Capitolo 10

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[STILES'S POV]

Esco dalla scuola e vado a prendere la mia jeep per andare da Scott. Una voce dietro di me mi chiama e io mi giro e mi trovo davanti...Malia.
Da quando l'avevo abbandonata alla festa non ci eravamo più parlati.
Non so che sentimenti provo per lei ma la vedo soprattutto come un'amica, mentre a lei io piaccio davvero...
–Ciao Stiles– sempre seriosa.
–Cosa hai fatto alla faccia?– mi domandò.
–Ah niente di che...la festa sai...Jackson...tu dov'eri?–
–Non ti ricordi? Mi hai abbandonata con quel tuo amico, Isaac, e te ne sei andato a fare baldoria con Scott– mi rimproverò.
–È tutta colpa di quella...– iniziò.
–Di chi, scusa?– dissi con un filo di rabbia nella voce.
Mi guardò negli occhi ma poi distolse lo sguardo in fretta non riuscendo più a sostenere il contatto visivo.
–Buona pomeriggio Stiles– girò i tacchi e se ne andò via infuriata e fu un sollievo per me.

Mi misi alla guida verso il bosco e parcheggai la macchina al suo inizio per poi proseguire a piedi fino alla casa di Derek.
Quando arrivai non c'era ancora nessuno, controllai il telefono ed ero in anticipo di 10 minuti. Mi sedetti ai piedi di un albero con lo sguardo rivolto a casa Hale, ormai distrutta. Le avevano dato fuoco quando Derek era solo un bambino e gli unici a salvarsi sono stati lui e la sorella che se n'era andata a vivere chissà dove. È stato un duro colpo per lui, ma poi ha incontrato Scott. Ed ha incontrato noi.
Inizio a sentire delle voci provenienti dalla casa ma non capisco di chi siano.
Sono basse e profonde e un po' inquietanti...
Mi avvicino alla porta per sentire meglio e poggio l'orecchio sulla tavola di legno marcio e, appena lo faccio, quando la apre, facendola sbattere sul mio naso.
–AHI!– urlo.
Dalla casa esce Scott con una faccia pervasa da un misto di rabbia e preoccupazione.
–Stiles cosa diavolo stai facendo?!– mi urla.
–Niente va', dimmi quello che devi dirmi in fretta prima che mi rompi qualcos'altro– dico massaggiandomi il naso.
–È una cosa complicata...– inizia e poi porta lo sguardo dentro la casa da dove escono due figure.
Isaac e Derek.
–E loro due cosa ci fanno qui?– dico rivolto a Scott.
–Centrano anche loro. Ci doveva anche essere Malia ma poi mi ha chiamato e mi ha detto che non viene perchè è arrabbiata con te...–
Ops...
–Comunque, Stiles non crederai a quello che stai per vedere, ma ti prego...fidati di me– mi dice.
–Scott mi fai paura, qualcuno mi dica cosa sta succedendo!– sto urlando.
Isaac e Derek si guardano a vicenda con una faccia preoccupata.
–È una pessima idea– dice Isaac a Scott.
–Concordo– fa eco Derek.
–Zitti voi– li rimproverò Scott.
–Stiles guardami. Dritto negli occhi–
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
Li riaprì lentamente e i suoi occhi non erano più di quel marrone profondo, ma erano stati sostituiti da un giallo brillante con delle venature dorate.
–Wow belle lenti! Le voglio anche io!– dico entusiasta.
Derek sbuffò e Isaac si portò una mano alla fronte.
–Stiles non sono lenti sono i miei occhi!– mi urla contro Scott.
–Scott calmati...è uno scherzo, vero? Perchè se è così non mi piace, per niente– dico facendo una smorfia con la bocca.
–Fategli vedere anche voi– disse agli altri due.
Gli occhi di Isaac presero il colore di quelli di Scott mentre quelli di Derek di un rosso vermiglio.
–Io le voglio come quelle di Derek! Fanno molto...vampiro– dissi sorridendo.
–Perchè ci confondono sempre con quella robaccia per bambini?!– disse Isaac.
–Stiles, non siamo umani capisci?!– urlò il mio migliore amico.
–Mostraglielo– gli disse Derek.
Scott si avvicinò a me, aveva un'espressione malvagia che mi constrinse ad indietreggiare finchè la mia schiena non andò contro il tronco di un albero e lì mi fermai.
Scott rivolse lo sguordo per terra e mio mi chiesi cosa cavolo stesse facendo.
–Scott? Va tutto bene?– gli domandai.
Lui alzò lentamente il volto che...
Era ricoperto di peli lungo le guance, le orecchie erano appuntite come i canini e il naso sembrava più gonfio.
Sollevò anche le mani le cui unghie erano state sostituite da dei lunghi artigli.
Il mio cuore iniziò a battere sempre più velocemente.
–Stiles rallenta i battiti. Non c'è da aver paura– disse lui.
–Cosa sei?– domandai a bassa voce.
–Sono un lupo mannaro–

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