglia e, con decisione, la giro. Mi ritrovo in una stanza buia. C'è solo una piccola luce che proviene da un mobiletto messo nell'angolo. Mi avvicino e vedo che c'è una fotografia della mia famiglia con accanto un lettore MP3 con delle cuffie. Accendo il lettore MP3 e do un'occhiata alla playlist. Vedo che ci sono tutte le mie canzoni preferite. Faccio partire una canzone e vedo proiettato sulla parete un ricordo legato a quella canzone. Ci sono io insieme alla mia famiglia con una torta davanti a noi. Ricordo che era il mio compleanno e in quel giorno mio padre mi dedicò proprio quella canzone, che da quel giorno in poi sarebbe diventata la nostra canzone. Mi vengono le lacrime agli occhi. Inizio a sentire nostalgia di casa e della mia famiglia. Incomincio a pensare che lì, insieme a loro, mi sentivo, in un certo senso, più libera rispetto ad adesso, e sicuramente più felice. Mentre mi asciugo le lacrime, vedo apparire un'altra porta sulla parete e il ricordo scompare. Vedendo tutte queste porte mi sto sentendo sempre più chiusa e prigioniera. Apro anche questa, con molta cautela, e arrivo in uno studio televisivo. Le luci sono spente e non c'è nessuno, o almeno così sembra. Lo studio è enorme ed è bellissimo. Mi accorgo che è uno studio dove registrano un programma televisivo sulla danza, ci sono molti attrezzi e scarpette da danza. Incuriosita, vado verso le scarpette e vedo che c'è un paio di scarpette da danza classica. Le indosso e vado verso il centro della pista e incomincio a ballare. Ed è proprio in quell'istante che, finalmente, sono me stessa. Ho sempre ballato in camera da sola o con mia sorella, ma qui è tutto diverso, sento che questo è il mio posto. Non vorrei mai abbandonare questo studio. Mentre sono immersa nei miei pensieri e nella danza, sento che qualcuno mi prende per i fianchi e mi solleva in aria. Quando poggio i piedi a terra mi volto e non vedo nessuno. Rimango ferma al centro della pista per qualche minuto, girando lentamente su me stessa e analizzando tutti i punti dello studio. Ma non trovo nessuno. Sono più confusa di prima. Attraverso lo studio e arrivo dall'altra parte della pista. E qui trovo la millesima porta. Ma questa è diversa. È colorata rispetto alle altre che erano tutte bianche. Mi avvicino e, mentre allungo la mano per afferrare la maniglia, la porta svanisce. Con sé svanisce anche tutta la parete e vedo che tutto lo studio sta svanendo lentamente. Diventa sempre più chiaro fino a scomparire del tutto. Chiudo gli occhi per un minuto e quando li riapro mi trovo nella mia stanza, ma non è come l'ultima volta che l'ho lasciata. È incolore. L'unica cosa colorata nella stanza sono io. La porta della mia camera è la stessa della stanza buia in cui mi sono risvegliata. La stanza è piena di scatole e tutte le mie cose sono all'interno delle scatole. Sento bussare alla porta ed entra mia madre. Si avvicina a me, mi mette un braccio intorno alle spalle e dice che è ora di andare. Andare? Andare dove? Stiamo traslocando? Guardo tutte le scatole con maggiore attenzione e credo che la risposta è si.. Non voglio lasciare questo casa. Ci sono tantissimi ricordi qui, ho passato momenti bellissimi e che rimarranno sempre nel mio cuore. Mia madre mi da un bacio sulla fronte e mi lascia da sola in camera. Mi siedo sul letto e vedo che le scatole spariscono, i poster sul muro scompaiono, le pareti iniziano a rovinarsi lentamente, quasi come invecchiassero, come se gli anni passassero in secondi. Esco dalla stanza confusa e vedo che nel corridoio e nelle altre stanze sta succedendo la stessa cosa. La casa è stata abbandonata, e io con lei. Mi siedo a terra e abbraccio le ginocchia. Sento le lacrime che scendono sulle mie guance e..
Mi alzo di scatto e mi metto a sedere sul letto. Era solo un sogno. Scendo dal letto e mi guardo intorno. È tutto come prima, è tutto normale. Tutte le porte, le stanze, i ricordi. Era solo un sogno. Scendo in cucina e vedo tutta la mia famiglia riunita per fare colazione. Tutti con il sorriso e vedendo i loro volti sorridenti, sorrido anche io. Per il resto della giornata penso e ripenso al sogno. Capisco che le porte mi portavano in luoghi che rappresentavano i miei sogni, i miei desideri, le mie ambizioni. E capisco che la vera libertà non si ottiene scappando via, ma la libertà si trova anche nelle cose piccole, essendo se stessi. Ma una cosa che non capisco è l'ultima parte del sogno. Poi mi dico che molto spesso, il nostro subconscio ci fa pensare e sognare anche cose che non vorremmo mai.
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Voglio essere LIBERA
Short StoryA volte non riusciamo a controllare le nostre emozioni e i nostri sentimenti. A volte la voglia di fuggire ci domina e non riusciamo a controllarla. Poi ci rendiamo conto che la vera libertà è rappresentata anche dalle cose più semplici.